sabato 29 giugno 2013

È facile scegliere la trama: si sa quando si parte...

Ἄνδρα μοι ἔννεπε, Μοῦσα...

Nel mezzo del cammin di nostra vita...

Il 24 maggio 1863 era domenica...

Alice cominciava a sentirsi assai stanca di sedere sul poggetto accanto a sua sorella...

C'era una volta... - Un re! - diranno subito i miei piccoli lettori.

Riconosci questi incipit?

Sono le prime parole rispettivamente di Odissea, Commedia, Viaggio al centro della terra, Le avventure di Alice nel paese delle meraviglie e Le avventure di Pinocchio - Storia di un burattino.

Che cosa hanno in comune queste pietre miliari della letteratura?

Qualcosa che da sempre attrae gli esseri umani: la possibilità di viaggiare e ritrovarsi in un altro mondo, tutto da esplorare.

Ho deciso di parlare della trama del viaggio perché anch'essa come la precedente - la minaccia - è strettamente legata agli esordi del genere umano sul pianeta.

Prima di diventare stanziali, infatti, gli uomini ce ne hanno messo di tempo a convincersi, e anche quando hanno sviluppato le prime grandi civiltà, la necessità di mettersi in marcia, per terra e per mare, ha continuato ad animare i nostri spiriti, tanto che l'ultima grande epopea dell'esplorazione, cioè la conquista dell'Ovest nordamericano, non è poi così remota.

La trama del viaggio è molto usata nella letteratura per ragazzi perché quasi sempre implica l'attraversamento di paesaggi irreali, spesso magici, e comunque ben oltre i confini del noto.

L'elemento fantastico appare sin dall'inizio, prevalentemente associato alla speranza di fare scoperte mirabolanti, poi però si affacciano pericoli e ostacoli altrettanto sovrumani che mettono a rischio la vita stessa degli eroi di turno.

Molte volte, i protagonisti hanno uno scopo sin dalla partenza, altre volte si trovano catapultati in paesi inimmaginabili per puro caso e solo viaggiando riescono a capire che cosa fare per uscirne e tornare a casa.

Il completamento del viaggio quasi sempre coincide con l'apprendimento di qualche importante lezione da parte dei protagonisti, sulla vita o sulla loro stessa persona.

Come si sviluppa la trama del viaggio?

venerdì 28 giugno 2013

È facile scegliere la trama: la minaccia


 È facile scegliere la trama...se sai quali sono le trame possibili.

Perdonami questo ricalco del titolo di una nota serie di manuali per smettere di, ma poiché nulla nasce dal nulla e siccome siamo nel 2013, quindi con qualche millennio di produzione letteraria alle spalle, chiunque voglia scrivere una storia farebbe bene a prendere spunto da, o a usare come modello quanto è stato prodotto finora.

Nel mio lavoro con la scrittura funzionale - cioè articoli, post, relazioni, special report ecc. - punto sempre tantissimo sull'uso delle strutture testuali per facilitare chi vuole imparare a scrivere.

Quando sai che esistono in fondo pochi tipi di articoli e che essi si differenziano per il diverso ordine da dare ai concetti esposti, scrivere è più facile.

Ma la struttura non è qualcosa che riguarda solo la scrittura non narrativa e le trame non sono altro che le strutture che l'autore sceglie di dare agli avvenimenti narrati.

In un certo senso, in una storia accadono alcune cose tutte riconducibili a poche tipologie.

Ciò che differenzia le storie e i generi è proprio il tipo di struttura, la quale finirà per dare un taglio particolare non solo alla narrazione ma anche all'atmosfera stessa che il lettore percepirà.

Quando hai un'idea vaga per una storia da scrivere, allora, dai un occhio a queste trame possibili e scegli quella che valorizza meglio la tua idea.

O quella che subito ti farà venire voglia di trasformare la tua idea in pagine di narrativa.

martedì 25 giugno 2013

La cultura in catene

Di ritorno dalla Liguria, fermo a Spotorno in attesa del treno, trovo la sorpresa.

