sabato 13 novembre 2010

Scrivere come Alice nel paese delle meraviglie

La creatività è una sottile e magnifica danza tra la nostra parte razionale e quella intuitiva, tra la parte sinistra e quella destra del cervello, tra la tecnica e l'immaginazione.

Ho aperto così la teleconferenza La creatività è di tutti, giovedì 11 novembre, su un tema che dovrebbe stare a cuore a chiunque voglia cimentarsi nell'arte di scrivere.

Ora la teleconferenza si può ascoltare in mp3 iscrivendosi in questa pagina.

Entrambi i partners in questa danza sono assolutamente necessari e c'è bisogno che siano in proporzioni uguali, il che vuol dire che l'immaginazione è importante quanto la tecnica, e viceversa.

Il problema principale che ho notato e noto nel mio insegnamento è la prevalenza della parte razionale.

Le persone vorrebbero avere le storie belle pronte e i testi scritti in quattro e quattr'otto.

Vorrebbero saltare il processo creativo, buttare le parole giù sulla pagina e mettere la parola fine a proprio testo.

Benché non ci sia nulla di sbagliato nel voler finire un testo, è comunque nel processo della scrittura che chi scrive può vivere una profonda e soddisfacente esperienza nella propria creatività.

Gertrude Stein la metteva in questi termini:


tu non sei nato nel grembo di tua madre già formato come essere umano; la parte migliore della tua scrittura è tutto ciò che tu adesso non conosci; se già conosci tutto allora non è più creare, ma scrivere sotto dettatura.

In questo ragionamento si cela un paradosso: in realtà quando noi scriviamo a partire dall'immaginazione stiamo comunque scrivendo ciò che sappiamo, ma da un livello di conoscenza così profondo da non sapere noi stessi che lo sapevamo, finché non riusciamo a svelarlo, o meglio, a rivelarlo nella nostra scrittura.

È questo è un punto sul quale si dovrebbe meditare a lungo.

Quando siamo immersi davvero nel processo, scopriamo dentro di noi i mondi dei quali ignoravamo l'esistenza.

Come quando la Alice di Lewis Carroll, seguendo il coniglio, piomba nel paese delle meraviglie, che è la metafora perfetta del viaggio creativo, viaggio che non può mai svolgersi nel mondo reale e consapevole.


La scrittura creativa si origina dall'oscurità, dal caos, da quel paese delle meraviglie che è dentro di te.

Incontrando le creature di questo paese, come fa Alice, incontrando il coniglio, il gatto, la regina, le scimmie volanti, i mostri, o l'equivalente, la tua personale versione di queste creature, puoi immergerti nella tua creatività.

E bada che non si tratta di qualcosa che ha a che fare col genere: non c'è bisogno di essere scrittori fantasy o horror per aprire il proprio inconscio, ma il viaggio dovrebbe comunque avere metaforicamente il gusto fantastico di questi generi.

Certo, la libertà necessaria a calarsi nel proprio paese delle meraviglie è tremenda, perché il tuo critico interiore ha una paura immane della tua parte creativa e inconscia, teme i tuoi sentimenti, i tuoi sogni e le tue intuizioni, perché hanno il sapore di un salto nel vuoto.

Tutti abbiamo un critico interiore, e in tutti noi si tratta di un critico che non ha immaginazione.

Egli conosce solo le cose che già sa, ama l'ordine e la stabilità.

La sua casa è quella del pensiero lineare, del giudizio, del linguaggio e della valutazione.

Perciò, se tu inizi il tuo testo cercando subito la perfetta frase d'apertura o il paragrafo impeccabile, stai andando dritto incontro a problemi.

Quante volte spendiamo ore, tutte in una volta o in più fasi, sprecandole alla ricerca della perfezione, scoprendo poi che stiamo girando a vuoto.

Finiamo così disgustati e depressi, con il critico interiore che signoreggia.


  • Non scriverò mai, non mi resta che rinunciare.
  • Nessuno vorrà mai leggere ciò che scrivo.
  • Quanto tempo ho buttato! Sarebbe stato meglio fare qualcos'altro.
  • Sono uno stupido! Mi manca proprio il gene della creatività.

Queste frasi, o roba simile, ti suonano familiari?

È il borbottio del critico interiore.

Confronta questo scenario con quello della scrittura nel segno della creatività.

Il tempo fluisce senza essere notato.

Quando finisci di scrivere, provi esaltazione e un senso di benessere e completezza.

Una completezza che non ti fa neanche venire in mente di rileggere ciò che hai scritto, ci sarà tempo per farlo.

Il ricordo della tua seduta di scrittura rimane con te a scaldarti.

Il giorno dopo non vedi l'ora di rileggere ciò che hai scritto, con entusiasmo.

E quando lo hai fatto questo ti delizia.

Che meraviglia, pensi.

E ti stupisci perché non hai memoria precisa delle parole che hai scritto: tu, ossia la tua parte conscia, razionale, in realtà non hai scritto nulla.

Tu, sempre la tua parte razionale, non eri lì a pensare al linguaggio esatto da usare.

Hai messo per un po' da parte il tuo sé conscio per lasciare spazio ai tuoi personaggi e al fiorire della tua storia.

Hai scritto col cuore con la pancia.

Hai fatto un tuffo nel paese delle meraviglie.

Questo è fare un'esperienza di scrittura viscerale, e scrivere dovrebbe essere prima di tutto un'esperienza fisica, e quindi viscerale.

Devi usare il tuo corpo per sentire le tue storie e i tuoi personaggi.

Nella scrittura creativa, questo vuol dire diventare per un po' i tuoi personaggi, e può accadere solo nel paese delle meraviglie.

Lì dove il tuo critico interiore non può arrivare, hai la possibilità di un'esperienza creativa veramente libera dove ti aspettano storie e personaggi appassionanti.

Allora la vera danza può iniziare.

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