Ci sono felici eccezioni, come i passaggi descrittivi, non solo necessari ma spesso desiderabili, per visualizzare personaggi e ambienti.
Alcuni autori poi - come Garcìa Marquez - sanno usare l'esposizione d'informazioni così bene da non pesare minimamente sull'attenzione del lettore.
Noi comuni mortali, invece, abbiamo bisogno di "pigiare il pedale della drammatizzazione" per rendere davvero efficaci personaggi, sentimenti e situazioni narrative.
Guarda questi due brani narrativi, espositivo e drammatico, e rifletti su quale dei due rende meglio l'idea:
- Giorgia era una spilungona alle soglie dei quaranta, e il suo viso al latte appariva più bianco per la cornice della sua chioma rossa. Perdere le staffe era per lei facile come battere le ciglia: allora si poteva vedere il pallore mutarsi in un rosa sempre più carico, la cui tonalità era prevedibile in base alle imprecazioni che era capace di rigurgitare. Il minimo intoppo all'ordinarietà era una calamità da combattere con tutte le forze, e Giorgia ne aveva una buona scorta. Damiano era il suo segretario, i suoi modi mansueti e la sua paura di sbagliare erano forse le prime cause dell'ampiezza della sua calvizie. Solo un uomo profondamente portato alla soggezione poteva temere una persona più giovane di dieci anni, come Giorgia e a nulla valevano le fantasie di rivalsa che egli viveva in angoli remoti della sua mente, dove la sua "capa" non poteva tormentarlo senza subire la sua reazione.
- Giorgia scattò all'improvviso, sovrastando la scrivania. Prima che aprisse bocca, i lunghi capelli rossi planarono sulle sue spalle, dopo il sobbalzo, rifrangendo alcuni sprazzi di sole intrufolatisi dalla finestra alle sue spalle. "No, Damiano, non così! Eppure pensavo di essere stata chiara!". "Certo, Giorgia, forse io...". Quando Damiano vedeva scoppiarle sulle guance quelle macchie rosse di pressione sanguigna, poteva solo sperare che non facesse passi verso la sua postazione, altrimenti non avrebbe saputo più dove rintanarsi. La vanità di certe speranze - si sa - è una certezza, a questo mondo. Quando Giorgia arrivò a sfiorare col bacino il bordo della scrivania di Damiano, ancora una volta, davanti all'universo, egli dovette accettare che la natura aveva già stabilito con l'altezza la superiorità della sua "capa" che lo sovrastava di almeno dodici centimetri. Con le dita che si uncinavano a vicenda, appoggiate alla bocca dello stomaco, Damiano sapeva di dover tacere e attendere sentenze ben più dure di quell'inizio di rimprovero. Non appena si portò la mano alla testa, forse nel ricordo di quando il gesto valeva a ravvivare i capelli della gioventù andata, lei ricominciò a mitragliarlo di parole. "Le cose dette sono dette chiare o oscure, le ho dette chiare? Allora o si capiscono o non si capiscono, e tu mi sa che non le hai capite. Giovedì non è tra un anno, è dopodomani, e io non posso rifare tutto il lavoro all'ultimo minuto per riparare gli errori degli altri. Io presenterò il progetto con o senza il tuo intervento, perciò deciditi: collabori o no?". La testa calva di Damiano parve accennare un assenso esagerato, in realtà abbassare così il capo gli serviva a nascondere a Giorgia l'espressione disgustata verso il suo stesso servilismo. Arrivare a cinquant'anni per scoprire che lo scettro è in mano a coloro ai quali volevi far mangiare polvere? Donna, per giunta? Perché non le faceva capire con un gesto, una parola, una reazione, che tutto si può calpestare ma non la dignità tanto sudata? "Guarda, basta poco, aggiusto tutto in un attimo, vedrai che stavolta sarà come dici tu". "Lo credo bene" chiosò Giorgia, ammorbidendo la voce sul finale, e prima di riprendere da un "torniamo a pagina ventisei" le chiazze rosate si erano già dileguate dai suoi zigomi.
Mentre il paragrafo espositivo ci descrive i due personaggi, fornendoci le informazioni necessarie a immaginare come potrebbero interagire drammaticamente, la seconda versione è una vera e propria scena e ce li mostra nel pieno di un conflitto che trova la sua piccola risoluzione finale.
Il racconto ci prepara, nello stesso tempo, a ulteriori scambi tra i due: forse un giorno Damiano reagirà ai soprusi di Giorgia, la metterà nei guai, o sarà Giorgia a vivere qualche esperienza capace di modificare il suo atteggiamento.
La cosa fondamentale è che i giudizi e i commenti del paragrafo espositivo - attribuibili alla voce narrante - riescono a incarnarsi nei personaggi, grazie alla versione drammatica.
In questo pezzetto di narrazione abbiamo anche una lotta per il potere.
L'elemento-lotta è alla base della maggior parte delle scene narrative: si lotta per decidere cosa fare a cena, come distruggere il mondo, come fuggire di prigione, come rispondere a una domanda.
Il modello della lotta può dare forma drammatica alla narrazione di qualsiasi evento, basta solo assegnare ai suoi elementi la funzione di parti in lotta.
Perché la lotta è cruciale?
Perché attraverso questa forma d'interazione, i personaggi sono costretti a mostrare le proprie caratteristiche personali e interiori, ed esse emozioneranno i lettori e faciliteranno la loro immedesimazione.
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