Nel post di venerdì scorso abbiamo visto Come tenere il lettore sulla corda della suspense grazie alle domande e ai dubbi sul destino dei protagonisti.
Oggi vediamo in concreto e con maggiori dettagli come applicare questa strategia, per rendere ancor più avvincente il racconto.
Fai affezionare il lettore
A prima vista, applicare suspense con il dubbio non sembra difficile.
Basta pensare, che so, a una storia avventurosa, con un poliziotto, o un investigatore, o qualcuno che si trova a incarnarne il ruolo, anche suo malgrado, che è sempre sull'orlo di uno scontro decisivo con il suo nemico storico o il suo avversario occasionale o qualche malfattore che l'ha scambiato per qualcun altro.
I personaggi si muovono, l'uno alla ricerca dell'altro e l'altro che sfugge al primo, cambiando zona, se non addirittura paese.
Ogni avvicinamento e ogni possibile incontro-scontro tra i due fa sorgere il dubbio ce la farà a battere il nemico e a salvarsi?
Tutto giusto.
Ma perché dovrebbe importarmi di quel personaggio?
E se mi fosse profondamente antipatico?
E se non sopportassi la sua boria, la sua aria da saputello, il suo essere tutto appiattito nel ruolo del supereroe?
Questo, tanto per parlare del protagonista.
In realtà, si potrebbe fare lo stesso discorso per l'antagonista: se non è abbastanza ributtante, parteggerò mai per il protagonista.
E lo scenario?
Una cosa è inseguirsi sul Monte Rushmore, come accade a Cary Grant in Intrigo Internazionale, un'altra è disputare col nemico in un paese tranquillo, con qualche pensionato a passeggio, una macchina che passa ogni tre ore e neanche un alito di vento.
Prima di far sorgere il dubbio sul destino del protagonista, dunque, assicurati di:
- presentare il personaggio (cerca soprattutto di mostrare e non dire)
- affiancarlo a personaggi di contorno (che possano rivelarsi utili alla causa)
- introdurre il suo avversario (facendolo odiare, ma se non è abbastanza odioso allora è il protagonista a essere troppo simpatico)
Usa la suspense al momento giusto
Se fai emergere il dubbio sul successo del personaggio troppo presto, ti giochi la possibilità di dare la giusta attenzione agli altri personaggi e alle trame secondarie.
Ovviamente, se la suspense arriva troppo tardi, non so quanti lettori se ne potranno accorgere, visto che magari molti si saranno annoiati nell'attesa.
Se la tua storia è lineare, fai in modo che il lettore si chieda se il protagonista riuscirà nel suo intento non prima di un terzo della storia ma non oltre la metà.
Distribuisci equamente vittorie e sconfitte
Una volta stabilito quale rischio corre il protagonista, non devi andare dritto alla fine del racconto per svelare il mistero.
Devi procedere a scosse, dando l'impressione che uno dei due stia finalmente per prevalere sull'altro.
In molte storie poliziesche, l'investigatore quasi subito arresta qualcuno in modo rocambolesco, ma questi puntualmente non è mai il vero colpevole, ma solo un personaggio che voleva approfittare del delitto avvenuto per trarne vantaggio (anch'io nel mio Il gatto imbalsamato ho usato questo stratagemma).
Per ottenere questo effetto, devi avere una trama secondaria che s'intrecci a quella principale, e farci finire dentro il tuo protagonista.
Se la tua storia è abbastanza lunga, ti basterà semplicemente alternare piccoli successi ora da una parte e ora dall'altra, come fa per esempio Manzoni ne I promessi sposi, dove i bravi bloccano il matrimonio, i due tentano di sposarsi in fretta e furia, gli sgherri di Don Rodrigo cercano di rapire la ragazza, padre Cristoforo li aiuta nella fuga, Gertrude però la consegna all'Innominato e così via fino alla fine.
Costruisci la retrospettiva
Visto che prima ho citato il film di Hitchcock, prendo spunto da un'altra sua grande pellicola, Vertigo, a noi noto come La donna che visse due volte.
Nel confronto finale tra James Stewart e la bellezza inarrivabile di Kim Novak, il personaggio rivede tutto ciò che è successo fino a quel momento, comprendendo che cosa realmente è accaduto.
Anche noi ci eravamo cascati e adesso possiamo capire come stanno veramente le cose.
Una strategia di sicuro successo, che ritrovi anche ne Il sesto senso, dove addirittura la domanda iniziale riuscirà lo psicologo ad aiutare il bambino? si ribalta nel suo contrario.
Dopo aver preso a esempio questi due film, mi permetto di ricitare il mio Il gatto imbalsamato: anche lì - come in tutti i polizieschi classici - è la ricostruzione di che cosa sia realmente accaduto, operata dall'investigatore, a creare il colpo di scena.
Cambia idea
Chi studia l'Odissea non ha bisogno di altro, per imparare a narrare.
È una storia che contiene già tutta la letteratura mondiale successiva, e quindi ci torna utile adesso.
Dal momento che Eolo consegna a Ulisse l'otre con i venti, finalmente l'eroe può superare l'ira divina che gli metteva i bastoni tra le ruote, anzi, le onde tra i remi, e costruire la rotta giusta per tornarsene a Itaca.
A questo punto, sia i Feaci che ascoltano da Ulisse la sua storia, sia gli ascoltatori degli aedi dell'epoca, sia noi lettori contemporanei pensiamo che ce l'abbia fatta.
E invece, quei curiosoni dei marinai che fanno?
Aprono l'otre e si scatena una nuova tempesta che ricaccia indietro la nave.
Nota bene come Omero prima dia la quasi certezza del successo di Ulisse e dopo la ritiri, cambiando le carte in tavola.
In ogni buona storia, c'è almeno un momento in cui tutto, ma proprio tutto, lascia pensare che il protagonista abbia raggiunto il suo obiettivo.
Bene.
Quello è il momento di riaprire la storia e inserire un colpo di scena.
Prego, vuol ballare con me?
Tu vuoi costruire suspense, per questo hai stabilito un obiettivo per il tuo personaggio principale, un ostacolo e un conflitto.
In questo modo, fai emergere la famosa domanda ce la farà o non ce la farà?
Ora, non penserai davvero che il lettore legga il tuo racconto perché vuole sapere la risposta.
Nient'affatto: egli vuole che tu gli neghi la risposta per quanto più tempo ti è possibile.
Si potrebbe dire che il lettore misuri la tua bravura in base a quante volte riesci a fargli credere che la storia sia finita e invece la fai ricominciare.
Il lettore legge per il piacere di leggere, non per finire i libri.
Se esistesse, l'ideale sarebbe un libro che non arriva mai alla fine.
Allora, che cos'è che veramente conta?
È come quando un cavaliere invita una dama a ballare.
Il piacere non sta nel fermarsi a tempo con la fine della musica, ma nell'infinità di passeggiate, giravolte, cambi di ritmo, slanci dinamici e dolci rallentamenti, nell'incantevole indecifrabilità degli arabeschi che quei quattro piedi disegneranno.
Scrivere è danzare con il lettore.
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