domenica 17 marzo 2013

Questioni di protagonismo

Chiunque legga una storia o guardi un film ci mette ben poco a capire chi sia o chi siano i protagonisti della vicenda.

Prima ancora che lo si possa spiegare, l'emergere di un personaggio sugli altri appare come un'evidenza.

Naturalmente, anche chi ama scrivere possiede questa capacità.

Tuttavia, quando si passa dietro la scrivania e si prova a scrivere una storia, si scopre che scegliere, definire e raccontare un protagonista non è affatto semplice.

Se il protagonista non ha tutta una serie di requisiti, che la letteratura e la narrativa in genere hanno messo in luce sin da quando l'uomo narra, allora la storia non avrà un perno attorno al quale ruotare.


Chi è il protagonista?
A volte si definisce il protagonista come l'eroe o il personaggio principale.

Ma ci sono storie nelle quali questo particolare personaggio non ha nulla di eroico, come Macbeth, e altre storie nelle quali i personaggi secondari o addirittura gli antagonisti o i personaggi secondari hanno più luce dei protagonisti, come accade ne I fratelli Karamazov.

Scrivere una storia significa tracciare il destino di un certo numero di personaggi.

Allora possiamo definire il protagonista come colui che ha un destino più influente degli altri sull'economia globale della storia narrata.

Il motivo per cui è possibile scrivere una storia senza pianificarla prima - e quindi senza stabilire a monte chi sia il protagonista - è proprio il fatto che i destini, il futuro dei personaggi, nei primi passi di una storia, può essere ancora incerto e solo più avanti si potrà capire chi ha il futuro più gravido di conseguenze.

Perciò puoi tranquillamente cominciare a scrivere un racconto e successivamente chiederti di chi sia il destino più importante per la storia e per te che la scrivi.

Un protagonista di riflesso
L'essere umano percepisce il mondo attraverso i contrasti.

Il bianco sembra ancora più bianco se inserito in un contorno scuro, per esempio, ma questo principio vale anche nelle scelte umane, quando diciamo di aver optato per il meno peggio, cioè aver scelto qualcosa che di per sé non era un granché ma che confrontata con altre cose peggiori finiva per risultare migliore.

Questo concetto ci è utile anche nel disegnare il protagonista.

Molti personaggi principali non sarebbero forse così simpatici se non avessero un avversario, un nemico, il cosiddetto antagonista talmente peggiore da far apparire il protagonista come il meglio.

Più forte sarà il tuo antagonista, più brillante, capace, divertente, più la vittoria finale del protagonista sembrerà un'impresa memorabile.

Il potere di scegliere
Se c'è una cosa che tutti i protagonisti di tutte le storie fanno, questa cosa è scegliere.

Se un personaggio non sceglie il suo destino ma si limita a subirlo, allora sarà un personaggio secondario.

Le storie più tradizionali in genere raccontano di qualcuno che vuole qualcosa e che sceglie di affrontare mille difficoltà pur di averla.

Ci sono però storie nelle quali i personaggi principali all'inizio si muovono senza immaginare minimamente a che cosa stanno per andare incontro.

E quando i fili del destino si intrecciano fino a costringerli a prendere una posizione, essi si trovano davanti a un bivio e iniziano a resistere, a cercare di venirne fuori senza conseguenze, provano insomma a non scegliere e ingaggiano una lotta con il loro futuro.

Ovviamente, come nella vita, più tempo ci vorrà per effettuare la scelta e più sofferenza comporterà la medesima, più il personaggio acquisterà magnetismo e sarà capace di coinvolgere il lettore.

Ma anche se dovesse farlo a metà della storia, quel personaggio dovrà scegliere di abbracciare il suo destino.

E anche tu che scrivi hai questo potere, il potere di scegliere chi è il personaggio più importante della tua storia e raccontarlo.

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