venerdì 15 giugno 2012

Sbagliando s'impara... a scrivere: dialoghi

Scrivere un buon dialogo non è cosa semplice, e l'argomento non si esaurisce mai.

Non solo ho scritto questo e quest'altro post sul tema, ma l'abilità di far parlare i personaggi tra loro è trattata nei miei corsi sia in Accademia del romanzo sia in quello specifico Tutto sul dialogo.

Un dialogo si può sbagliare per questioni di contenuto, per come abbiamo disegnato i personaggi, per problemi di coerenza narrativa.

Tutti questi problemi si risolvono leggendo e scrivendo in continuazione, con l'esperienza.

C'è però un tipo di errore che si può correggere fin dall'inizio, ed è l'uso di legature e descrizioni.

La legatura è l'informazione su chi sta parlando, per esempio "Non farmi ripetere sempre le stesse cose!" disse Maria.

La descrizione è l'informazione su che cosa fa chi sta parlando e/o chi ascolta, per esempio "Ti sto ascoltando, non vedi?" rispose con gli occhi bassi Alfredo, mentre Maria seguitava a percorrere la stessa mattonella su e giù.

Come usare al meglio questi due strumenti ed evitare gli errori più comuni?


Per la legatura:

  • non esagerare: non c'è bisogno di dire lui disse/lei disse alla fine di ogni battuta; quasi sempre, i dialoghi in un racconto o in un romanzo sono - come dice la parola - dialoghi, cioè scambi a due, e con sole due persone è difficile sbagliarsi nell'assegnare le parole; va da sé che se i parlanti sono più di due, dovrai usarne la quantità necessaria
  • non usare troppi verbi: disse a conti fatti è sempre la migliore soluzione; in casi eccezionali, quando la scena lo richiede e sarebbe incoerente fare altrimenti, allora puoi variare; se due parlano affacciati al finestrino di un treno difficilmente lei disse ma probabilmente gridò; se il dialogo si svolge di notte in un dormitorio, lei sicuramente sussurrò
  • non farne a meno: ci sono racconti che cominciano col dialogo, e già questo personalmente non mi mette nel miglior stato d'animo, ma è una questione di gusti; ci sono dialoghi che cominciano (e continuano) senza le legature, ed è vero che leggendolo tutto alla fine capisci chi dice A e chi dice B, però lo scrittore non si rende conto che facendo a meno delle legature ti costringe a un doppio lavoro; il tuo cervello sa che deve capire il contenuto dei discorsi e contemporaneamente assegnare le battute all'uno o all'altro; secondo me, questo mette a rischio il piacere della lettura
  • mantieni la coerenza: se usi le virgolette, usale sempre; se fai come gli americani, che chiudono con segni di punteggiatura ogni linea di dialogo all'interno delle virgolette, fallo sempre; però, se sei in Italia, direi di non farlo, e ricordati che se chiudi una linea di dialogo senza legatura, al suo posto mettici comunque un punto.
Per la descrizione:
  • non combinare legature e descrizioni: come nell'esempio fornito sopra, si creano mostri illeggibili, e soprattutto il lettore comincia a trovare prevedibile questo trucchetto; se proprio devi scegliere tra le due, scegli la descrizione, perché ti permette di caratterizzare il personaggio
  • non usarle al posto delle legature: hanno due funzioni differenti, eppure c'è un sacco di gente che aggiunge azioni ai personaggi dialoganti che non hanno alcuna importanza, se le togliessimo il racconto non cambierebbe; quando è il momento di legare lega, quando devi descrivere descrivi
  • non inserirle a metà battuta: mentre puoi inserire una legatura nel bel mezzo di una battuta, quando è molto lunga, non ti consiglio di fare lo stesso con la descrizione, perché spezza la comprensione del discorso del personaggio, facendo passare il lettore dalla modalità uditiva (con la quale egli sente le parole del personaggio) a quella visiva (con cui lo vede agire)
Se riesci a evitare questi comuni errori, non solo rinforzerai le conversazioni dei tuoi personaggi, ma realizzerai dialoghi formalmente professionali.

È o non è quello che vuoi?

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