mercoledì 28 dicembre 2011

Il 2011 di Iltuowritingcoach

Dove eravamo rimasti?
Ho aperto il 2011 con un post di buoni propositi per l'anno che iniziava.

Ora che l'anno in questione si chiude, vediamo insieme i migliori articoli, con l'augurio di un 2012 ancor più ricco di storie e buona scrittura.

Una selva di personaggi
A partire dal lavoro di Daniel Kehlmann, una riflessione sul numero di personaggi in una storia.

Se è vero che il lettore ha piacere a identificarsi in un personaggio, che cosa succede quando il romanzo racconta le storie parallele e intrecciate di una serie di personaggi differenti?

Scoprilo in questo articolo.

Arriva il cattivo
La necessità di rappresentare il male, in una storia, è legata a filo doppio all'esaltazione della sua controparte, il bene, quasi sempre identificato con il protagonista.

In una piccola rassegna, che puoi leggere qui, ecco come il ruolo del cattivo viene risolto nelle storie degli autori più popolari della letteratura moderna.

Chi ben comincia...
Come si fa un buon incipit?

Come hanno fatto Collodi, Dickens, Conrad e tanti altri scrittori a risolvere questo delicatissimo punto del loro lavoro?

C'è una logica precisa a dettare le loro scelte?

Scoprila adesso cliccando qui.

Chi è di scena?
C'è diversità di opinioni e definizioni su che cosa sia esattamente una scena.

In questo articolo, la definisco una sequenza di eventi legata a un tempo preciso, con la funzione di sviluppare una storia.

Le implicazioni di questa definizione sono tutte tecniche: leggi il post per scoprire non solo com'è fatta una scena ma anche come costruirla mattone dopo mattone.

Il brivido della scrittura
Nell'ultima decade, i generi letterari legati alla suspense, al brivido, alla paura e al mistero hanno avuto un vero e proprio boom.

Ma come si fa un racconto noir/mistery/giallo, insomma... come si fa a far rabbrividire il lettore?

Dieci passi concreti per raggiungere questo risultato li trovi qui.

Mi piace Cacucci
Mi diverte da morire leggere le storie di Pino Cacucci, perché è uno scrittore che non nasconde neanche un po' il suo sapiente artigianato e si compiace della sua riconoscibilità.

Nelle sue storie sai che troverai qualcuno che la fa grossa ed è costretto a scappare, a volte senza ritorno, altre volte con un colpo di fortuna ribaltando il suo destino, più raramente finendo in tragedia.

Tutto raccontato sempre con il più semplice dei linguaggi.

Se ti piace scrivere e intrattenere, fallo entrare nel novero di coloro che possono insegnarti qualcosa, a partire da questo post.

Sbatti il fatto in prima pagina
Se riesci ad acchiappare il lettore nella tua prima pagina, è molto probabile che la sua fiducia lo faccia arrivare a leggere tutto il testo: questo il senso dell'articolo di luglio.

Come se volesse dimostrare a sé stesso di non essersi sbagliato, pur se il testo, man mano che procede, lo delude.

Quando ho letto la prima pagina di Sabato, addio di Marco Archetti, ho subito pensato che questo giovane scrittore la sapesse lunga, in fatto di trucchetti per affascinare il lettore, ed era un pensiero lusinghiero.

A giudicare dalle mail che ho ricevuto da tanti lettori, ci avevo visto giusto: chi mi ha scritto ha condiviso con me la stessa opinione allargandola con ulteriori riflessioni.

Chi è mancato invece è stato proprio Archetti che probabilmente si sente una penna troppo grande per rispondere alla mail che gli ho mandato.

Per aspera ad astra, ma a volte accade anche il contrario, sai?

S come Starnone
Non c'è niente da fare, io adoro la svolta auto-romanziera di Domenico Starnone, a partire da Via Gemito.

Per questo, ho salutato tutti i lettori, prima delle vacanze estive, in un post con questa meravigliosa definizione di buon libro conservata in Labilità.

Da scolpire nella mente.

Un libro dentro l'altro
Ad accompagnare la mia estate c'era il bellissimo Storie di libri, amati, misteriosi, maledetti, tutto dedicato al libro come protagonista e non solo come contenitore di storie, di cui parlo qui.

Non solo una sorprendente rassegna dei migliori racconti con i libri al centro della storia, ma anche un vero e proprio campionario di stratagemmi narrativi dagli effetti spiazzanti.

Da studiare.

Pubblicare o non pubblicare, questo è il problema
La pubblicazione tradizionale del tuo libro passa ancora per le mani di un editore, al quale bisognerà pur comunicare che hai realizzato un libro.

Non trascurare questa fase: una buona lettera di presentazione all'editore è un ingrediente nient'affatto secondario del percorso verso la pubblicazione, e qui trovi come realizzarla.