Sulle panchine del lungomare, decine di libri incatenati, in un pomeriggio uggioso, in cui il mare non ha alcuna attrattiva e la parola scritta prende il sopravvento.

Un'idea di Liberodiscrivere, casa editrice rivoluzionaria e centro di promozione artistico-culturale di Antonello Cassan, che genera molte riflessioni in chi ama leggere e scrivere.

Il primo impatto è quello di un servizio ai cittadini: libri disponibili a farsi leggere, senza la paura di non trovarli, visto che anelli e catene li tengono ben saldi alle panchine.

A me è capitato Silenzio a Occidente, di Mauro Macario, e subito la poesia ha trasformato i minuti della sosta del corpo in viaggio permanente del pensiero.

Ma ha ragione Cassan a sottolineare le diverse valenze di quest'idea che da servizio si trasforma in installazione artistica, happening, performance involontaria dei passanti-lettori e opera concettuale.

giovedì 20 giugno 2013

Qui o si fa narrativa o si muore...

Non prenderla come una minaccia, né tantomeno come un invito di stampo garibaldino.

Poiché uno degli atavici problemi dello scrittore è l'arcinoto - e trito - blocco del medesimo, mi sembra interessante e divertente presentarti una cosuccia scovata in rete, e se la conosci già magari ti piacerà rifletterci ancora.

A tutti capita di avere giornate storte o fasi di secca creativa, persino momenti di monumentale pigrizia, immotivata e sacrosanta.

Ovviamente, chi scrive sa che questi stop - inspiegabili o cercati  -si pagano con il rimando, la procrastinazione, e così il proprio diventa un romanzo senza fine, quando non è addirittura senza inizio perché non ci siamo mai presi la briga di iniziare a stenderlo, dopo averlo strutturato.

Qual è la vera soluzione?

domenica 9 giugno 2013

Scene brevi o scene lunghe: questo è il problema...

A volte ci vogliono centinaia di pagine per capire che cos'è che non va nel romanzo che stai leggendo.

Il discorso si complica e diventa ancor più delicato se si tratta della storia alla quale stai lavorando con fatica.

Mi piace farmi affascinare dai romanzi brevi di certe case editrici indipendenti, e con ottimismo penso sempre che quei libriccini mi regaleranno un'emozione singolare.

Spesso però i romanzi brevi portano con sé un carattere ibrido - romanzo  breve, di per sé è un ossimoro - che alla lunga si paga con la poca efficacia della narrazione.

Scene spesso brevissime, volutamente brevi e impaginate in modo che la brevità risalti, ti lasciano l'impressione di qualcosa che rotola via troppo rapidamente, come se l'autore non le avesse scandagliate a sufficienza.

Bozzetti, interessanti e pittoreschi persino, ma pur sempre bozzetti.

Quasi sempre si tratta di piccoli romanzi con trame basate su un personaggio che cerca il classico sé stesso, che realizza la sua vera aspirazione, che risponde a una chiamata.

Storie intrise di una spiritualità che ha ingranato la quinta.

Allora, a queste scene brevi, se ne aggiungono altre che per il contenuto sono ancora più fugaci, come i flashback, e alla fine hai l'impressione che tutto sia solo accennato, che tutto stia lì solo per toccare i tuoi sensi in modo superficiale, senza innescare quel processo di identificazione e partecipazione.

Soprattutto, sembra proprio che l'autore sappia sin dall'inizio come andrà a finire la storia.

Certo che deve saperlo, mi risponderai.

, ribatto io, ma dev'essere così bravo da darmi l'impressione di scoprirlo insieme a me che leggo.

Per questi e altri problemi, la cura della lunghezza delle scene può essere determinante.

Quindi, se qualche volta ti capita di chiederti quanto dovrebbe essere lunga una scena, e se esistono misure che non si dovrebbero trasgredire, ti stai facendo una domanda utilissima.