venerdì 24 settembre 2010

L'Eco delle parole di un Follett

Ieri sera, 23 settembre 2010, il TG1 intervista lo scrittore Ken Follett che con molta nonchalance e con l'inconsapevole lasciapassare della giornalista afferma in sostanza che Umberto Eco è noioso e che lui preferisce Dan Brown.

Ehm...

No, davvero, il boccone mi è andato di traverso.

Può il telegiornale principale della televisione di stato permettere a chicchessia di sparare giudizi sommari e personali senza motivazione, anzi, con motivazione inconsistente - come dimostrerò - senza diritto di replica e senza che l'intervistatrice battesse ciglio, rivelando un pressappochismo che ci fa dubitare dei titoli necessari a svolgere quel lavoro?

Lo so, ho detto tutto subito, ma ora "dipano la matassa".

giovedì 23 settembre 2010

Poesia: giochi di parole per iniziare

Più della prosa narrativa, la poesia moderna nasce come esperienza di scoperta: il poeta vede, sente, vive direttamente qualcosa in un modo che appare nuovo, sorprendente a lui stesso.

La scrittura in prosa si può pianificare, perché strutturare un racconto, la sua divisione in scene, la ricerca di informazioni per rendere credibile il tutto, sono operazioni concrete, divisibili in passi ed eseguibili come procedure.

Più difficile inventare una procedura o indicare i passi per qualcosa che non viene realmente fatto dal poeta, ma piuttosto accade al poeta, spesso spiazzandolo.

Difficile, se non addirittura paradossale, pianificare una sorpresa come questa.

I tre giochi che ti propongo come avvicinamento alla poesia, puntano proprio a questo: indurre il nostro sguardo a vedere in modo differente per mettere in moto la creatività.

giovedì 16 settembre 2010

Scrivere per modo di dire

Qualche anno fa, lavorando sui generi letterari, proposi ad alcuni studenti di utilizzare come testo base un proverbio, poi su questo inventare di volta in volta un nuovo testo cambiando stile, e io stesso per dare il buon esempio ne utilizzai uno, tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino, frase dalla quale produssi una lettera, un articolo di giornale, un diario di bordo, un racconto poliziesco e un testo regolativo.

Naturalmente, tra la linea narrativa che veniva fuori nei miei testi e in quelli degli studenti, e l'aneddoto originale alla base dei motti e delle frasi proverbiali scelte non c'era alcun nesso.

Eppure, i modi di dire contengono un piccolo candelotto di dinamite narrativa che aspetta soltanto di essere innescato per esplodere in un racconto.

Questo tipo di storie viene in genere chiamato racconto etimologico, nel quale l'autore narra una piccola storia che giustificherebbe l'affermarsi di un modo di dire, di un proverbio, persino di una parola.

sabato 11 settembre 2010

Sulle tracce della trama: stabilire il tema e il luogo

Sul telaio della mente
Le parole trama e testo sono metafore: derivano dal mondo delle stoffe, della tessitura, dove il testo è l’intreccio dei fili che forma la stoffa e la trama è la qualità di questo intreccio.

Anche filo e intreccio sono parole del mondo della tessitura usate come metafore nel mondo della scrittura: il filo narrativo è la serie di avvenimenti attraversati da un personaggio, l’intreccio è il modo in cui gli avvenimenti sono collegati tra loro.

Forse l’accostamento con una pratica artigianale ha fatto pensare alla scrittura come artigianato.

L’idea è buona ma può avere conseguenze non altrettanto buone.

Per coloro che prendono alla lettera le metafore di cui parlavo, la trama è qualcosa da stabilire a priori, proprio come fa una tessitrice quando imposta i rocchetti al telaio sapendo bene quale trama otterrà.

Solo che il "telaio" metaforico – ossia la nostra mente – non è fisso come il vero telaio di legno, e quindi non c’è alcuna garanzia che la trama impostata poi funzioni fino alla fine.

Per coloro invece che considerano le stesse metafore come suggestioni da cui partire, costruire la trama somiglia piuttosto a una ricerca: spesso nelle ricerche si inizia cercando qualcosa e se ne trovano altre, inaspettate e sorprendenti.

Quindi, c’è chi scrive costruendo prima la trama perché ha bisogno di sapere – come Dio! – ogni minimo movimento del piccolo mondo di sua creazione.

Poi c’è chi scrive partendo con una vaga idea per il piacere di renderla precisa durante il percorso.