Scrivere con l'anima
Un esercizio di creatività che può avere effetti interessanti a lungo termine.

A volte basta fingere di essere due persone per sdoppiare e staccare da sé la nostra parte creativa, liberandola da pastoie e inadeguatezze quotidiane.

Ecco una guida per evocare lo scrittore fantasma che celi nella tua anima e dare finalmente alla luce il tuo racconto.

La nuova serie
Da novembre 2011 ho iniziato una serie di post intitolata La scrittura simbolica, di cui puoi leggere per ora:


Prossimamente, il seguito.

venerdì 23 dicembre 2011

La scrittura simbolica - terza parte



All'amico che gli chiede se sia contento di trasferirsi dalla campagna alla città, Adriano Celentano nel 1966 rispondeva così:

ma come fai a non capire
è una fortuna per voi che restate
a piedi nudi a giocare nei prati
mentre là in centro io respiro il cemento

Era Il ragazzo della via Gluck, una canzone che all'uscita a Sanremo non ebbe neanche molto successo, ma quanto abbia segnato l'immagine stessa di Celentano per noi tutti e per lui in particolare, è cosa nota.

Ti parlo di questa canzone perché contiene un meccanismo simbolico molto importante nella creazione letteraria: il confronto/contrasto tra mondo naturale e mondo antropizzato.

Personaggi, luoghi e situazioni, nelle storie, si possono molto spesso classificare in base a queste due categorie, e la storia narrata quasi sempre non è altro che il racconto di come i personaggi, cambiando luogo, cambiano il loro stesso destino.

sabato 10 dicembre 2011

Scrivere come un attore

Che cosa può imparare uno scrittore da un attore?

Sono passati dieci anni dalle mie ultime esperienze teatrali, alle quali ogni tanto ritorno con la mente e con il cuore, ora per onorarne il ricordo, ora per riflettere meglio.

Per me c'è una profonda connessione tra scrivere e recitare.

In particolare, il legame si stringe quando consideriamo lo scrivere e l'arte d'interpretare un personaggio.

mercoledì 30 novembre 2011

Il mensile di Iltuowritingcoach: Novembre 2011

Gli ultimi post sul mondo della scrittura creativa e narrativa, a portata di mano per te!

Scrivere per simboli
È partita una serie di articoli sul livello simbolico della scrittura.

La prima parte, uscita il 6/11/2011, ti introduce nel mondo del simbolismo narrativo, evidenziando come ogni storia che raccontiamo sia in realtà la descrizione di come un personaggio si trasforma in qualcos'altro e in che modo questo passaggio di stato riesca a coinvolgerci ed appassionarci come lettori, oltre che a consentirci di proiettare le nostre stesse aspettative, da scrittori.

Nella seconda parte, del 25/11/2011, riporto alcuni esempi e considerazioni su come i cicli vitali - il tempo, le stagioni, le età - vadano a "informare" le nostre storie, diventando nello stesso tempo sia chiavi di lettura della vicenda, sia elemento creativo e drammaturgico, in grado di offrire agli autori la "soluzione" all'enigma che ogni storia costituisce per chi la scrive.

Raccontati una storia
Un esercizio creativo - già presente in forma ridotta nel minicorso legato a questo blog - che ti permetterà di superare qualsiasi blocco della creatività.

Forse non sai che dentro di te c'è qualcuno - un'entità, uno spirito, la tua anima? - in grado di scrivere al tuo posto, come un ghostwriter, la storia che da tempo sogni di mettere su carta.

Devi solo metterlo in condizione di farlo, e in questo post ti spiego come e che cosa fare.

venerdì 25 novembre 2011

La scrittura simbolica - seconda parte

I cicli della natura
Hai mai fatto caso al tempo in cui una storia si svolge?

Non sto parlando della semplice estensione del tempo ma del suo costituire una o più unità temporali convenzionali.

Dal giorno alla notte, dalla primavera all'inverno, dalla giovinezza alla vecchiaia.

venerdì 18 novembre 2011

Il ghostwriter che c'è in te

Immagino tu sappia che cos'è un ghostwriter: qualcuno che in pratica scrive al posto di qualcun altro che poi ci mette solo la firma.

Non so se tu abbia mai pensato di cercare questo qualcuno che potesse scrivere al posto tuo ma ti assicuro - a giudicare dalle mail che ricevo - che è un pensiero più diffuso di quanto si possa credere.

Perché si dovrebbe aver bisogno di un ghostwriter?

Questa figura in realtà nacque perché alcuni scrittori, per motivi politici o sociali, non potevano comparire come autori dei loro scritti né potevano utilizzare pseudonimi.

In seguito, il ghostwriter è diventato una sorta di scrittore su commissione che fa il lavoro "sporco" per chi poi suggella con il suo nome l'opera scritta dal "fantasma".

