venerdì 23 dicembre 2011
La scrittura simbolica - terza parte
All'amico che gli chiede se sia contento di trasferirsi dalla campagna alla città, Adriano Celentano nel 1966 rispondeva così:
ma come fai a non capire
è una fortuna per voi che restate
a piedi nudi a giocare nei prati
mentre là in centro io respiro il cemento
Era Il ragazzo della via Gluck, una canzone che all'uscita a Sanremo non ebbe neanche molto successo, ma quanto abbia segnato l'immagine stessa di Celentano per noi tutti e per lui in particolare, è cosa nota.
Ti parlo di questa canzone perché contiene un meccanismo simbolico molto importante nella creazione letteraria: il confronto/contrasto tra mondo naturale e mondo antropizzato.
Personaggi, luoghi e situazioni, nelle storie, si possono molto spesso classificare in base a queste due categorie, e la storia narrata quasi sempre non è altro che il racconto di come i personaggi, cambiando luogo, cambiano il loro stesso destino.
È passando dalla tranquilla casa materna al bosco che Cappuccetto Rosso incontra il lupo, è deviando verso lidi lontani e inesplorati che Ulisse fa scoperte incredibili sul mondo e su sé stesso invece di tornare a luoghi conosciuti, è contro l'ipertecnologica Morte Nera che Skywalker e compagni decidono di combattere lasciando le lande brulle e rinsecchite della loro terra natale (il set era in Tunisia, l'ho visitato quest'estate, e lì, tra le case troglodite di Matmata, dove hanno girato il mitico Star Wars oggi vieni accolto da una scritta bianca sul fianco della collina, come a Hollywood!).
Nella letteratura, la crescita e la maturazione del protagonista è resa spesso attraverso questo viaggio simbolico da un mondo più vicino alla natura, a un mondo urbanizzato, a volte addirittura in netto contrasto con la natura stessa, come accade al Tarzan delle scimmie di Edgar Rice Burroughs.
In alcuni casi, i protagonisti di questo viaggio hanno come scopo ultimo il ritorno al mondo naturale di partenza, come accade ad Adamo ed Eva, scacciati dall'Eden e caduti nel mondo terreno, che lasciano in eredità ai loro discendenti il compito di diventare talmente virtuosi da tornare nella Città Celeste.
Più complesso e non meno significativo, il caso di Mowgli nei racconti de Il libro della giungla di Rudyard Kipling: il "cucciolo d'uomo" infatti viene abbandonato nella giungla, così il lettore - di solito urbanizzato! - s'immedesima nel personaggio, alle prese con animali dotati di sfumature morali di tipo favolistico, e fa esperienza del contrasto tra l'essere urbano e l'essere selvaggio, tant'è che il libro ebbe molto successo nel mondo degli scout.
In alcune storie, il compito del protagonista è ricreare un nuovo, positivo, equilibrio tra mondo naturale e mondo urbanizzato, non sempre con successo.
In altre circostanze, l'eroe della storia trova nuovi significati e nuovi valori, per la sua vita, attraverso qualche forma di contatto con la natura stessa.
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