lunedì 4 luglio 2011

Una prima pagina da manuale

Marco Archetti ha da poco pubblicato con Feltrinelli il suo quinto lavoro, Sabato,addio e io, dopo aver buttato un occhio alla prima pagina, ho deciso che avrebbe accompagnato il mio viaggio di questi giorni.

Perché ho preso questa decisione?

Perché Archetti ha scritto una prima pagina da manuale e, quando l'ho letta, ho immediatamente pensato a questo post.

Perché da manuale?

Perché il congegno architettato dallo scrittore "risucchia" il lettore lanciandogli ogni esca possibile in poco più
 di venti righe iniziali.


Flashback
Archetti comincia dalla fine, soluzione semplice e intramontabile.

Sabato sera, ottobre di due anni fa, seduti in un bar - ecco quando questa brutta vicenda è cominciata.

Il pregio di questo incipit, oltre al salto temporale, è l'ingresso diretto nel mood della voce narrante, con quel brutta vicenda a dare una spruzzata di nero alla storia ancora tutta da cominciare.

Reticenza
Poi penso: potrei anche piantarla, smettere qui, a cosa serve spiegare?

Con questa riga, Archetti ci fa avvicinare al narratore, imposta una relazione col lettore gomito a gomito, quasi quasi dovremo anche incitarlo a continuare per ascoltare cosa gli è capitato.

Ci rende partecipi: la storia è la sua, la narrazione è un gioco a due.

Ellissi
L'ellissi consiste nell'elencare i punti chiave di una vicenda, "saltando" tutto lo sviluppo narrativo.

Una figura retorica che velocizza il racconto e della quale Dante Alighieri ci ha lasciato un esempio granitico nel V canto dell'Inferno, con i famosi tre Amor narrati da Francesca da Rimini.

Ecco l'ellissi di Archetti.


All'inizio di questa storia c'è una donna. Alla fine, due. Nessuna delle due è stata per me.
Punto.

Qui l'autore non sta sintetizzando il soggetto del romanzo ma ci sta disegnando la storia così come nasce nella testa dei narratori.

L'elemento cardine, la donna, una, due, mille o nessuna, è l'unico perno attorno al quale promette di ruotare l'esistenza del protagonista-narratore che nell'unione con l'altro sesso vede un sacrosanto segno di normalità di cui si sente privo.

Siamo a poco più di cinque righe e l'autore ci ha già lanciato diverse esche per spingerci a girare le sue pagine.

Non è tutto.

Suspense
Tra poco verranno a prendermi e vorranno spiegazioni.

Il concetto è chiaro, il personaggio ha fatto qualcosa per cui dovrà giustificarsi.

Ma quel vorranno spiegazioni è quasi l'interpretazione del nostro pensiero di lettori, siamo noi che le vogliamo, siamo noi che alla decima riga abbiamo voglia di andarlo a prendere per togliere i piedi da queste spine che ha piazzato come un giardiniere sadico e strategico nello stesso tempo.

Seconda persona
Alla riga diciannove, Archetti pare sfacciato:

Vuoi sapere com'è andata? Vuoi saperlo prima di loro?

Allora non è solo un'allusione, quest'accostamento tra quelli che devono andarlo a prendere e noi che leggiamo.

Questa è collusione, non allusione: sembra proprio che l'autore voglia trattarci come interlocutori privilegiati.

Lui sa che a noi sembrerà così, anche se poi ha già pensato al modo di disilluderci, più avanti nel romanzo.

Ma questo uso della seconda persona fa vibrare d'urgenza la narrazione.

E la seconda pagina?
Dalla seconda pagina, Archetti raccoglie il frutto del seminato e può dipanare poco a poco il groviglio del primo foglio.

L'attesa creata gli consente di fare molta leva su dialoghi che però non sono mai reali, sempre rinarrati a questo tu al quale sta raccontando cosa è successo, con una fretta sottile ma costante, prima che arrivino a prenderlo, appunto.

Non so se nel leggerlo sono davvero arrivato prima di loro ma un campionario di stratagemmi narrativi così efficaci in una prima pagina è difficile da trovare.

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