mercoledì 8 dicembre 2010

Il successo nella scrittura? Una trama a colpo sicuro!

Se ti dicessi che esiste un modo per scrivere un racconto dal successo garantito, probabilmente penseresti alla solita "bufala" internettiana.

Se poi aggiungessi che non si tratta di una mia originale trovata, ma di un principio antico come l'arte del narrare, potresti pensare anche che sto farneticando.

Se infine affermassi che è una cosa a costo zero, sotto gli occhi di tutti, che non richiede sforzo e che mette in crisi tutti i discorsi sull'originalità, la personalità, la creatività e qualsivoglia qualità necessaria o presunta tale per la scrittura, ti balenerebbe l'idea di farmi rinchiudere.

Spero che nella stanza dove sarò ricoverato ci sia l'adsl...

Ma adesso te la sparo lo stesso...

Alla gente non piacciono le novità.

Potrei portarti migliaia di prove per validare quest'affermazione.

Tutte le grandi novità, soprattutto in campo artistico sono state all'inizio fortemente osteggiate.

Almeno la metà di queste novità ha avuto bisogno di una grossa campagna mediatica per essere poi accettata come arte.

In campo narrativo, ciò risulta ancor più vero: se la narrazione non segue un ritmo riconoscibile per chi la ascolta o la legge, essa risulterà spesso incomprensibile.

Il principio della riconoscibilità ha un peso determinante nella diffusione della narrazione, come arte e come elemento fondante dello sviluppo culturale umano.


Si può dire che la stessa narrazione sia nata su questo principio: gli antichi poemi, non solo di tradizione occidentale, si costruivano su espedienti tecnici di composizione poetica basati sulla riconoscibilità di formule, ossia mezze frasi, ricomponibili in strutture differenti in modo da apparire differenti, pur essendo le stesse.

Questo principio si è poi spostato alle storie vere e proprie, alle linee narrative, a quello che viene chiamato il plot, il tema, o addirittura la trama.

Soprattutto quando gli uomini hanno voluto produrre nei propri lettori o ascoltatori determinate emozioni, come quelle viscerali del ridere o dell'eccitarsi, come a teatro, hanno usato per millenni sempre le stesse storie, e se tu prendi le commedie plautine le ritrovi, nella loro linea narrativa, perfettamente identiche fino al vaudeville e oggi rispuntano riciclate in tutto il cinema di tendenze "vanziniane".

Non ti sto invitando a non essere originale, ti sto dicendo che se vuoi la garanzia di scrivere qualcosa che piacerà al 99 % dei tuoi lettori allora devi scrivere qualcosa che sia riconoscibile.

Le più grandi opere letterarie condividono l'appartenenza a una certa "famiglia" di trame.

Ciò vuol dire che grandi scrittori, già dal Medioevo o comunque in epoca moderna, hanno semplicemente ricalcato le storie già raccontate nel mondo classico, e tu potresti ricondurre queste opere a quel tipo di trama base alla quale si rifanno.

Poiché sono tutti lavori di grandissimo successo, vuoi che la loro trama non abbia un'influenza determinante nel loro piacere al pubblico di tutti i tempi?

Aggiungi poi che al lettore - come spesso allo spettatore teatrale e cinematografico - piace riconoscere la storia: fior di studi di semiotica hanno dimostrato come il lettore partecipi attivamente alla realizzazione dell'opera nel mentre la legge, con le sue anticipazioni, le sue ipotesi su ciò che accadrà nelle pagine successive, e come egli provi piacere nel poter sempre ricondurre l'episodio letto a una gamma che egli già possiede nel suo bagaglio di conoscenze.

Si può dire sia lo stesso piacere che da bambini si prova nell'imparare a riconoscere le ridondanze, le ripetizioni, le ricorrenze del mondo circostante, si diventa padroni delle coordinate spazio-temporali, del riconoscere la coerenza o la contraddizione tra le parole dette e le espressioni che le accompagnano.

Analogamente, il lettore prova piacere nel riconoscere come funziona il mondo possibile del quale sta leggendo.

Non a caso, il meccanismo della citazione sortisce sempre un grandioso effetto.

Ma io voglio invitarti ad adottare un sistema ancor più basilare.

Scegli il tuo plot in modo che rientri nelle tipologie di maggior successo.

Intanto, è difficilissimo costruire un plot che non contenga qualcosa di già raccontato.

