Prima persona, terza persona...
Il novantanove per cento e oltre di tutta la letteratura mondiale è scritta con questi due unici punti di vista.
Quando però ci capita tra le mani un racconto in seconda persona, in cui la voce narrante ci si rivolge con il tu, avvertiamo qualcosa di strano, di anticonvenzionale, al limite dell'accettabile, ma incredibilmente efficace per dare un tocco davvero nuovo a una storia.
Scegliere il punto di vista è essenziale per dare al lettore una precisa prospettiva dalla quale assistere alla storia narrata.
Anche la seconda persona permette di fare questo, ma il modo specifico in cui lo fa la rende una soluzione originale, da provare almeno una volta nel tuo percorso di scrittura.
Sei in scena
Sembra voglia dire questo, la voce narrante che si rivolge direttamente al lettore.
Se scritta al presente, una storia in seconda persona crea nel lettore l'illusione di sperimentare la vicenda come fosse la propria.
Con l'aiuto di descrizioni e dialoghi che allarghino ogni tanto la visuale globale, l'uso del tu crea un senso d'urgenza, una propulsione in avanti per il racconto che trascina chi legge.
Come in questo esempio.
Sei in ritardo. Con un tamburo nel cuore, corri su per le scale mentre il treno stride il suo ingresso al binario per la brevissima fermata. Ti fai campione di slalom tra i passanti fermi sui gradini di una lentissima scala mobile, e prima che gli ultimi tre vengano ingoiati nel sottosuolo, ti catapulti verso i vagoni, ed è un attimo prima che la porta sbuffante faccia il pelo al tuo braccio prima di richiudersi, ma sei riuscito a non perderlo.
Ci sei solo tu e l'autore
Con la seconda persona può svilupparsi un senso d'intimità tra te che scrivi e chi ti legge.
Il modo più usuale per scrivere in seconda persona, infatti, è la lettera, che l'autore rivolge a un preciso interlocutore.
Egli racconta eventi passati, riflette sui suoi sentimenti attuali, addirittura fa domande che inevitabilmente cadono addosso al lettore.
Non è necessario usare una vera e propria lettera, ma lo stile della medesima è sufficiente a creare questa vicinanza.
Puoi alternare la prima persona per narrare che cosa succede al personaggio, e la seconda persona per riflettere col lettore sui fatti narrati.
Il cambio di prospettiva renderà più emozionante la percezione della vicenda.
La seconda persona crea affettività con chi legge, maggior coinvolgimento e quindi molto più interesse per le sorti dei personaggi.
Mi hai proposto di vederci in quel bar. Le cose non stavano andando bene tra noi, anche se non avrei saputo dire esattamente perché e in che senso. Sono cose che si avvertono nell'aria, non lo dicevi anche tu? Io lo avvertivo chiaramente, ne sarei uscito con le ossa rotte e forse anche con qualche organo, magari quello al centro del petto. Tutti e due abbiamo sbarrato gli occhi quando ho chiuso la porta del bar dietro la mia sciarpa agitata, e ci siamo detti senza una parola che la fine non si poteva più evitare.
Effetto sorpresa
Proprio perché non è usata quasi mai, la seconda persona darà un senso di freschezza al lettore.
Ma anche per te che scrivi sarà una nuova sfida.
Fare lo sforzo di intessere quasi una conversazione con chi legge, invece di limitarsi a fare i narratori onniscienti, dare peso alle ricadute emotive dei fatti invece che alle mere azioni, richiamare alla memoria l'ipotetica confidenza e comunanza con quel tu cui ti rivolgi per intessere un dialogo basato su un linguaggio comune, sono tutti elementi di questo cimento.
Una doppia sorpresa, che avvicina ancora di più la tua scrittura a chi la leggerà.
Molto interessante il tu. Ci sono esempi di racconti o storie di autori famosi che hanno usato il tu?
RispondiEliminaDevo dire che e' molto intrigante l'uso della seconda persona. Risulta avvincente e credo possa funzionare molto bene in una storia d'azione.