Dormi profondamente, dopo una notte passata a discutere, litigare e commuoversi con i colleghi artisti, o a cercare sollievo in dolci compagnie femminili, poi vai in giro al mattino a fare schizzi, sedendo al caffè, o appoggiandoti a qualche muretto ai bordi della Senna, e al pomeriggio ti chiudi nel tuo studio, con la tela e i colori a olio che asciugano lentamente e ti permettono di sudarci sopra con mille ritocchi, finché arriva la sera e ti senti esausto per aver dato fondo a tutta la tua creatività, ma pronto a una nuova notte da artista.
Ma la cosa più affascinante di questa fantasia è il parallelo tra la pittura e la scrittura, soprattutto nel processo creativo e produttivo.
Che cosa possiamo imparare da questo immaginario pittore impressionista e portarci nel nostro mondo reale di scrittori?
A caccia di ispirazione
Quando prendiamo nota di qualcosa, registriamo appunti, trascriviamo pensieri sporadici, è come se stessimo facendo schizzi e bozzetti dei prossimi dipinti.
Dobbiamo allora approfittare di tutti quei momenti della giornata nei quali, come il pittore al caffè o sul fiume, il mondo può entrare in noi attraverso i sensi e trasformarsi in frasi, idee, azioni, frammenti di narrazione o di dialogo, descrizione di personaggi, e prenderne immediatamente nota.
Nel farlo dobbiamo prestare attenzione ai dettagli, alle forme, alle prospettive, cioè dobbiamo osservare e trascrivere attentamente tutti quei fotogrammi della realtà che possono fare scattare in noi la storia, il racconto, la vicenda.
Disegnare schizzi è come scrivere in libertà, per catturare l'idea fondamentale del nostro racconto.
Il pittore non mostrerà mai a nessuno questi suoi bozzetti - ci penseremo noi quando sarà morto con una bella mostra retrospettiva! - così come lo scrittore non farà leggere il suo diario o il suo quaderno di appunti a qualcuno.
Sono fonti, risorse, a stretto uso personale.
Quando disegni uno schizzo, e quando prendi appunti o scrivi in libertà, lo fai velocemente, semplifichi, ma nello stesso tempo cogli i dettagli che rendono unica quell'immagine.
Infine, così come il pittore fa uno schizzo completo, che contiene in potenza il futuro dipinto, anche noi, nel prendere note, dovremmo sempre sapere o immaginare di che cosa potrebbero far parte, e non lasciarle come appunti slegati da ogni finalità e in attesa di destinazione.
Nello studio dell'artista
Hai provato a catturare le immagini meglio che puoi.
Ora è il momento di elaborare quelle immagini, di interpretarle, adottando la tua visione d'artista.
Se nel prendere nota la tua preoccupazione era di riprodurre i frammenti, come scattando delle fotografie, ora ci lavorerai mettendo parti di te.
Non devi assolutamente pensare che la prima parte del lavoro, quella della scrittura libera, sia più creativa.
In questa seconda fase del lavoro, infatti, non ti occupi più dei dettagli di ciò che era visibile e che hai registrato nel tuo taccuino.
Adesso è il momento di cogliere i dettagli della tua anima, e quella non puoi vederla come vedi una casa, una persona o come ascolti un dialogo e subito ne prendi nota.
L'anima da mettere nel tuo racconto devi interrogarla, più volte, riscrivendo e reintervenendo, per farla venir fuori da ogni angolo del tuo racconto, perché prenda vita, esattamente come il pittore nel suo studio, grazie ai colori a olio, continua a fare ritocchi, poi si allontana per guardare l'insieme, torna di nuovo a osservare molto da vicino, curando ogni millimetro, e così per tante volte e per tanti giorni.
Fino a riconoscersi nel dipinto, così come lo scrittore, fino a ritrovarsi nel racconto.
Riflettere sul parallelo tra la scrittura e la pittura, così come ogni altra forma d'arte, ti permette di imparare verità essenziali, che non possono sempre essere trasmesse a parole, come una serie di regole o di passi di una ricetta.
Non appena provi a riprodurre anche solo con una matita la realtà e la bellezza che ti circonda, tu impari che cos'è quella bellezza e come funziona.
Così accade per la scrittura, appena provi a buttar giù frasi per raccontare qualcosa.
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