Ma ti ripeto: c'è più da perderci che da guadagnarci nel tentare a tutti i costi di scrivere qualcosa di assolutamente originale.

A questo punto potresti chiedermi, ma quali sono allora i plot di maggior successo?

Ti propongo tre famiglie di storie, di ognuna ti citerò esempi.

Il viaggio
Le storie di viaggio sono vecchie come il mondo.

Le trovi nella grande epica di ogni angolo della terra, oppure vengono fuori tutte le volte che il mondo sembra a una svolta epocale.

Così l'arca di Noè viene raccontata in Genesi, mentre Moby Dick di Melville nasce all'alba dell'era contemporanea, contrassegnata dallo smarrimento.

L'archetipo base è l'Odissea: racconto delle peripezie e degli ostacoli affrontati e superati dal protagonista durante il viaggio.

Ma non c'è bisogno di un viaggio fisico: la nostra Divina Commedia si inscrive perfettamente in questo filone, anche se il viaggio è solo spirituale o mentale.

In entrambi i casi, il lettore vuole sapere cos'altro incontrerà durante il percorso il protagonista, e soprattutto non vuole che egli approdi alla sua destinazione definitiva, e quando da alcuni segnali si capisce che lo "sbarco" è vicino, ecco che viene colto da una sorta di magone.

Racconta una storia di viaggio e ti garantirai l'attenzione del lettore per tutte le pagine.

La separazione
Il meccanismo della separazione ha un'origine altrettanto antica.

La forma base è quella della separazione degli amanti, che trovi in parecchie fiabe o nei poemi cavallereschi: la storia allora racconterà le avventure che i due dovranno affrontare per ricongiungersi.

Ma la separazione funziona anche come allontanamento del protagonista: così Zeus e Mosè vengono allontanati da bambini per non essere ammazzati e poter compiere la loro missione epica, cosa che accade anche a Romolo e Remo e, con risvolti tragici, a Edipo.

Questi però sono esempi già molto complessi, mentre io ti invito a "volare più basso".

Pensa a Romeo e Giulietta: non si tratta tanto di una separazione fisica, quanto di un impedimento alla loro unione amorosa (per la cronaca, Shakespeare non ha inventato la storia dei due, ma l'ha presa di pari passo dalle storie di Efeso di Senofonte Efesio, così come l'Othello viene da una novella di Giraldi Cinzio e Amleto è un pezzo di storia vera danese raccontato da Saxo Grammaticus, a proposito del rifarsi a storie già raccontate).

Altrimenti, rivolgi la tua attenzione ai nostrani Promessi sposi, che invece Manzoni fa proprio separare e ricongiungere solo nel finale.

Scrivi una storia di separazione e regalerai ai tuoi lettori quel batticuore che renderà ancor più piacevole la lettura.

Lo svelamento
Questa è la categoria più poliedrica.

Si tratta di quelle storie durante le quali alcune cose oscure finiscono per essere svelate.

Il piacere del lettore sta nella vera e propria comprensione di ciò che a un primo sguardo appariva come incomprensibile.

Per questo le storie poliziesche hanno sempre avuto, hanno e avranno per sempre un grandioso successo.

Potrei citarti caterve di titoli di romanzi basati su indagini poliziesche e giudiziarie, ma la loro fama travalica la necessità del mio citartele.

Perciò voglio farti invece notare che uno come Dostoevskij usa in modo massiccio questo tipo di plot, e se è vero che uno non legge I fratelli Karamazov per scoprire chi ha ucciso Fedor, è anche vero che l'intrigo celato dietro il parricidio è il ricalco dello spessore psicologico dei personaggi coinvolti: senza il "giallo" dell'omicidio, Dostoevskij si sarebbe dovuto servire di altro per far montare la tensione.

A volte, lo svelamento è più sottile, ma non per questo meno sorprendente, come nei romanzi raccontati da differenti punti di vista (mi viene in mente Fama di Kehlmann), in cui la comprensione della trama avverrà solo alla fine della lettura totale, o in quelle storie in cui ciò che leggi (come nel caso di Spavento di Starnone) o ciò che vedi (come in Trappola mortale di Lumet) è in realtà frutto della stessa fantasia di uno dei personaggi (anche qui di esempi ce ne sarebbero a vagonate).

Scrivi una storia dove aiuti il lettore a svelare qualcosa di misterioso per assicurarti che egli non posi il libro prima di aver letto la parola "fine".

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