sabato 29 dicembre 2012

Raccontare o raccontarsi?

Quando si dice che la buona scrittura arriva dal cuore, s'intende comunemente il racconto di eventi vissuti nella vita reale?

È necessario essere stati i protagonisti dei fatti che poi trasferiremo nelle pagine, per coinvolgere il lettore fino a immergerlo nella vicenda e nelle emozioni dei personaggi?

Difficile dare una risposta univoca.

Sicuramente, il successo di romanzi in forma di diario o di memoriale e di film basati su storie vere pende a favore di quest'ipotesi.

Magari il lettore, sapendo che si tratta di qualcosa di realmente accaduto, sente soddisfatta anche la sua voglia di informazione e il racconto romanzato su fatti veri gli ispira più fiducia.

Questo non vuol dire che una bella storia di fantascienza non possa essere apprezzata, ma che le emozioni che può trasmettere un racconto basato su eventi realmente accaduti sono più facilmente condivisibili e riconoscibili.

Quindi, il vecchio adagio scrivi ciò che conosci sembra trovare conferma in questo ragionamento.

Ma se le cose stanno così, che cosa dovrebbero fare tutti gli aspiranti scrittori che ritengono di non avere una vita sufficientemente ricca di avvenimenti da raccontare, ritenendola noiosa e di alcun interesse per chicchessia?


Ferma restando la raccomandazione a scrivere bene, prescindendo dall'argomento o dalla situazione narrata, forse c'è un sistema per scrivere racconti interessanti a partire da ciò che sappiamo, pur ritenendo le nostre esperienze poca cosa.

Da un parte c'è la tua vita, della quale hai piena conoscenza.

Dall'altra c'è la tua abilità nello scrivere, aggiungendo dettagli e punti di vista, colpi di scena e spessore drammatico, capaci di trasformare gli eventi in qualcos'altro, scene del tuo romanzo.

Quando uno scrittore sostiene di non aver vissuto vicende particolarmente avvincenti da poterle raccontare, quasi sempre sta nascondendo altro: il timore di essere riconoscibile attraverso quelle pagine.

Se aggiungiamo che ogni scrittore, soprattutto nei suoi primi lavori, proietta vagonate di sé stesso in ciò che scrive, il timore è comprensibile anche se non sempre giustificabile.

Quando però ti dicono di scrivere ciò che conosci, non significa che dovrai attenerti per forza alla tua vita, alle tue vicende e alle tue azioni.

Immagina di mettere insieme la personalità del tuo migliore amico con le qualità di un'altra persona della tua cerchia di conoscenze.

Oppure, usa la tua personalità, fai di te il protagonista, col tuo carattere e il tuo modo di pensare e reagire, ma spostati nella vita di qualcun altro abbastanza vicino a te da conoscerne gli elementi chiave, come può essere un tuo parente, il tuo vicino di casa, persino un personaggio famoso.

Le combinazioni possono essere innumerevoli e vale la pena esplorarle.

L'immaginazione di chi scrive, accoppiata con la conoscenza di esperienze proprie e altrui, vestita di abilità e tecnica, saranno la miscela vincente per una grande storia.

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