sabato 25 maggio 2013

Ma che storia è?

La domanda era in un verso di un noto brano di Vasco Rossi, ma questo non è un quiz sui testi delle canzoni.

Il quesito però è tanto ovvio quanto diffuso e importante, quando si tratta di racconti.

Sia che tu veda un film, o legga un romanzo o stia scrivendo una storia, appena ne parli a qualcuno senti subito chiederti ma che storia è?

La parola storia è talmente ab-usata che non facciamo neanche più caso al suo significato.

Quando ci si dimentica da dove si è partiti, è salutare fare qualche passo indietro e ripartire dall'ABC.

Provando a trasformarmi in dizionario, direi che una storia è una narrazione di fatti reali o immaginari, in prosa, in versi, in audio, in video, a fumetti e quant'altro, fatta per interessare, divertire e magari istruire chi ascolta, legge o guarda.

A questo punto capisci che la domanda ma che storia è coinvolge in pieno queste tre caratteristiche: interessare, divertire, istruire.

Ma non dimenticare l'oggetto di questi tre verbi: chi ascolta, legge o guarda.

Non sei tu che scrivi a provare interesse, divertimento e a imparare qualcosa in più, per quanto scrivere fornisca sicuramente qualche forma di queste tre cose.

Le storie che funzionano producono questi effetti in chi sta dall'altra parte, cioè il lettore.

Come puoi ottenere questo risultato?

Andando incontro ai desideri di chi legge.

Le storie di maggior successo, a guardarle attentamente, condividono alcune caratteristiche capaci di incontrare questi desideri.

Il lettore vuole sentirsi catapultato nella storia perché, in quanto essere umano, ha tre spinte ben precise che quasi sempre i buoni racconti soddisfano.

Se tu riesci a scrivere una storia che accoglie una di queste spinte, come hanno fatto grandi racconti sin dall'alba dei tempi, allora il lettore sarà interessato, si divertirà e imparerà.


Scheletri negli armadi
Nell'ultima decina d'anni - forse qualcosa in più - assistiamo al boom cinematografico dei supereroi della Marvel o della DC, che io da ragazzino leggevo in fumetti.

Prendi i più popolari, da Batman a Superman fino all'Uomo Ragno: qual è il fattore comune?

Lo stesso che ritrovi in Zorro: la doppia identità.

Ma non è tanto il discorso dell'identità, quanto quello dell'avere un segreto che non si può rivelare a nessuno.

Peter Parker non può dire chi è, e per questo deve rinunciare a parte dei suoi sentimenti.

Questo struggersi del personaggio, nel dilemma se svelarsi o meno, acchiappa il lettore e lo spettatore come una catena.

Ma ci piace anche Diabolik, soprattutto quando si maschera e si sostituisce a qualcun altro, e noi sappiamo chi c'è dietro quel volto.

Tra i romanzi che fanno uso di questo elemento in modo magistrale puoi pensare a Il conte di Montecristo di Dumas padre o a Delitto e castigo di Dostoevskij.

Lo stratagemma del segreto si basa sul fatto che il lettore ne è al corrente e prova sentimenti contrastanti nei confronti degli altri personaggi che invece non sanno ancora ciò che egli sa e che lo fa trepidare nell'ipotesi dello svelamento del segreto.

Lo stesso meccanismo veniva già sapientemente usato dai tragediografi greci che mettevano in scena storie che tutti conoscevano - come noi conosciamo Cappuccetto rosso a memoria - generando quella che venne definita ironia tragica, in cui lo spettatore compatisce il personaggio perché ne conosce già il destino.

Dal problema alla soluzione
A proposito di tragedia greca, luogo comune vuole che queste antiche vicende rappresentate nella gloriosa stagione del V secolo a.C. si concludessero tutte con l'arrivo del deus ex machina, cioè di un attore che impersona una divinità, calata dall'alto grazie a una gru, e che viene a dirimere le complicate vicende dei miti ellenici.

In realtà sono poche le tragedie a noi pervenute che contengono questo meccanismo, e come risoluzione di una storia non è poi granché, visto che si fa ricorso al soprannaturale.