Potremmo dunque pensare che chi voglia servirsi di un ghostwriter sia quantomeno pigro, se non un imbroglione.

Io lo definirei innanzitutto una persona che non riesce a trovare idee su cui scrivere e ha bisogno della "testa" di qualcun altro.

Ma attenzione: non ci troviamo spessissimo anche noi, che ci definiamo invece scrittori, nella stessa situazione?

Non attraversiamo anche noi periodi di "secca" della nostra creatività?

Non dubitiamo mai di aver smarrito per sempre la nostra capacità di narrare storie?

Solo la nostra etica, allora, ci differenzia da quella di chi sarebbe disposto invece a farsi scrivere ciò che da solo non riesce.

E l'etica, si sa, deriva comunque anche dai condizionamenti ambientali.

Siamo dunque tutti bisognosi, in potenza, di un ghostwriter?

La mia risposta è , ma questo non vuol dire che il ghostwriter di cui abbiamo bisogno stia là fuori da qualche parte.

Il ghostwriter a cui penso io è celato dentro di te.

domenica 6 novembre 2011

La scrittura simbolica - prima parte

Con questo post do il via a una miniserie di articoli sul livello simbolico della scrittura, che non puoi ignorare in nessun modo se la scrittura e la narrazione sono le tue passioni.

Quasi tutti i percorsi formativi - anche i miei corsi, lo ammetto - puntano soprattutto al livello analitico della scrittura: struttura, composizione, costruzione, equilibrio, stile.

In questo caso, la scrittura non ha altro significato che sé stessa.

È normale, che cos'altro dovrebbe significare? potresti chiederti.

In realtà, appena inizi a raccontare, il racconto si sviluppa con un'ombra di sé stesso, il livello simbolico, che si "nasconde" dietro i personaggi, le loro azioni, le ambientazioni,  e tutte le immagini.

Un simbolo è un segno che viene usato convenzionalmente al posto di un altro.

Questo vuol dire che ogni cosa che scrivi "sta per qualcos'altro": ma per che cosa?

lunedì 31 ottobre 2011

Il mensile di Iltuowritingcoach: Ottobre 2011

Nel mese di ottobre abbiamo parlato di...

Come (e che cosa) scrivere al proprio editore
Se lo chiedono in tanti, e questo li manda in tilt; altri non se lo chiedono affatto, il che li porta a rimuginare sui possibili motivi di un rifiuto da parte di un editore o di un agente.

In questo post scoprirai come accompagnare il tuo manoscritto e aumentare le tue chances.

Contro i momenti di stallo
Nessuno di noi è immune da fasi di magra, periodi improduttivi o addirittura vere e proprie crisi.

Il problema non sta nelle fasi, nei periodi o nelle crisi ma nello spavento che provocano in noi, spavento che finisce per inceppare ancor di più i nostri meccanismi creativi e mentali.

I periodi no della scrittura hanno sicuramente uno dei motivi tra quelli elencati in questa pagina, perciò corri a leggerla.

La cosa più importante...
...non è scrivere, ma revisionare.

Non mi stancherò mai di dirlo.

Ci vuole un po' di distanza per vedere bene l'insieme delle cose.

Per questo, il controllo finale del testo resta l'unica maniera certa di migliorare seriamente la propria opera.

Ecco per te una lista di cose da controllare prima di dirsi ho finito il mio libro!

domenica 30 ottobre 2011

Scrivere un libro, e soprattutto controllarlo!

Correggere un testo spesso finisce per essere solo una scusa per rimpinzarsi di caffè e non completare mai l'impresa.

Revisionare non è facile e, se fatto a tentoni, può farci diventare come Sisifo in un eterno ricominciare... a bere caffè.

Se dovessi riassumere in una lista le domande più importanti per controllare la correttezza, la qualità e lo stile di un racconto, direi che ogni narratore, appena completata la sua stesura, dovrebbe chiedersi:

domenica 16 ottobre 2011

Perché la tua scrittura non va avanti di un passo

...e cosa fare per dargli una mossa, potrei continuare.

Scrivere è difficile, d'accordo.

Scrivere ogni giorno, come fosse l'attività principale della tua vita, dedicargli il giusto tempo e il giusto impegno, poi, sembra ai più un'impresa.

La difficoltà comporta il rischio di fallire, per questo molte persone rinunciano, pur di non dover affrontare lo spettro del fallimento.

In questo modo, si condannano a una vita senza...

  • senza essere ciò che sognavano di essere
  • senza essere ciò che davvero sono, dentro di loro
  • senza aspettative degne di rendere la vita significativa
  • senza scoprire mai se ne sarebbero state capaci
Far diventare la scrittura protagonista della tua vita non dipende dal caso, dalla fortuna o dalle congiunzioni astrali.

Alcune cose funzionano, altre no.

