domenica 23 settembre 2012

Ma come parli? Guida al dialogo realistico

Dialogando s'impara
Narrare non sempre vuol dire ricalcare la realtà così come la vediamo e la viviamo.

Nei racconti ovviamente accade una percentuale di cose strane, anomale, molto più alta e concentrata di quante ne avvengano in una vita nella media.

Ma non si tratta solo degli avvenimenti: anche il modo di pensare, sentire e comunicare dei personaggi può essere più o meno differente.

Da che cosa è data questa differenza?


Non tanto da una diversità in sé: le azioni e le parole di un personaggio sono comunque riconoscibili e riconducibili ad azioni che abbiamo visto o fatto di persona.

In questo senso, sono realistiche.

La differenza è che lo scrittore seleziona pezzi di realtà vissuta e osservata, e li incatena e li concentra nella maniera migliore per far emergere una storia interessante, avvincente e piena di conflitto.

Uno degli elementi narrativi nei quali si nota meglio questa operazione artigianale del montaggio di pezzi reali in una nuova versione fittizia è il dialogo.

I dialoghi narrativi sono sempre molto diversi da quelli reali:

  • sono più brevi: in pochi scambi, i personaggi raggiungono micro-obiettivi che portano avanti la trama
  • sono più concentrati: con poche battute, i personaggi ci fanno capire tutta una serie di sottintesi sentimentali e intenzionali
  • sono più tesi: nei dialoghi letterari c'è sempre il rischio che tra i personaggi o ai personaggi accada qualcosa, sia ora uno scontro tra i dialoganti, sia ora un'illuminazione che uno dei parlanti riceve grazie alle parole dell'altro
Queste tre caratteristiche, nei dialoghi della vita reale accadono ma in maniera molto più diluita e sporadica.

Tuttavia, non c'è alcun pezzetto dei dialoghi di cui siamo protagonisti ogni giorno nel romanzo della nostra esistenza, che non possa essere utilizzato nei dialoghi letterari, allo scopo di rendere lo scambio verbale tra i personaggi efficace e coinvolgente.

Vediamo dunque come parliamo tutti i giorni tra di noi, e come riciclare i modelli di dialogo reale nelle nostre storie di fantasia.
  • Il dialogo reale è casuale: parliamo spesso senza averlo preventivato, lo scambio parte per caso, e parliamo di argomenti alla rinfusa. Puoi usare questa modalità in un dialogo nel quale, per puro caso, quando il lettore meno se l'aspetta, uno dei due personaggi rivela all'altro, senza intenzionalità, un particolare che si mostrerà poi determinante per il prosieguo della trama.
  • Il dialogo reale è litigioso: non nel senso che ci prendiamo a capelli - per fortuna io mi raso la testa! - ma nel senso che prendendoci un po' in giro e facendo i generosi con le critiche, spesso i nostri scambi con le persone più care possono somigliare a dei bisticci. Puoi usare questo modello quando stai raccontando la storia di una relazione d'amore o d'amicizia che per qualche motivo è in crisi.
  • Il dialogo reale è succinto: quasi sempre non ci dilunghiamo in lunghi monologhi, a meno che non ci sia espressamente richiesto e il dialogo sia in realtà più uno scambio di informazioni che una chiacchierata. Se proprio vuoi che il tuo personaggio faccia un monologo, allora devi creargli le condizioni per fare un discorso, una tirata, una confessione a un sacerdote, alla moglie, allo psicanalista, al commissario.
  • Il dialogo reale non ha ripetizioni: non nel senso che ci rifiutiamo di ripetere per far capire meglio all'altro, ci mancherebbe. Accade spesso però che uno dei due, non avendo ascoltato bene, chieda all'altro di ripetere che cosa gli è stato detto, per sentirsi rispondere no, niente, non importa. Puoi usare questo tipo di scambio quando un personaggio vuole dire qualcosa all'altro ma non se ne sente capace.
  • Il dialogo reale non ha tutte le risposte: quante volte rispondi alle battute delle persone con cui dialoghi, usando soltanto un'occhiata o un ammiccamento? Per non parlare di quando smettiamo di partecipare al dialogo, perché ha preso una piega che non ci piace. Usa questa modalità per far emergere qualità non verbali dei tuoi personaggi, e farli vedere al lettore, e non solo ascoltare.
  • Il dialogo reale contiene narrazioni: e qui si aprirebbe un capitolo a parte. Quando dialoghiamo, ci raccontiamo vicende personali o di altri, vuoi per fare esempi, vuoi per informare l'altro. Pensa allora a quanti romanzi contengono storie all'interno della loro stessa storia. Se hai scritto tante mini storie, prova a chiederti in che modo potresti incorniciarle in un'unica trama che le contenga tutte.
  • Il dialogo reale non dice tutto: il dialogo reale quasi sempre è una messinscena. Sono poche le persone alle quali ci riveliamo in tutta la nostra vera natura emotiva, alle quali confidiamo come ci sentiamo veramente. Questo è il motivo principale per cui il dialogo, nella narrativa, non deve comparire troppo di frequente e i personaggi non devono mai dire troppo. Perché sarebbe davvero un mondo impossibile.
Vuoi saperne di più sull'arte di scrivere dialoghi? Prova a guardare qui.

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