Ma hai riflettuto bene sulla voce narrante?
Chi è il narratore della tua storia?
Hai scelto di raccontare dall'esterno, o immedesimandoti in uno dei personaggi?
Sono scelte che cambiano radicalmente l'effetto della tua storia sul lettore, e se vuoi approfondire il tema comincia a leggere questo post.
Voglio metterti in guardia dall'uso del narratore in prima persona, senza tuttavia scoraggiarti dal provarlo.
Sappi però che è una modalità che facilmente induce in errore.
La narrazione in prima persona, infatti, tende a essere troppo autoreferenziale, il personaggio narrante finisce col sovrastare gli altri, e questo diminuisce la complessità del tuo racconto.
Soprattutto, la prima persona porta chi scrive alla monotonia lessicale, alla debolezza scenica e alla lentezza espositiva.
Io racconto è il prototipo delle frasi (sbagliate) di una narrazione in prima persona.
Il personaggio dirà (io) ho fatto questo, poi ho visto quest'altro, quindi ho sentito quest'altro ancora eccetera.
Detta così, la vicenda del personaggio sembrerà una lista di cose esperite, e le liste - come io insegno da quest'altra parte! - servono per i testi informativi, non per raccontare.
Scappai con il cuore a mille per il vicolo. Sentivo quell'uomo pestare gli stessi miei passi. Poi vidi il cancelletto cigolante come via d'uscita. Afferrai le sbarre scuotendole, si aprì e m'infilai sbattendolo alle mie spalle.
Ogni fase di questa sequenza è mediata dai sensi del personaggio che comunicano al lettore le immagini.
Ma siamo sicuri che narrare in prima persona significhi dire al lettore che è il personaggio che guarda, sente, tocca e così via?
Certo che no, una cosa è la persona, un'altra i punti di vista.
Riscriviamo dunque il brano, variando questi elementi.
Il cuore batteva a mille non appena imboccai il vicolo. Sui miei passi, quell'uomo pestava con forza per starmi dietro. A pochi metri, il cancelletto cigolante richiamava la mia fuga. Afferrai le sbarre scuotendole, si aprì e m'infilai sbattendolo alle mie spalle.
Nota che il finale del brano è invariato, perché l'io racconto funziona sempre bene quando il personaggio compie delle azioni fisiche precise.
La narrazione in prima persona dà l'illusione che le vicende del personaggio siano abbastanza vive solo perché è lui stesso a raccontarle.
Così, finisce che gli autori tendono a riferire i fatti più che a mostrarli in forma attiva.
Ne abbiamo già parlato diffusamente qui, ma ci ritorno proprio perché è uno dei problemi tipici della scelta sulla prima persona narrativa.
Non riuscivo a credere che fosse accaduto di nuovo. Sono un padre di famiglia, porto i bambini al parco, vero? E se porto i bambini al parco non li taglio a pezzi. Fatemi uscire dal sonno.
Intanto, riuscire a credere è già un pensare invece che un agire.
Poi, la riflessione sul portare i bambini al parco potrebbe essere sostituita con il portarceli!
Non ci credevo, l'avevo fatto di nuovo! Mio figlio stacca la sua mano dalla sua e corre nell'erba, io controllo che si diriga alla giostra, e la mano aperta con lo sguardo alto sono la stessa posa che assumo quando faccio sgocciolare il sangue e controllo che in giro non ci sia nessuno. Fatemi uscire dal mio stesso incubo!
Un tempo, i narratori esterni e onniscenti erano criticati perché l'autore rischiava sempre di farli parlare troppo a lungo dei loro pensieri più che dei personaggi e della storia.
Siamo certi che con la narrazione in prima persona, questo problema sia risolto?
Per niente, anzi, è raddoppiato.
Chi scrive, infatti, potrebbe pensare che tutti i pensieri del personaggio siano importanti e che sia necessario farli conoscere al lettore, errore tremendo.
Il risultato è spesso un rallentamento (noioso) della vicenda.
"Che cosa ci sta succedendo?" mi chiese Monica.
Mi venne da singhiozzare. Lei non aveva la minima idea di quanto fosse diventata mostruosa la mia vita. Non sapeva nulla delle smanie che mi spingevano alla crudeltà. (Segue la lunga descrizione delle mostruosità e crudeltà, n.d.r.)
Tralascio la lunga parte descrittiva, perché altrimenti non si capisce che la scelta di far pensare il personaggio invece di farlo agire, è deleteria.
Ecco come risolvere.
"Che cosa ci sta succedendo?" mi chiese Monica.
Mi venne da singhiozzare. "Quello che hai davanti è un mostro, Monica". Buttai la sacca sul letto, feci perdere il mio sguardo sulla parete, poi inclinai il viso verso il suo orecchio. "Non riesco a fermarmi, sto facendo del male".
Narrare in prima persona è bellissimo, sia per chi legge che per chi scrive, sia chiaro.
Se riesci a evitare i contro di questa modalità, che spero di averti illustrato in modo soddisfacente in questo post, riuscirai senz'altro a giovarti dei molti pro che questa forma offre.
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