Grazie a questa semplice domanda, gli scrittori sono capaci di sviluppare le loro storie e concatenare scena dopo scena le loro trame.
Quello che non si sottolinea abbastanza è che per far succedere qualcosa dopo deve accadere qualcosa prima.
Così è facile trovare autori che hanno avuto una grande idea sull'esperienza da far vivere ai propri personaggi, ma che tuttavia si perdono in mille chiacchiere inutili prima di arrivare alla parte interessante della loro storia.
A differenza della vita reale, nei romanzi e nei racconti l'ozio e la noia non sono permessi, a meno che non servano a portare avanti la trama.
Ci sono autori, anche molto rinomati, che commettono questo errore volutamente, al solo scopo di trasformare un piacevole raccontino in un tomo di cinquecento pagine, e che se lo leggano loro!
Il pericolo più grande, dunque, è che nella scena che stai scrivendo non succeda nulla, e il lettore aspetti che accada ciò che deve accadere.
Per evitare questo errore, fai attenzione a:
- routine quotidiane: occasionalmente, soprattutto all'inizio della storia (ma solo se serve a capire il seguito), può essere utile descrivere dettagliatamente che cosa fa di solito il tuo personaggio nella sua giornata-tipo, ma se questo tipo di descrizione è troppo frequente vuol dire che l'autore non conosce abbastanza il personaggio, e lo sta ancora cercando durante la stesura (altro errore madornale, il personaggio si definisce prima di stendere il racconto)
- retroscena: in ogni racconto, gli antefatti sono cruciali, pena la comprensione da parte di chi legge; a volte però gli autori si lasciano prendere la mano, e finiscono per raccontarci di ogni personaggio ciò che è accaduto da anni e anni addietro fino al momento presente, infarcendo queste narrazioni di particolari del tutto irrilevanti, mentre farebbero bene a usare i retroscena solo per fornire le informazioni atte a capire che cosa succederà dopo
- dialoghi: uno scrittore ingenuo potrebbe pensare che un testo zeppo di dialoghi risulti più realistico, perché gli esseri umani parlano; nulla di più sbagliato: il realismo, nell'arte, è sempre artificiale, ricostruito; per questo, un buon dialogo scritto è fatto di poche battute, è stringente, fa emergere subito la questione fondamentale, e - paradossalmente - non lascia spazio a chiacchiere inutili
- monologhi: non è che l'aver avuto Proust e Joyce nella letteratura giustifica il fatto che ogni scrittore debba far monologare i suoi personaggi e spingerli ad ardite riflessioni; non siamo più in un momento di sperimentazione e di rottura, o meglio, possiamo esserlo, ma facendo qualcosa di diverso da ciò che hanno fatto questi due grandi; i monologhi in cui i personaggi estendono a dismisura la meditazione sulla loro condizione spesso non fanno che rallentare il racconto; usali solo se davvero sei capace, con essi, di portare avanti lo sviluppo della trama
- ripetizioni: soprattutto i personaggi di genere, finiscono per fare le stesse cose ripetutamente; del resto, fa parte della loro attività: il poliziotto con le indagini, il medico con le cure, il ladro con il piano per il furto; una volta disegnato il modo di agire del tuo personaggio, non serve ripetere tutte le volte la sequenza dettagliata di operazioni che egli eseguirà, a meno che qualcosa non vada diversamente dal solito
- pause: un'altra cosa che devi assolutamente evitare è descrivere i momenti di ozio o di vuoto dei tuoi personaggi; lo so che nella vita quotidiana ne viviamo tanti, ma non è un motivo sufficiente per raccontarli al lettore; ci interessa sapere come va avanti la storia, non come il personaggio si distacca dalla sua trama; mettere in pausa la vita del tuo eroe dopo un'impresa particolarmente spettacolare è un conto, raccontarci che resta a fissare fuori dalla finestra senza scopo, è un altro conto
Se nelle tue scene ravvisi uno o più di questi fenomeni, intervieni subito chiedendoti se ciò che hai scritto permette di sviluppare il racconto o lo ostacola, e poi agisci di conseguenza!
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