sabato 27 novembre 2010

Come sabotare la propria carriera

Durante la teleconferenza di mercoledì 25 novembre, ho spontaneamente affermato che ci si può dichiarare scrittori solo se si riempiono pagine, il che significa meritarsi il diritto a dichiararsi scrittori attraverso il dovere di comportarci da scrittori.

Ma a volte siamo noi stessi il nostro peggior nemico, soprattutto quando è il momento di creare e costruire la nostra carriera.

Ecco alcune forme molto comuni di autosabotaggio che forse, da scrittrice o da scrittore, hai già sperimentate o sperimenterai:


  1. Non scriviamo con regolarità. Questa è senz’altro la forma più diffusa di autosabotaggio. Invece di scrivere, pianifichiamo di farlo, poi parliamo con noi stessi o con gli altri di quanto speriamo di poter scrivere prima o poi. Ti suona familiare?
  2. Non rendiamo pubbliche le nostre composizioni. Parecchi scrittori hanno tra le mani lavori pronti. Ma non li lasciano leggere, né alle case editrici né tantomeno a persone care. In rari casi lo fanno, ma sono davvero troppo rari. Eppure è una costante di molti scrittori di successo, aver scritto e inviato molti dei loro lavori con costanza per farsi pubblicare, per questo, non tirar fuori dal cassetto i propri scritti è una forma di autosabotaggio a tutti gli effetti.
  3. Non cerchiamo occasioni per scrivere con impegno. Vedo accadere spesso questo, in alcune persone che si servono dei servizi di writing coach o di lettori che mi hanno contattato per esprimermi il loro desiderio di scrivere. Ma nessuno può aspettarsi di ricevere dagli altri incarichi e proposte di scrittura senza iniziare a crearsele da sé, e oggi, grazie a internet, le possibilità si sono moltiplicate a dismisura. Cosa aspetti?
  4. Non facilitiamo il lettore, sia esso un lettore professionista di una casa editrice o un nostro amico. Soprattutto i giovani tendono a cercare la novità a tutti i costi, rompono le regole per principio, ma il risultato nella maggior parte dei casi è sgradevole. Ne fanno una questione di libertà espressiva, ma scrivere per sentirsi liberi è un conto, scrivere per essere letti è un altro. Rompere le regole per il solo piacere di farlo, pensando di creare la novità del momento, è la prima ragione per la quale gli editori ti scarteranno.
  5. Non scegliamo il nostro lettore con precisione. Non mi stancherò mai di dirlo, scriviamo per qualcuno, non dobbiamo dimenticarcelo. Ma se scriviamo per qualcuno, dobbiamo scrivere ciò che interessa a questo qualcuno, quindi apriamo pure il nostro blog o il nostro sito, ma miriamo bene affinché il lettore a cui ci rivolgiamo possa trovare ciò che davvero cerca.

Stai sabotando la tua carriera in uno di questi modi?


Hai bisogno di una mano per superare l’autosabotaggio?

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