E aggiungerei alla domanda del titolo, cos'è allora una novella? E un romanzo breve?
I nomi, si sa, non sempre corrispondono alle cose e a volte le sovrastano, altre volte ancora sono il tempo e la storia a cambiarne funzione e significato.
Così l'esatto senso in cui intendere parole come romanzo, racconto, novella, romanzo breve può sfuggire o confondersi.
Tuttavia, per chi si avvicina alla scrittura è fondamentale avere ben chiare alcune differenze basilari.
Il romanzo deriva il suo nome dalla prima letteratura medioevale francese, ma quel romanzo lì si può dire che scompaia a partire dal mille, e chi voleva cimentarsi in una narrazione estesa all'epoca preferiva il poema.
Perciò, il romanzo moderno non c'entra nulla con quello delle origini, e per vederne l'alba dobbiamo aspettare almeno Cervantes e Rabelais.
Ciò che dilaga, invece, proprio a partire dal basso medioevo è la novella, tipologia dominata da un genio del quarto secolo, Giovanni Boccaccio.
Una narrazione più breve, spesso a effetto, connotata da morale, anche se una morale non sempre buonista, per fortuna.
I termini racconto e romanzo breve invece sono più recenti: il primo è utilizzato anche in senso generico come sinonimo di narrazione, per questo ha assunto tardi una sua autonomia, il secondo che in apparenza sembra una contraddizione in termini invece ha una sua profonda ragione strutturale.
Ma veniamo alla "ciccia" del post.
La vera domanda è: quali sono le differenze?
Una delle migliori risposte l'ha data Vincenzo Cerami in Consigli a un giovane scrittore, una risposta utile se non altro perché è nello stesso tempo una lezione su come procedere.
Il racconto è connotato da una idea forte, uno shock, un assurdo, un controsenso, un paradosso, la cui singolarità contiene già tutta la forza narrativa necessaria e che perciò non necessita di digressioni, quindi si esaurisce in un arco temporale e in un numero di pagine basso.
Il romanzo, a sua volta, si erige su un'idea debole - e non intende una debolezza qualitativa - spesso priva di elementi provocatori, surreali o di nonsense, basti pensare all'archetipo delle storie d'amore, due persone vogliono stare insieme e ci riescono superando qualche ostacolo, una dinamica narrativa che non contiene in sé stessa alcun fattore "esplosivo".
Ma il romanzo, con la sua idea debole, per svilupparsi ha bisogno di usare il fattore tempo come un personaggio o comunque un elemento determinante, non tanto per la vita dei personaggi e le vicende, ma per l'esperienza del lettore.
Nel romanzo l'uso del tempo è consistente, decisivo, cambiare le coordinate temporali o il meccanismo di presentazione dell'intreccio dissolverebbe completamente l'efficacia della narrazione, mentre nel racconto è l'idea di base a garantirne la forza e l'uso del tempo spesso è soltanto accessorio.
Naturalmente questo uso massiccio del fattore tempo provoca l'aumento delle dimensioni del testo.
Le definizioni però sono fatte per essere messe alla prova dalla realtà, così non sono mancati romanzi costruiti su idee forti, come Se una notte d'inverno un viaggiatore di Calvino.
Quando invece è il racconto a sforare dalla definizione proposta, ecco che abbiamo il cosiddetto romanzo breve, una narrazione poco estesa - proprio in termini di pagine - che però contiene un nocciolo ideativo molto forte, da racconto, trattato tuttavia tramite un uso del tempo determinante, come fa Baricco per esempio in Seta o in Senza sangue.
Ma il tempo, oltre a essere la chiave per distinguere le tipologie narrative, continuerà a modificare le nostre tendenze letterarie e le nostre abitudini di lettura, e anche queste definizioni inevitabilmente cambieranno, nel romanzo della nostra vita.
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