Tutti la vorremmo.
Svegliarci con l'illuminazione e vedere già, davanti agli occhi della mente, una storia da scrivere già bella e formata.
O anche solo una buona idea di partenza.
Una di quelle che puoi scrivere in breve, su un foglietto al volo, senza addentrarsi nei dettagli, solo i concetti chiave, i personaggi più importanti, qualche fatto saliente.
Sveglia!
Qual è la realtà?
Fogli bianchi che aspettano, appunti che non trovano una quadratura, mezzi racconti abortiti dopo una pagina incerta.
Non solo la grande idea per scrivere un libro, ma anche uno straccio di pensiero per iniziare, a volte, latita.
Spesso è proprio il desiderio eccessivo di riuscire e la troppa concentrazione a saturare la creatività.
Bisogna ricorrere a procedure capaci di accompagnare la mente bloccata oltre l'ostacolo: come in Tutto sulla trama, il percorso guidato in dieci passi per comporre una storia completa e solida, con la procedura integrale per scrivere il tuo libro scena per scena.
A volte però è proprio l'idea di partenza che fatica ad arrivare, e non puoi sviluppare alcuna trama senza uno straccio d'idea da cui partire.
Per uscire dall'inghippo, c'è bisogno di aggirare il controllo della mente.
Audaces fortuna iuvat
La ruota della creatività ricomincerà a girare anche per te, se ti lascerai andare.
Segui questi passi:
- Alla carlona! Scrivi tre parole a caso, le prime che ti saltano in mente, oppure estraile sfogliando il dizionario, o ancora accendi la TV e fai zapping su tre canali diversi, registrando le prime parole che sentirai. Non è necessario tu le scelga in maniera meditata anche se, ai fini del gioco, non fa differenza, è solo una questione di tempo. Per esempio: serpente, masticare, blu. Quello che puoi fare in modo deliberato è alternare le parti del discorso, ossia non scegliere tre nomi o tre verbi ma tre categorie di parole differenti. Fatto? Bene. Rilassati. Sgranchisciti o stiracchiati. Bevi qualcosa. Poi prosegui.
- Machevvordì? Immagina che le tre parole siano nella stessa frase. Una frase più estesa, ovviamente. Quale senso puoi dare loro? Quanti significati differenti puoi produrre, costruendo diverse frasi che le contengano tutte e tre? Primo esempio: un serpente si imbatte in una pillola blu - ehm - e inizia a masticarla... Secondo esempio: uno stregone agita contro il blu del cielo il suo scettro a forma di serpente, masticando sostanze allucinogene... Terzo esempio: all'accendersi di un faretto blu, la donna serpente, una seducente ballerina, fa il suo ingresso sul piccolo palco del club di periferia, dove un suo vecchio conoscente la riconosce e per la sorpresa si ingozza con le arachidi che stava masticando...
Non credo ai miei occhi!
Amleto: Vedete quella nuvola laggiù? Non ha quasi la forma d'un cammello?
Polonio: Caspita! Ci somiglia veramente!
Amleto: O piuttosto, direi, ad una donnola.
Polonio: Dal dorso, infatti, sì, sembra una donnola...
Amleto: O una balena...
Polonio: Proprio una balena...
Così nell'Amleto, atto III, scena seconda, il principe si prende gioco del ciambellano corrotto.
Lo fa però con un notissimo gioco, basato su un principio che ritroviamo solo negli esseri umani: la capacità di vedere significati anche laddove non ci sono.
Un po' come quando diciamo che le macchie del test di Roscharch sono figure di animali, o che davanti a Lacco Ameno, a Ischia, c'è un "fungo" di pietra.
Il gioco delle tre parole basa la sua efficacia sullo stesso principio: l'inconscio, davanti a stimoli improvvisi e casuali, si mette subito all'opera per assegnare significati differenti a ciò che vede e non comprende immediatamente.
Questo non basta per scrivere un libro, ma dare la stura alla creatività è il passo necessario.
Cosa aspetti?
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