Chi ha ragione?

domenica 5 settembre 2010

Il passo narrativo - come acquisirlo, come rinforzarlo

Sabbie mobili
Le tue storie brevi sembrano bloccate in una dispersiva descrizione di continui retroscena?

Ti sembra che il flusso narrativo si trascini stanco e che la tua storia arranchi senza meta?

Nessuno meglio degli scrittori di sceneggiature può aiutare gli autori di narrativa a scrivere storie che si muovano nella giusta direzione, ossia in avanti.

Eliminare inutili retroscena, pensare in termini sensoriali agli avvenimenti che vuoi raccontare, strettamente aderenti al momento in cui avvengono, creare una storia o una scena che prosegua con il giusto ritmo verso la sua risoluzione è un'abilità che il narratore può e, a mio parere, deve "rubare" al suo collega sceneggiatore.

Vediamo come.

Ciak, si (ri)scrive
  1. Scegli una scena da una storia breve o da uno dei tuoi racconti, che ti sembra si stia trascinando a fatica senza che tu riesca a dargli la spinta risolutiva. Si tratta di quelle scene che nel tuo progetto avevi orientato sul versante dell'azione o alle quali avevi comunque assegnato la funzione di portare avanti la storia.
  2. Riscrivi la scena come un testo teatrale o come una sceneggiatura cinematografica. In altri termini, racconta la storia usando esclusivamente dialoghi e brevissime descrizioni - solo quelle veramente necessarie, come le didascalie dei testi teatrali - delle azioni, dei personaggi e dell'ambiente. Non stare a preoccuparti della correttezza del testo dal punto di vista teatrale o cinematografico: stai riscrivendo come se fosse una sceneggiatura, ma il tuo obiettivo non è scrivere una sceneggiatura bensì pensare alla scena con una particolare attenzione ai cinque sensi.
  3. Sii essenziale. Pensa in modo strategico a come i personaggi potrebbero rivelarsi attraverso le azioni fisiche e il dialogo. Invece di dire al lettore che tipo è quel personaggio, scriverne secondo le regole del teatro e del cinema, ossia usando solo dialogo e didascalie, ti costringerà a trovare un modo per illustrare il personaggio attraverso i suoi comportamenti, e ciò farà inevitabilmente andare avanti la storia.
  4. Ora riscrivi la scena attraverso la voce narrante stabilita per il tuo racconto, evitando lunghe descrizioni e aggiungendo, oltre a riportare ciò che fanno e dicono i personaggi, solo quei dettagli venuti fuori durante la riscrittura in forma di sceneggiatura: i fatti ora saranno raccontati con il discorso indiretto, ma si tratterà solo delle informazioni necessarie a far procedere la narrazione, in più la voce narrante descriverà ciò che accade in un modo visivo, e al lettore sembrerà di assistere alla vita dei personaggi e non di ascoltare la voce di un narratore.
  5. Prenditi qualche giorno di distacco dalla scena e torna a rileggerla dopo aver fatto passare un po' di tempo: noterai senz'altro come è cambiato il passo narrativo.

mercoledì 1 settembre 2010

Romanzo o racconto? Questo è il problema

E aggiungerei alla domanda del titolo, cos'è allora una novella? E un romanzo breve?

I nomi, si sa, non sempre corrispondono alle cose e a volte le sovrastano, altre volte ancora sono il tempo e la storia a cambiarne funzione e significato.

Così l'esatto senso in cui intendere parole come romanzo, racconto, novella, romanzo breve può sfuggire o confondersi.

Tuttavia, per chi si avvicina alla scrittura è fondamentale avere ben chiare alcune differenze basilari.

Il romanzo deriva il suo nome dalla prima letteratura medioevale francese, ma quel romanzo lì si può dire che scompaia a partire dal mille, e chi voleva cimentarsi in una narrazione estesa all'epoca preferiva il poema.

Perciò, il romanzo moderno non c'entra nulla con quello delle origini, e per vederne l'alba dobbiamo aspettare almeno Cervantes e Rabelais.

Ciò che dilaga, invece, proprio a partire dal basso medioevo è la novella, tipologia dominata da un genio del quarto secolo, Giovanni Boccaccio.

Una narrazione più breve, spesso a effetto, connotata da morale, anche se una morale non sempre buonista, per fortuna.

I termini racconto e romanzo breve invece sono più recenti: il primo è utilizzato anche in senso generico come sinonimo di narrazione, per questo ha assunto tardi una sua autonomia, il secondo che in apparenza sembra una contraddizione in termini invece ha una sua profonda ragione strutturale.

Ma veniamo alla "ciccia" del post.

La vera domanda è: quali sono le differenze?