Sono tra i più classici esempi di opera autoreferenziale, cioè che parla di sé stessa.
Infatti, nel romanzo di Calvino, il protagonista cerca di leggere un romanzo che non ha mai fine, come quello che leggiamo noi, nell'opera di Pirandello, i personaggi mettono in discussione il modo in cui vengono rappresentati, nel film di Fellini, il regista si lascia sommergere dalla sua crisi produttiva per poi decidere di raccontarla nel suo film, lo stesso che vediamo noi spettatori.
Un gioco vertiginoso, per l'autore, che deve ricorrere a ogni virtuosismo, e per il lettore/spettatore, attento a non perdersi nelle pieghe dell'intreccio di realtà e finzione.
Forse perché ho sempre amato questo tipo di storie, negli ultimi mesi ho vissuto una meravigliosa esperienza con gli ultimi quattro romanzi di Domenico Starnone.
Quattro romanzi, una sola vita
Da Via Gemito a Labilità, da Prima esecuzione a Spavento, lo scrittore napoletano ha fatto i conti con il suo passato, il suo lavoro, la sua vita terrena, il senso da dare a tutto ciò.
Sì, Starnone è anche quello dei libri sulla scuola, sceneggiatore per la tv e per il cinema e il suo Denti è stato trasportato in un film da Salvatores, ma nei quattro libri citati è salito ai piani più alti.
E soprattutto, ha dato prova eccellente di cosa sia la scrittura nella scrittura, mettendo se stesso al centro dei romanzi.
Non si tratta di romanzare un'autobiografia, tutt'altro: Starnone ci svela i suoi stessi dubbi sull'affidabilità della memoria, sull'incertezza di saper distinguere realtà e immaginazione, su quanto la scrittura possa tenere a bada la vita.
InVia Gemito, omaggia la figura di sua madre mentre racconta la vita e la carriera di suo padre, ingombrante e stimolante nello stesso tempo, anche quando l'autore non era più un ragazzino.
Ecco che qualche anno dopo, in Labilità, Starnone gioca con il suo personaggio di scrittore, raccontando una storia ipnotica in cui, mentre prova a scrivere un romanzo imperniato su episodi della sua infanzia, si accorge che il confine tra esperienze vissute ed esperienze trasfigurate dall'immaginazione è più sottile di quanto sembri.
Due anni soli, e Starnone, con Prima esecuzione, ci fa entrare di nuovo nel suo studio, noi non capiamo più bene a questo punto chi sia il Domenico vero e quello letterario ma poco importa: lo scrittore ci sorprende interrompendo il racconto che stavamo leggendo, imperniato su un ex insegnante - come lui - per narrarci le difficoltà compositive e il modo in cui la realtà permea la scrittura.
Infine, in Spavento, leggiamo un terzo del libro facendo la conoscenza di uno scrittore attanagliato da cattivi segnali di salute che mettono in crisi la sua fiducia in sé, per poi ritrovare l'autore di questa storia in ospedale, a combattere con un male difficile da stanare, che infetta anche la scrittura.
Perché la scrittura nella scrittura è così avvincente?
- sorpresa: scoprire che tutto ciò che hai letto fino a quel momento non è accaduto davvero nel mondo possibile del libro ma è stato solo immaginato da uno dei personaggi, rimette in discussione la tua stessa esperienza di lettura, rinnovandola e vivificandola, oltre a creare attesa per ulteriori colpi di scena
- riconoscibilità: se l'autore entra ed esce dalla finzione, vuol dire che a volte ci mostra lembi di verità, e se tu conosci qualcosa di quella verità, la sua biografia, la sua carriera, il suo passato, riconoscerli nella narrazione è un piacere sopraffino, come quando, in Labilità, Starnone mima sé stesso che scriveva Via Gemito e anticipa l'idea del libro successivo, o come quando in Prima esecuzione cita direttamente il suo libro precedente o annuncia problemi di salute che poi ritroviamo in Spavento
- metodo: se l'opera è autoreferenziale vuol dire che parla di come essa stessa è costituita e questo, per gli appassionati di lettura e scrittura, vuol dire sedere accanto all'autore e fare una passeggiata nella sua mente durante la creazione, scoprire procedimenti compositivi, strategie per catturare ispirazioni, sistemi per far scivolare la vita nelle pagine
Chi ha il coraggio di narrarla ha già un piede nell'Olimpo.
l'esperimento letterario di scrittura nella scrittura lo pratico molto e mi da ottime soddisfazioni. lo consiglio vivamente. è così liberatorio e sottile.. ci si innamora persino dei puntini di sospensione..
RispondiEliminanicola castellini
Si tratta senza dubbio di una modalità molto affascinante. C'è però il rischio di orientare la scrittura verso lo scrittore e non verso il lettore.
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