sabato 27 novembre 2010

Come sabotare la propria carriera

Durante la teleconferenza di mercoledì 25 novembre, ho spontaneamente affermato che ci si può dichiarare scrittori solo se si riempiono pagine, il che significa meritarsi il diritto a dichiararsi scrittori attraverso il dovere di comportarci da scrittori.

Ma a volte siamo noi stessi il nostro peggior nemico, soprattutto quando è il momento di creare e costruire la nostra carriera.

Ecco alcune forme molto comuni di autosabotaggio che forse, da scrittrice o da scrittore, hai già sperimentate o sperimenterai:

sabato 13 novembre 2010

Scrivere come Alice nel paese delle meraviglie

La creatività è una sottile e magnifica danza tra la nostra parte razionale e quella intuitiva, tra la parte sinistra e quella destra del cervello, tra la tecnica e l'immaginazione.

Ho aperto così la teleconferenza La creatività è di tutti, giovedì 11 novembre, su un tema che dovrebbe stare a cuore a chiunque voglia cimentarsi nell'arte di scrivere.

Ora la teleconferenza si può ascoltare in mp3 iscrivendosi in questa pagina.

Entrambi i partners in questa danza sono assolutamente necessari e c'è bisogno che siano in proporzioni uguali, il che vuol dire che l'immaginazione è importante quanto la tecnica, e viceversa.

Il problema principale che ho notato e noto nel mio insegnamento è la prevalenza della parte razionale.

Le persone vorrebbero avere le storie belle pronte e i testi scritti in quattro e quattr'otto.

Vorrebbero saltare il processo creativo, buttare le parole giù sulla pagina e mettere la parola fine a proprio testo.

Benché non ci sia nulla di sbagliato nel voler finire un testo, è comunque nel processo della scrittura che chi scrive può vivere una profonda e soddisfacente esperienza nella propria creatività.

Gertrude Stein la metteva in questi termini:


tu non sei nato nel grembo di tua madre già formato come essere umano; la parte migliore della tua scrittura è tutto ciò che tu adesso non conosci; se già conosci tutto allora non è più creare, ma scrivere sotto dettatura.

In questo ragionamento si cela un paradosso: in realtà quando noi scriviamo a partire dall'immaginazione stiamo comunque scrivendo ciò che sappiamo, ma da un livello di conoscenza così profondo da non sapere noi stessi che lo sapevamo, finché non riusciamo a svelarlo, o meglio, a rivelarlo nella nostra scrittura.

È questo è un punto sul quale si dovrebbe meditare a lungo.

Quando siamo immersi davvero nel processo, scopriamo dentro di noi i mondi dei quali ignoravamo l'esistenza.

Come quando la Alice di Lewis Carroll, seguendo il coniglio, piomba nel paese delle meraviglie, che è la metafora perfetta del viaggio creativo, viaggio che non può mai svolgersi nel mondo reale e consapevole.

martedì 2 novembre 2010

La voce narrativa: come cercarla, come trovarla

Trovare la propria voce narrativa è una delle parti fondamentali della scrittura creativa.

Uno scrittore può impiegare mesi per trovare la voce giusta, ma quando l'ha identificata, il racconto sgorga con facilità.

La voce narrativa è come il "cemento" del racconto: anche se le parti della tua storia fossero perfette, per tenerle insieme ci vuole il "collante" giusto.

Ogni voce ha la sua coesione interna, scrivere è mettersi sulle tracce di questa coesione, e a volte può passare molto tempo soltanto per decidere che c'è bisogno di riscrivere, passare dalla prima alla terza persona, o dal passato al presente.

Fa parte del processo creativo.

Ma nell'iniziare un nuovo lavoro, più esperimenti facciamo con le voci, meno avremo bisogno di cambiarle dopo, quando il racconto avrà raggiunto dimensioni consistenti.