Hai appena finito di leggere un romanzo, e ti senti addosso un senso di malinconia o collera, oppure al contrario la lettura ha acceso il tuo entusiasmo ed elettrizzato i tuoi pensieri?
Se tu lo facessi sapere all'autore ne sarebbe certamente felice, perché è questo che i romanzieri fanno: influenzare l'umore del lettore creando atmosfere.
Innanzitutto, un chiarimento: l'atmosfera è una qualità che il testo - in quanto messaggio - suggerisce a chi lo legge, mentre l'umore è la reazione a questa qualità.
Ma come fa lo scrittore a dare alle sue pagine le qualità giuste per provocare in chi legge determinate reazioni?
Il modo più efficace - ma non per questo più semplice - è servirsi dell'ambientazione.
Se tu leggessi delle mille screziature del sole sulle onde circondate dal bianco di tante piccole case di un'isola del Mediterraneo, forse quella festa di luci si trasferirebbe nel tuo umore orientandolo verso la felicità.
Nuvole di musica, folle in costumi colorati e pungenti aromi di cibo invitante toccherebbero i tuoi sensi vivificando il tuo stato d'animo.
E non è necessario immaginare ambientazioni esotiche per generare un umore positivo.
Guarda in questo esempio come Charles Dickens, ne Il circolo Pickwick, riesce a creare un'atmosfera da villaggio in pace:
Dall'una o dall'altra parte, le rive della Medway, ricche di biade e di pascoli, variate qua e là da un mulino o da una chiesa; vasto e splendido paesaggio, colorato dalle ombre cangianti che rapidamente lo attraversavano a seconda delle prime nuvolette che brillavano e si dissolvevano ai raggi del sole mattutino. Il fiume, riflettendo l'azzurro limpido del cielo, scintillava di mille fuochi; e i remi dei pescatori rompevano in cadenza l'onda tranquilla che si portava lungo la corrente le loro barche pesanti ma pittoresche.
In un'ambientazione così placida, personaggi e lettori possono scivolare come le barche portate dalla corrente.
Ma si può creare anche un'atmosfera ruvida, con vortici polverosi in un deserto brullo, rocce contorte dal logorìo del vento, selciati pietrosi, nei quali i personaggi vivranno momenti difficili e i lettori sentiranno il loro umore virare verso la desolazione, la rigidità, la tensione, così come si sentiranno claustrofobicamente prigionieri davanti a descrizioni di spazi angusti.
Nota come lo stesso Dickens, in Tempi difficili, trasferisce dai personaggi al lettore l'alienazione ben sottolineata dall'ambiente circostante:
Coketown, verso la quale dirigevano i loro passi Gradgrind e Bounderby, era un trionfo di fatti; non c'era la benchè minima traccia di fantasia lì, non più di quanto ce ne fosse nella signora Gradgrind. Prima di eseguire l'intera melodia facciamo risuonare la nota dominante: Coketown. Era una città di mattoni rossi o, meglio, di mattoni che sarebbero stati rossi, se fumo e cenere lo avessero consentito. Così come stavano le cose, era una città di un rosso e di un nero innaturale come la faccia dipinta di un selvaggio; una città piena di macchinari e di alte ciminiere dalle quali uscivano, snodandosi ininterrottamente, senza mai svoltolarsi del tutto, interminabili serpenti di fumo. C'era un canale nero e c'era un fiume violaceo per le tinture maleodoranti che vi si riversavano; c'erano vasti agglomerati di edifici pieni di finestre che tintinnavano e tremavano tutto il giorno; a Coketown gli stantuffi delle macchine a vapore si alzavano e si abbassavano con moto regolare e incessante come la testa di un elefante in preda a una follia malinconica. C'erano tante strade larghe, tutte uguali fra loro; ci abitavano persone altrettanto uguali fra loro, che entravano e uscivano tutte alla stessa ora, facendo lo stesso scalpiccio sul selciato, per svolgere lo stesso lavoro; persone per le quali l'oggi era uguale all'ieri e al domani, e ogni anno era la replica di quello passato e di quello a venire.
Per un attimo - o anche più - si riesce a sentre la stessa follia malinconica, non credi?
La cosa più difficile è non scadere negli stereotipi.
I fatti orribili in genere accadono nel cuore della notte, i funerali sembrano richiamare sempre la pioggia ed è molto difficile che i vampiri arrivino in un villaggio turistico ai Caraibi (anche se esiste una tradizione horror caraibica relativa agli zombies).
Può essere interessante allora modificare le atmosfere convenzionali anche solo cambiando la stagione: quella stessa meravigliosa scena di mare luccicante e bianco luminescente dell'isoletta nel Mediterraneo, raccontata nel bel mezzo di un inverno cattivo, con le stradine deserte spazzate da torrenti di pioggia scivolosa e le strisciate di scrosci sulle pareti bianche davanti a onde torbide di piombo produce un'atmosfera affatto diversa e genera nei personaggi e nei lettori un umore decisamente tetro.
L'ambientazione di un romanzo non è mai solo la "casa" dei personaggi, ma il giusto contrappunto a ciò che vivono dentro.
Se scegli di descrivere un'atmosfera, ricordati che l'umore del lettore è nelle tue mani.
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