domenica 13 maggio 2012

Sbagliando s'impara... a scrivere: c'era una volta

Secondo post sugli sbagli che insegnano a scrivere meglio, tratti da tutto il lavoro di supervisione ed editing fatto agli studenti dei miei corsi (se sei uno di loro non preoccuparti, conserverò l'anonimato).

Spero che questa seria possa aiutarti a migliorare la tua scrittura, prima che qualcun altro - magari un editore - ti sottolinei queste sbavature.

Hai presente l'inizio principe di tutte le storie?


Proprio lui, il mitico c'era una volta.

Ebbene, nonostante la tarda età, è duro a morire, e parecchi scrittori continuano ad abusarne nelle loro narrazioni e descrizioni, perché grazie alla particella pronominale ci riescono a dire facilmente quello che si sono prefissi.

Come tutte le cose, l'uso eccessivo del ci e delle sue combinazioni c'era, c'erano, c'è, ci sono e così via diventa una soluzione di comodo, monotona e soprattutto limitativa: sforzandoti infatti di trovare strade alternative, potrai scoprire meravigliosi modi per descrivere e raccontare.

Intanto,  il c'è e le sue declinazioni finiscono per uniformare tutto ciò che segue.

Se io dico che c'era un sorriso sul suo volto e che ci sono sette soldati con le divise bucate, mi sono giocato la possibilità di dire che magari quel sorriso lampeggiava e che i soldati sostenevano a malapena le loro divise bucate.

Se uso la particella ci mi perdo sempre un prezioso pezzo di narrazione o di descrizione, una possibilità di arricchire il mio racconto.

  • C'era una brutta cicatrice sullo zigomo di quell'oste.
  • Quando il vigile lasciò andare il fischietto, si accorse che c' era una chiazza maleodorante tra i due bottoni della divisa e guardò per istinto verso l'alto.
  • Ricordati che ci sono sempre diversi modi di scrivere una frase.


Proviamo adesso a eliminare il c'era e il ci sono e a far emergere il soggetto del verbo essere come parte attiva dell'immagine:

  • Una brutta cicatrice zigzagava sullo zigomo di quell'oste.
  • Quando il vigile lasciò andare il fischietto, fece una smorfia: una chiazza maleodorante decorava lo spazio tra i due bottoni della divisa e guardò per istinto verso l'alto.
  • Ricordati che puoi usare sempre diversi modi di scrivere una frase.


Nel primo caso, l'immagine prende vita, si muove; nel secondo, la descrizione assume una sfumatura ironica; nel terzo, il potere incoraggiante della frase aumenta.

Quando ci sforziamo di rinunciare al ci, quasi sempre troviamo verbi capaci di dipingere le immagini, per costruire frasi più efficaci.

Sicuramente ci viene naturale usare c'è, c'era e ci sono, ma ricordati che la scrittura è artificiale, ossia è frutto di un lavoro da parte di chi la esercita.

Come ogni regola, anche questa va tenuta in considerazione senza alcun obbligo: non escludo che in certi casi il c'è e le sue varianti vadano meglio, magari per conservare fluidità.

L'importante è esserne consapevoli e scegliere con cognizione.

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