A volte ci vogliono centinaia di pagine per capire che cos'è che non va nel romanzo che stai leggendo.
Il discorso si complica e diventa ancor più delicato se si tratta della storia alla quale stai lavorando con fatica.
Mi piace farmi affascinare dai romanzi brevi di certe case editrici indipendenti, e con ottimismo penso sempre che quei libriccini mi regaleranno un'emozione singolare.
Spesso però i romanzi brevi portano con sé un carattere ibrido - romanzo breve, di per sé è un ossimoro - che alla lunga si paga con la poca efficacia della narrazione.
Scene spesso brevissime, volutamente brevi e impaginate in modo che la brevità risalti, ti lasciano l'impressione di qualcosa che rotola via troppo rapidamente, come se l'autore non le avesse scandagliate a sufficienza.
Bozzetti, interessanti e pittoreschi persino, ma pur sempre bozzetti.
Quasi sempre si tratta di piccoli romanzi con trame basate su un personaggio che cerca il classico sé stesso, che realizza la sua vera aspirazione, che risponde a una chiamata.
Storie intrise di una spiritualità che ha ingranato la quinta.
Allora, a queste scene brevi, se ne aggiungono altre che per il contenuto sono ancora più fugaci, come i flashback, e alla fine hai l'impressione che tutto sia solo accennato, che tutto stia lì solo per toccare i tuoi sensi in modo superficiale, senza innescare quel processo di identificazione e partecipazione.
Soprattutto, sembra proprio che l'autore sappia sin dall'inizio come andrà a finire la storia.
Certo che deve saperlo, mi risponderai.
Sì, ribatto io, ma dev'essere così bravo da darmi l'impressione di scoprirlo insieme a me che leggo.
Per questi e altri problemi, la cura della lunghezza delle scene può essere determinante.
Quindi, se qualche volta ti capita di chiederti quanto dovrebbe essere lunga una scena, e se esistono misure che non si dovrebbero trasgredire, ti stai facendo una domanda utilissima.
Guarda al genere
Forse sono stato un po' troppo duro con quel tipo di romanzi brevi descritti nell'introduzione.
In fondo, anche se fanno di tutto per sembrare altamente spirituali e profondi, sono costruiti come oggettini di valore e la loro esteriore preziosità è soltanto un vestito dettato dalla strategia di marketing, e di questo non c'è da scandalizzarsi.
Però, proprio quando il genere di storia che racconti pretende di andare a fondo nell'animo dei personaggi, allora le scene dovrebbero essere più lunghe e complete, sviluppate fino al limite estremo, mentre se stai scrivendo un thriller avventuroso è sicuramente meglio avere delle scene brevi e staccate, che aiutano la suspense e il passo ritmato tipico del genere in questione.
Se ne potrebbe quasi trarre una regola: più ti avvicini a una storia da puro intrattenimento e più potrebbero giovarti scene brevi e grande rapidità.
Se invece ti piace far navigare il lettore nel mare dei sentimenti dei personaggi, allora dovrai cimentarti con scene più estese.
Una scena, una storia
Mi piace pensare alle scene come storie uniche, a sé stanti, da poter leggere separatamente.
Forse perché sono ossessionato dal modello dei modelli - o almeno, io lo considero tale - che è l'Odissea, dove ogni avventura di Ulisse e compagni è perfettamente fruibile in maniera separata dalle altre, pur essendoci un filo che conduce al gran finale.
Messa così, la questione della lunghezza delle scene è più facile da gestire, perché il criterio non sarà più l'estensione ma la capacità di ogni scena di concludersi in modo soddisfacente e completo.
Laddove trovassi nel tuo romanzo scene troppo brevi che per di più non sono leggibili separatamente dalle altre, eliminale senza remore.
La danza degli opposti
Più in generale, per l'economia del romanzo, la cosa più auspicabile sarebbe una bella alternanza di scene lunghe e brevi.
Se troppe scene brevi si susseguono, potrebbe dipendere dal fatto che non hai scavato abbastanza in profondità.
In quel caso, la cosa migliore sarebbe semplificare ulteriormente le scene brevi susseguenti e accorparle in un'unica grande sequenza complessiva, di maggior respiro.
Un altro fattore determinante è nella tecnica narrativa: se ti limiti a dire senza mostrare ciò che accade, spesso le scene non solo saranno più brevi ma daranno l'impressione di essere vaghe e superficiali.
Aggiungere descrizioni di luoghi, personaggi e situazioni, cambierà la marcia della tua scena e ti aiuterà a delineare meglio profondità e significato.
Sicuramente a descrivere troppo si corre il rischio di appesantire il lettore, ma l'eccessiva avarizia descrittiva - magari in buona fede, nel nome dell'essenzialità - darà l'impressione che qualcosa si è perduto per la strada.
Il miglior modo per aggiungere descrizioni senza rischiare di aggravare il lettore è trasformare in azione tutto ciò che viene semplicemente detto, ossia essere più specifici.
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