venerdì 4 febbraio 2011

Una storia, tanti significati

Ascoltare una storia, o leggerla, o magari vederla in un film: difficilissimo trovare qualcuno non disposto a usare due ore della sua vita per svolgere quest'attività.

Ma di chi è il merito?

Delle storie, certo.

Ma non perché le storie abbiano conseguenze nella vita pratica delle persone (non è da escludere, ma non è un evento né frequente né basilare).

Al lettore (come all'ascoltatore o allo spettatore) piace una storia che gli parli di sé.

È questo che cerca: riconoscersi in quelle pagine, in quelle parole, in quei fotogrammi.

Le persone, a volte, credono davvero che con quella storia tu parli di loro, ci metterebbero la mano sul fuoco.

Per questo, due o più persone che abbiano letto, ascoltato o visto la stessa storia riescono a darne versioni completamente differenti.


Qualcuno si appassiona alla fabula in sé, entusiasmandosi per i magnifici incontri di Gulliver, terrorizzandosi nel bosco con Cappuccetto Rosso o galvanizzandosi con Rocky che sale la gradinata di Philadelphia.

Qualcun altro ci vede la metafora di un concetto filosofico, così Gulliver è il paladino del relativismo, Cappuccetto Rosso è in piena fase di trasgressione contro i genitori e Rocky è il sogno americano.

Altri ne danno una lettura sociale, così Gulliver è emblema della tolleranza verso la diversità, Cappuccetto Rosso tocca il tasto della sicurezza e Rocky scala i gradini del reddito a colpi di sinistro.

E volendo tutte e tre le storie potrebbero essere il calco di una via di realizzazione personale (ma quale storia in fondo non lo è?).

Le differenti interpretazioni potrebbero dare vita a un acerrimo dibattito tra gli appassionati di queste storie e li vedremmo accapigliarsi su chi ha la visione migliore.

Una cosa è certa: tutti penserebbero di aver ragione.

Ci aveva già pensato il sommo Dante, quando nell'epistola a Cangrande Della Scala spiega le quattro chiavi di lettura della sua Commedia: c'è Dante che fa un giro nei regni d'oltretomba, arrivando all'illuminazione finale, ma questo - dice il sommo - è anche il racconto dell'anima cristiana che si salva dalle grinfie del male, nonché il racconto simbolico di come l'umanità sia uscita dalla schiavitù grazie all'avvento di Cristo, e di come tutti noi passeremo a miglior vita andando lassù (o laggiù a seconda della condotta).

Una storia, quattro "sensi" (così li chiamava lui) diversi.

Racconta una storia che abbia più significati e permetterai ai tuoi lettori di trarre le proprie conclusioni e di scommetterci su.

Naturalmente, c'è una ragione per cui Dante ha potuto ottenere questo risultato (e anche Swift, la coppia Perrault/Andersen e Stallone): la sua storia scava nell'essenza dell'essere umano, non necessariamente fornendo risposte, ma senz'altro ponendo domande.

Domande che restano in noi, lettori, ascoltatori, spettatori e - perché no? - scrittori appassionati di storie.

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