Arrivano i nostri!
Concludo questa miniserie sul lato simbolico della scrittura parlando dei personaggi.
Chi, se non loro, è fonte della vita che noi lettori cerchiamo avidamente e, soprattutto, noi scrittori ricostruiamo in modo appassionato?
Forse, la lettura e la scrittura di un'esistenza, seppur fittizia, nasconde una proiezione di noi stessi, dei nostri sentimenti e delle nostre aspirazioni, ora come ricerca di modello ideale, ora come identificazione e incantesimo per trascenderci.
Eroismo e dintorni
Partiamo proprio dal protagonista, l'eroe della narrazione.
Quasi ogni personaggio principale vive, attraverso la trama narrata, un viaggio di ricerca.
Egli parte da un punto per arrivare a un altro: è un viaggio spaziale.
Inizia in un tempo e finisce in un altro: disegna un arco temporale.
Comincia con un carattere per trovarsi cambiato: traccia un'evoluzione esistenziale.
Ogni romanzo è la storia di come cambiano i personaggi, soprattutto l'eroe.
Nelle storie dell'antichità, questi meccanismi sono molto più evidenti, e lo sono stati più a lungo di quanto si potesse prevedere, almeno finché Flaubert non teorizzò un romanzo senza narrazione epica e senza eroe, differenziandosi da Balzac.
Ci sono eroi segnati da profezie che assegnano loro un ruolo determinante per il futuro, che vorrebbero sfuggire al loro destino e finiscono per realizzarlo quasi loro malgrado.
Pensiamo ad Achille, conscio del fatto che avrebbe raggiunto la gloria pagando con la vita e che si rammaricherà della sua esistenza, nel colloquio con Ulisse nell'oltretomba.
Ricordiamolo, quando cerca di sfuggire alla chiamata alle armi per la guerra di Troia: Achille si travestì da donna ma secondo alcuni, quando Ulisse - giunto a chiamarlo - suonò il corno di guerra, subito spogliò i panni femminili brandendo le armi e rivelando la sua natura guerresca; secondo altri, Ulisse mostrò alle donne e ad Achille travestito una cesta che, tra le altre cose, conteneva una spada, a cui molto s'interessò Achille, svelando la sua indole e il suo amore per le armi.
Chi accompagna l'eroe?
Soprattutto per i personaggi di contorno, l'evoluzione della narrativa è stata più lenta e i comprimari, anche nel romanzo moderno e contemporaneo, continuano ad assomigliare alle tipologie di personaggio più antiche.
Intanto, proprio uno dei tipi fissi della commedia greca, l'eiron, sembra essere diventato il modello dell'eroe moderno.
L'eiron, infatti, dissimula - in maniera conscia o involontaria - le sue qualità, e si rivela essere l'eroe solo più avanti, nella narrazione, e suo malgrado.
Anche Ulisse in fondo fa lo stesso, cerca di apparire meno capace di quanto realmente sia.
Un gioco che ritroviamo nel Socrate platonico, negli eroi di Mark Twain e persino in Renzo Tramaglino.
C'erano e continuano a esserci personaggi aiutanti, ombre moderne del ruolo ricoperto dall'antico scudiero, com'era Patroclo per Achille.
Così l'aiutante di Sherlock Holmes è il dottor Watson e Adso da Melk aiuta Guglielmo da Baskerville.
Un ruolo di sostegno lo svolgono anche i saggi: se nell'epopea greca a fare questa funzione era gente come Nestore o Tiresia, nelle storie più recenti troviamo il grillo parlante di Collodi o il Gandalf di Tolkien, ma anche inaspettati mentori come la Erminia de Il lupo della steppa di Hesse, capace di riconciliare con la vita il protagonista Harry Haller.
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