giovedì 16 settembre 2010

Scrivere per modo di dire

Qualche anno fa, lavorando sui generi letterari, proposi ad alcuni studenti di utilizzare come testo base un proverbio, poi su questo inventare di volta in volta un nuovo testo cambiando stile, e io stesso per dare il buon esempio ne utilizzai uno, tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino, frase dalla quale produssi una lettera, un articolo di giornale, un diario di bordo, un racconto poliziesco e un testo regolativo.

Naturalmente, tra la linea narrativa che veniva fuori nei miei testi e in quelli degli studenti, e l'aneddoto originale alla base dei motti e delle frasi proverbiali scelte non c'era alcun nesso.

Eppure, i modi di dire contengono un piccolo candelotto di dinamite narrativa che aspetta soltanto di essere innescato per esplodere in un racconto.

Questo tipo di storie viene in genere chiamato racconto etimologico, nel quale l'autore narra una piccola storia che giustificherebbe l'affermarsi di un modo di dire, di un proverbio, persino di una parola.


La maggior parte delle vere etimologie è davvero frutto di storie, e dietro ogni parola si nasconde un aneddoto che ne giustifica l'origine e l'utilizzo.

Tanto per restare in ambito artistico, molti sanno che la parola talento corrisponde un tipo di moneta molto preziosa nell'antichità, quindi possedere talento equivale a possedere una ricchezza.

In realtà la storia è molto più antica, il talento era una bilancia, poi passò a indicare il peso più gravoso, poi quando bisognava confrontare i pesi delle varie monete questa parola viene utilizzata per la moneta più pesante.

Ma molte etimologie rasentano l'inverosimile, quando non sono smaccatamente false, non solo perché alla gente piace inventare storie, ma anche perché l'etimologia dà vita a fenomeni di produzione linguistica: gli americani hanno potuto inventare il termine cheeseburger grazie al fatto che la prima parte della parola hamburger, ossia ham, corrisponde alla carne, e quindi hanno sostituito la carne col formaggio, ma in realtà l'hamburger arriva dall'Europa, e cioè da Amburgo!

Invece nel racconto etimologico - quello letterario - non c'è nessuna correttezza scientifica, l'etimologia è assolutamente inventata e l'obiettivo è divertire il lettore.

Lo fa benissimo, per esempio, Bianca Pitzorno in Parlare a vanvera (Mondadori 2006), raccolta di racconti etimologici su alcuni diffusi modi di dire.

Memorabile quello relativo a fare orecchie da mercante, nel quale un orafo che fabbrica orecchie di metallo si lascia prendere così tanto dal suo redditizio lavoro al punto da non ascoltare più le richieste di moglie e figli, proprio perché tutto preso dal "fare orecchie da mercante".

Anche tu puoi provare a scrivere un testo etimologico:

  • scegli un proverbio o un modo di dire che ti intriga
  • stabilisci il genere letterario del tuo testo
  • usa i nomi e i verbi contenuti nella frase scelta come traccia per stimolare la tua fantasia e inventare rispettivamente personaggi e azioni
  • nel finale, concentrati sul modo in cui l'aneddoto, passando di bocca in bocca, si trasforma in un modo di dire
Buon divertimento!

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