Tuttavia, la questione di proporre una soluzione è centrale nella narrativa.

Il lettore-essere umano è geneticamente programmato, come tutti noi, per cacciarsi nei guai e trovare l'uscita.

Siamo tutti fatti così, abbiamo bisogno di sfide, impegni, rischi, e di provare a venirne fuori più o meno con le nostre forze.

Poiché non viviamo più nelle caverne e non dobbiamo davvero trovare più tante soluzioni per salvare la pelle, la narrativa va a soddisfare un bisogno del cervello, così leggendo, ascoltando o guardando storie noi teniamo in vita questo meccanismo atavico: la vita è costellata di problemi ai quali bisogna trovare una soluzione.

Le storie più avvincenti sono proprio quelle in cui il protagonista si caccia in un mare di guai, e le più divertenti sono magari quelle in cui vi si caccia senza volerlo, e più la soluzione è impensata e imprevista, più quella storia funziona.

Sempre per restare nel mito, quando Teseo esce dal labirinto grazie al famoso filo, per chi legge o ascolta quella storia il circuito cerebrale del meccanismo problema-soluzione trova un grande appagamento, e questo accade anche quando Dedalo, il costruttore del labirinto che aveva spifferato ad Arianna il trucchetto del filo, viene rinchiuso col figlio Icaro nel suo stesso labirinto dal re Minosse, e allora si inventa la soluzione delle ali attaccate con la pece.

La sequenza problema-soluzione è in realtà insoluta, e uno scrittore o un narratore è bravo quando riesce a far scaturire dalle stesse soluzioni altrettanti problemi: così Teseo va via da Creta con Arianna ma poi la pianta sull'isola di Nasso (da qui il famoso modo di dire), e Icaro, esaltato dal volo, finisce in mare per aver fatto sciogliere la pece delle ali per il troppo sole.

Se quest'alternanza dura fino all'ultima pagina, il successo è garantito.

Salvami!
Anche questo terzo elemento affonda le sue radici nei nostri neuroni.

La storia degli uomini è costellata di personaggi che hanno rappresentato, per i propri simili, la salvezza, il riscatto, il cambiamento.

Visto che ho saccheggiato la mitologia greca finora per fare esempi, ecco che mi viene in mente Achille, l'entusiasmo che suscita nell'esercito greco sapere che egli ne farà parte, lo sgomento quando si ritira dal combattimento per colpa di Agamennone, e nuovamente l'esaltazione quando ritorna a gettare scompiglio tra i troiani.

L'eroe salvatore, che compie una missione fondamentale per una moltitudine di persone, è e resterà sempre un personaggio a colpo sicuro, perché noi esseri umani siamo predisposti a seguire chi ha carisma.

Al di là del Mediterraneo è nata poi una delle più grandi storie di salvezza, cioè quella di Gesù di Nazareth che, prescindendo dalle questioni religiose, è una meravigliosa e coinvolgente storia.

Il cinema si presta moltissimo a questo meccanismo narrativo, basti pensare alla saga di Matrix o al monumentale Il gladiatore, in cui la forte guida del personaggio e la promessa di riscatto avvincono ogni spettatore.

C'è però un'altra caratteristica comune a queste storie di salvatori: hanno tutte il tallone d'Achille.

A partire dall'eroe mirmidone, infatti, tutti questi salvatori assurgono in pieno al loro status solo con l'estremo sacrificio: così Achille soccombe per una freccia deviata da Apollo proprio in quell'unico centimetro di vulnerabilità, Gesù finisce in croce consapevole sin dall'inizio del suo destino, Neo distrugge il suo nemico dall'interno distruggendo anche sé stesso e Massimo Decimo Meridio paga la viltà del Commodo cinematografico.

Un grande salvatore arriva inaspettato, stupisce tutti con le sue capacità, coinvolge le masse - e anche i lettori - e si supera sacrificandosi per gli altri, azione scritta anch'essa nei nostri neuroni ma che ci è troppo difficile compiere, per questo ne cerchiamo il surrogato narrativo.

Come vedi, la domanda iniziale non è banale come sembra, ma piena di risvolti densi e promettenti.

E la tua, che storia è?

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