giovedì 17 febbraio 2011

Storie circolari: nella fine è l'inizio

Qualche anno dopo il disastro jugoslavo, il bellissimo film di Milcho Manchevski, Prima della pioggia raccontava una storia meravigliosa quanto impossibile: tre episodi nei quali il terzo si riallaccia al primo, in barba alle più note leggi fisiche.

Forse non è un caso che nello stesso anno Quentin Tarantino regalasse al mondo quella strana cosa che è Pulp Fiction: anche questa storia gioca con l'intreccio temporale delle vicende dei vari personaggi che si inanellano tra loro in una giostra di rimandi reciproci.

Narrare di solito vuol dire raccontare fatti che si sviluppano nel tempo e il tempo - si sa - non torna indietro.

Eppure nei mondi possibili della narrazione, questo espediente del racconto che ritorna su sé stesso è stato più volte sperimentato con successo.

domenica 13 febbraio 2011

Lupus in fabula: come ti disegno il cattivo di turno

Lupus in fabula naturalmente non si riferisce al lupo di Cappuccetto Rosso ma al suo antenato delle favole di Esopo o Fedro.

Certo, quello della povera Cappuccetto Rosso è cattivo forte, tanto che Andersen non se l'è sentita di lasciare la versione di Perrault - in cui il lupo mangia la bambina e vissero felice e sazio lui e digerita e assimilata lei - ma ha tirato fuori dal cilindro il cacciatore (Celentano era ancora in via Gluck).

Però anche il lupo della favola classica tanto simpatico non è, anzi: ha le tipiche caratteristiche di superbia, cupidigia e arroganza che gli attribuiranno fino a tutto il medioevo, Dante compreso quando lo incontra ai piedi del monte insieme alla lonza e al leone (in più quella era una lupa e si sa che le donne ne sanno una più del diavolo).

Dunque il cattivo ci vuole: cosa sarebbe D'Artagnan senza Richelieu o Renzo Tramaglino senza Don Rodrigo?

venerdì 4 febbraio 2011

Una storia, tanti significati

Ascoltare una storia, o leggerla, o magari vederla in un film: difficilissimo trovare qualcuno non disposto a usare due ore della sua vita per svolgere quest'attività.

Ma di chi è il merito?

Delle storie, certo.

Ma non perché le storie abbiano conseguenze nella vita pratica delle persone (non è da escludere, ma non è un evento né frequente né basilare).

Al lettore (come all'ascoltatore o allo spettatore) piace una storia che gli parli di sé.

È questo che cerca: riconoscersi in quelle pagine, in quelle parole, in quei fotogrammi.

Le persone, a volte, credono davvero che con quella storia tu parli di loro, ci metterebbero la mano sul fuoco.

Per questo, due o più persone che abbiano letto, ascoltato o visto la stessa storia riescono a darne versioni completamente differenti.

giovedì 3 febbraio 2011

L'io narrante tra prima, seconda e terza persona

Mi chiamo Eva, che vuol dire vita, secondo un libro che mia madre consultò per scegliermi il nome.
(Isabel Allende, Evaluna, 1987 Feltrinelli)



Stai per cominciare a leggere il nuovo romanzo "Se una notte d'inverno un viaggiatore" di Italo Calvino. Rilassati. Raccogliti. Allontana da te ogni altro pensiero. Lascia che il mondo che ti circonda sfumi nell'indistinto.
(Italo Calvino, Se una notte d'inverno un viaggiatore, 1979 Mondadori)


Vadinho, il primo marito di dona Flor, morì a Carnevale, una domenica mattina, mentre ballava un samba vestito da baiana in Largo 2 Luglio, non lontano da casa sua.
(Jorge Amado, Dona Flor e i suoi due mariti, 1966 Garzanti)

Questi tre incipit (a proposito di incipit, una risorsa fondamentale è http://www.incipitario.com/ che permette ricerche veloci e mirate) sono un ottimo esempio di come la scelta della persona verbale produca effetti diversi nel lettore.

La Allende ci "trafigge" sin dall'inizio con il suo personaggio che in prima persona si presenta.

Calvino ci spiazza, non solo perché si rivolge a ogni singolo lettore col tu ma anche per l'autoreferenzialità: l'autore del romanzo parla dello stesso libro che il lettore ha tra le mani.

Infine, Amado dipinge la scena iniziale invitandoci a guardarla dall'esterno, grazie alla terza persona.

La scelta della persona influenza direttamente la relazione tra il lettore e i personaggi.

martedì 1 febbraio 2011

La concentrazione è tutto!

In che modo ti concentri sul tuo racconto?

Cosa fai quando così tante idee saltano nella tua testa e non riesci a trovare il tempo di portarne a termine almeno una?

Forse hai già avuta quest'esperienza: intraprendi l'avventura di scrivere il tuo primo racconto, poi la creatività risvegliata te ne fa immaginare un secondo, e allora lo abbozzi, finché in un turbine di produttività ne tiri fuori un terzo, del quale butti giù idee, personaggi, addirittura qualche paragrafo.

Poi però ti rendi conto che tutti questi "moncherini" di racconto hanno un effetto deleterio su di te: ti distraggono.