La creazione del personaggio ha la sua fase più delicata proprio all'inizio, quando bisogna gettare le basi della sua esistenza e dargli un'impronta tale da renderlo originale e inconfondibile.
Tutti sanno che un personaggio è tale se svolge una funzione precisa nel racconto, cioè - come si dice per semplificare - ha un obiettivo da raggiungere.
A volte la storia racconta del modo in cui i personaggi raggiungono i loro scopi, intesi come lavori da svolgere, missioni da completare, cose di cui entrare in possesso.
Un personaggio deve ucciderne un altro, un detective deve scoprire il colpevole, un avventuriero deve raggiungere una terra lontana, una fanciulla deve conquistare il cuore di qualcuno.
Altre volte, però, il personaggio muove i suoi primi passi nella storia con uno scopo e poi le circostanze iniziano a dirottarlo altrove, anche se per lungo tempo egli continua a pensare di dover raggiungere il primo obiettivo illustrato.
Quindi, dire che un personaggio ha un obiettivo può essere ovvio e nello stesso tempo fuorviante.
Altrettanto vero che del personaggio bisogna conoscere com'è dentro e com'è fuori, e sembra che il suo destino si giochi sulla quantità e la qualità dei dettagli che lo scrittore riesce ad assegnargli.
Anche in questo caso, ci sono scrittori che preparano lunghe relazioni e raccolte dati sui loro personaggi, creando la loro biografia pregressa, e quindi il loro carattere, in modo da renderli vivi.
Altri scrittori invece si lanciano a capofitto nel dipingere i propri eroi, rimpinzandoli di tutti i dettagli che vengono loro in mente.
Con la tecnica del personaggio in due parole, invece, tu costruirai l'indispensabile per far sì che il tuo personaggio prenda vita, affinché le sue caratteristiche ti aiutino a sviluppare meglio l'intera storia, ma con un risparmio di tempo ed energie notevole, rispetto alle altre metodologie.
Dammi due parole
Per descrivere in maniera efficace i tuoi personaggi ti servono:
- un nome che descriva ciò che il tuo personaggio fa
- un aggettivo che ci dica come lo fa
Partiamo dal nome.
Non dev'essere necessariamente il suo lavoro, puoi ricorrere ai suoi passatempi, alle sue passioni, o a un episodio della sua vita che lo ha condizionato al punto da farlo comportare sempre nello stesso modo.
Il tuo personaggio può essere un marinaio, una segretaria, uno studente, una suora.
Non si tratta sempre, come vedi, di mestieri.
Potresti anche dire che si tratta di uno storpio, una donna senza capelli, o caratterizzarlo per l'etnia, quindi per il colore della pelle, la forma degli occhi.
Adesso passiamo all'aggettivo.
L'aggettivo non deve per forza esprimere il modo in cui il personaggio svolge le azioni implicate dalla sua descrizione tramite il nome.
Può trattarsi di un dato caratteriale: il marinaio, per esempio, potrebbe essere timido, e questa sua caratteristica potrebbe anche non venir fuori da ciò che fa.
Esuberante, pessimista, pignolo, persino tratti più fisici, come lento, scattante, possono esserti utili.
Cerca di capire che la scelta di questo binomio determinerà il destino del tuo personaggio in ogni sua sfumatura.
Come usare le due parole
Immagina dunque di dover scrivere la scena in cui il marinaio timido del nostro esempio bussa alla porta del capitano della nave per chiedere un permesso.
Oppure, ipotizza di scrivere della suora storpia mentre fa fatica a inginocchiarsi davanti all'altare e in un momento di sconforto esprime i suoi sentimenti verso Dio per il destino che le ha riservato.
O ancora, lo studente potrebbe essere così pignolo da studiare ben oltre le consegne ricevute, scoprendo magari qualcosa che diventerà il suo prossimo obiettivo.
Le due parole, nome e aggettivo, funzionano come due semi, capaci di germogliare ora il modo di fare del personaggio, ora il modo di sentire, e ora l'intero suo futuro.
Col minimo sforzo - due parole - ottieni il massimo risultato: personaggi che prendono vita, pronti a seguirti fin dove la tua penna vorrà accompagnarli.
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