giovedì 17 marzo 2011

Storie brevi - sorprendere o spiazzare?

Come dice Cerami, il racconto si differenzia dal romanzo perché si basa su un'idea forte, il cui impatto non necessita di grande elaborazione.

Definizione molto stimolante per me, dalla quale sono poi approdato a una bipartizione dei racconti:
  • racconti che soprendono
  • racconti che spiazzano
Premesso che l'idea deve contenere qualcosa di sensazionale, dovremmo chiederci se la sua forza stia nella storia che raccontiamo o in come la raccontiamo.


Ogni scrittore infatti procede su questo doppio binario, sfruttando da un lato la sua inventiva nel tessere una trama articolata, dall'altro utilizzando elementi che si pongono al di fuori delle vicende dei personaggi.

Così, se i fatti narrati prendono una piega estremamente improbabile, la storia ci sorprenderà.

Questo concetto era ben noto ai più grandi autori del poliziesco, tanto che Conan Doyle fa dire a Sherlock Holmes che durante un indagine quando hai eliminato l'impossibile, qualsiasi cosa resti, per quanto improbabile, deve essere la verità.

Non è casuale dunque che il primo racconto investigativo moderno, I delitti della Rue Morgue, rientri proprio in questa categoria: l'assassino - che ovviamente non svelerò per quei pochi che ancora non conoscessero questo capolavoro - è qualcuno di estremamente improbabile al quale giustamente nessun altro personaggio, tranne il superdotato Dupin, può neanche lontanamente immaginare.

Ma si tratta di una soluzione al caso che rientra perfettamente nelle regole del mondo disegnato da Poe.

La sopresa emana dai fatti e non dal modo in cui Poe ce li comunica.

Esistono invece racconti che traggono la loro forza dal "gioco" che l'autore imbastisce con il lettore.

Racconti che spiazzano, più che sorprendere, poiché sfruttano le inferenze che il lettore compie man mano che prosegue nella lettura.

In mancanza di dati sufficienti, chi legge colma la mancanza di informazioni con ciò che gli sembra più probabile.

Nel racconto Là fuori di Gianni Farinetti, pubblicato nella raccolta Invito alla festa con delitto, il litigio iniziale fa emergere la gelosia dell'uomo nei confronti della donna.

Attraverso l'omissione di informazioni, l'autore induce false credenze nel lettore.

Sicuramente il 90 % dei lettori, fino alla fine, è convinto che il protagonista non abbia nessun "segno particolare" e che quella con cui parla sia la sua partner.

Anche qui non svelerò l'inghippo, ma voglio sottolineare come il senso del racconto cambi non appena l'autore ci svela la verità questi due importanti particolari.

Qui non si tratta di elementi interni ai fatti, ma di elementi trasmessi o non trasmessi al lettore.

Le condizioni di salute dell'uomo e il rapporto con la donna, ossia gli elementi cardine per la comprensione della storia, di per sé, non hanno nulla di sorprendente, ma non conoscerli produce lo spiazzamento finale.

Una sorta di "sgambetto" al lettore, molto efficace.

In entrambi i casi, viene confermata la definizione di Cerami: il racconto spesso si basa su una "trovata" ad effetto, impossibile da dilatare nel format del romanzo.

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