sabato 14 maggio 2011

Sei un mito? Smetti subito!

Di' la verità, quante volte hai pensato a quanto sarebbe affascinante la vita dello scrittore, mettendo l'arte al primo posto, onorandola in modo febbrile, scrivendo dove capita per non lasciarsi sfuggire l'ispirazione, e arrivare al successo con un racconto scritto di getto e giunto per puro caso nelle mani di un editore mecenate che solo il destino può aver indirizzato sui tuoi passi?

Quante volte ti dici che questo dannato mondo basato sul denaro farebbe bene a svoltare una volta e per tutte verso la bellezza e l'arte?

Quante volte hai sospirato per la fine del romanticismo?

Va bene, diciamo che sto parlando di me e che tu non hai mai fatto pensieri del genere.

E mi ricordo di me immerso in queste idee, grazie ai quaderni del mio passato - ripresi di recente per preparare una delle lezioni dei miei corsi sulla scrittura diaristica - dai quali riecheggia tutta una mitologia dell'artista, il "personaggio" che avevo eletto nella mia adolescenza a modello da incarnare.

L'idea stereotipata di scrittore artista prende piede maggiormente tra chi vuole scrivere narrativa.

Gli scrittori di testi espositivi e argomentativi sono più immuni, soprattutto perché il loro tipo di scrittura li àncora costantemente alla dura realtà.

Oggi voglio esaminare per te e con te il mito dello scrittore per metterne in evidenza i lati "pericolosi", i più difficili da vedere perché si resta abbagliati dal suo fascino.


Ci sei solo tu
L'effetto più deleterio del mito dell'artista è credere che ciò che fai si basi interamente su di te, su ciò che hai dentro, e su ciò che "senti".

Pensare alla scrittura come autoespressione, come proiezione di sé, come l'afflato della nostra anima sulla pagina si accompagna spesso a una chiusura orgogliosa, se al mondo non piace ciò che scrivo tanto peggio per il mondo.

Una cecità onnipotente.

L'autenticità è fondamentale, a patto che tu la usi per trasmettere la tua gioia sincera per ciò che fai.

Essere autentici non vuol dire scrivere quello che ti passa per la testa, mai.

Smetti di preoccuparti solo di chi sei tu e chiediti che cosa piace al lettore, come si fa e soprattutto se fa per te.

La scrittura è altruistica, sempre.

Diaboliche perseveranze
Sì, per costruire un seguito di lettori ci vuole tempo.

Ma quanto?

Da una parte ci sono storie troppo mitiche per essere vere, di persone che si sono ritrovate in cima al successo con un proprio testo in quattro e quattr'otto.

Dall'altra, magnifiche vicende di altri scrittori che solo quando avevano ormai perso le speranze di vedersi pubblicati hanno finalmente trovato la porticina giusta.

E questo grazie alla loro perseveranza, si dice.

Nessuno mai ipotizza che in realtà ciò sia dipeso dal fatto che essi prima facevano qualcosa di sbagliato e che, per tentativi ed errori, siano poi arrivati a ottenere un risultato.

Il mito dello scrittore spesso comporta il pensare che un giorno si accorgeranno di me.

ma è esattamente il contrario: sei tu che devi andare verso il lettore.

E per arrivarci devi imparare a sbagliare sempre di meno, e devi impararlo più rapidamente che puoi.

Studia.

In nome dell'amore
E mai del denaro.

L'idea del boehémien è dura a morire.

Così, chi dovesse dichiarare di voler spremere quattrini dalla sua vena artistica verrebbe tacciato di perversione.

Intanto ci sono artisti che inchiodando un puppet o impiccando manichini intascano le tue e le mie tasse.

Ma di che stiamo parlando?

C'è bisogno di entrambe le cose, dell'arte come del guadagno.

Senza il guadagno non avresti la forza di gioire dell'arte.

Non solo scrivere
Essere fieri della propria passione per la scrittura è giusto.

Chi fa cose più belle e meravigliose delle nostre?

Chi altri, come noi, può afferrare la prima idea che svolazza nell'aria e con pochi tratti d'inchiostro comunicare un'emozione agli esseri umani?

Meraviglioso, prezioso, unico.

Ma non credere che si tratti solo di questo.

Non solo ti tocca scrivere, ma anche creare una rete, pensare a come far conoscere ciò che hai scritto, prevedere una modalità di feedback, curarti del rapporto con chi ti legge.

Cosa ne diresti di una madre che dopo i suoi nove mesi di gestazione lasciasse la sua creatura al suo destino?

Non fare lo stesso con il tuo testo.

Non puoi essere solo scrittore.

Assumiti la responsabilità di curarti in prima persona del percorso che il tuo testo farà da te al lettore.

Tu perché leggi?

Provo a rispondere: perché l'hai fatto e quell'esperienza ha cambiato qualcosa dentro di te.

Perciò lo rifai.

Ora mettiti dall'altra parte, dal lato dell'autore.

Non è la scrittura materiale che gli piace, ma è vedere come le sue parole toccano coloro che le leggeranno.

Se vuoi questo, non trincerarti dietro l'idea che tu hai fatto il tuo, perché aver messo quelle parole su quelle pagine è solo come aver aperto la porta di casa: la passeggiata è appena iniziata.

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