Poiché a me piace sempre liberare la strada dagli ostacoli, ecco alcune importanti ragioni per le quali la tua scrittura non va avanti di un passo.

mercoledì 5 ottobre 2011

Caro editore, ti scrivo...

Chissà se mi pubblicheranno mai un libro, dice l'esordiente a sé stesso, quando fantastica sul suo futuro d'autore.

Chissà se leggeranno mai il manoscritto che gli ho inviato, farebbe bene a dirsi quell'esordiente, prima di costruire su qualcosa di molto "arioso".

Per valutare la qualità, e quindi, la convenienza nel pubblicare un nuovo lavoro, l'editore - o l'agente - deve leggerlo.

Per leggerlo, deve volerlo fare.

In genere, noi esseri umani - quando è in nostro potere - facciamo solo quello che vogliamo, ciò per cui ci sentiamo motivati.

Inviare dunque un testo a qualcuno per farselo pubblicare, senza offrire validi motivi per prenderne visione significa già falciare via il cinquanta per cento delle possibilità.

Perché tra l'esorbitante numero di testi che arrivano in una casa, i criteri di preselezione adottati da chi ci lavora, il taglio delle pubblicazioni che deve corrispondere ovviamente al testo inviato, il lavoro di editing che sicuramente verrà operato, a partire dal titolo che di solito gli editori cambiano per partito preso, si tratta veramente di passare in un crivello.

L'ideale è spedire una presentazione delle proprie intenzioni, una lettera che spieghi all'editore l'idea della tua storia, il senso che ha per te averla scritta e volerla vedere pubblicata proprio presso di lui, e magari un estratto del testo vero e proprio.

venerdì 30 settembre 2011

Il mensile di Iltuowritingcoach: Settembre 2011

Ma che sapore ha...?
Cosa rende un piatto interessante?

La capacità di stupirti?

Il potere di evocare sapori perduti?

L'intensità del gusto?

La persistenza al palato?

Tutte queste cose messe insieme?

Quanti aspetti della scienza culinaria sarebbe possibile trasferire - mutatis mutandis - alla letteratura!

Se il tuo scopo è diventare una scrittrice o uno scrittore più interessante e stuzzicare i sensi del lettore, prova con Qualche spezia per insaporire le tue storie.

Da un libro all'altro
Il lettore cerca emozioni, non c'è dubbio.

Per questo, se la trama, il racconto, i personaggi, persino la storia editoriale di un testo sono capaci di creare una vertigine, un corto circuito, avvolgendosi su sé stessi, il successo è garantito.

In letteratura questo accade - quasi - sempre quando ci sono Libri che parlano di libri: se questa particolare forma di racconto stimola la tua curiosità, vieni a scoprirne di più adesso.

Più veloce della luce!
Quanto dev'essere lunga, una storia, per potersi dire ben riuscita?

Ho fatto qualche ricerca, imbattendomi in risultati spesso sorprendenti e senza dubbio spiazzanti.

Se nella storia letteraria spiccano romanzi fiume e tomi di migliaia di pagine, ancor più singolari sono le Storie brevi...ssime, di cui puoi leggere in questo post.

Dimmi come narri e ti dirò che scrittore sei
Come funziona la mente narrativa?

C'è chi espone dati, informazioni, che vanno a incastrarsi tra loro come in un grande affresco.

C'è chi invece dipinge scene su scene descrivendo dettagli, azioni, particolari che gettano una luce singolare sul tutto di cui fanno parte.

L'eterna diatriba della narrazione si può riassumere in questa domanda: mostrare o dire, cosa è meglio?

mercoledì 21 settembre 2011

Mostrare o dire: cosa è meglio?

Chi scrive - soprattutto se alle prime armi - corre sempre il rischio di cadere nella pura esposizione delle informazioni, invece di offrirne una versione drammatica.

Ci sono felici eccezioni, come i passaggi descrittivi, non solo necessari ma spesso desiderabili, per visualizzare personaggi e ambienti.

Alcuni autori poi - come Garcìa Marquez - sanno usare l'esposizione d'informazioni così bene da non pesare minimamente sull'attenzione del lettore.

Noi comuni mortali, invece, abbiamo bisogno di "pigiare il pedale della drammatizzazione" per rendere davvero efficaci personaggi, sentimenti e situazioni narrative.

martedì 13 settembre 2011

Storie brevi...ssime!

Story Bytes è un'idea assolutamente unica nel panorama delle proposte narrative indipendenti della rete: creato da Mark Stanley Bubien, questo piccolo sito contiene storie brevissime che tuttavia, proprio per la loro stringatezza, denotano un solido artigianato e un'acume singolare.

Attenzione, però: per brevissime, non intendo mezza pagina, dieci righe, cinque, tre...

Le storie di Bubien sono talmente brevi da essere catalogate, nel sito, in base al numero di parole di cui si compongono.

Tralasciando quelle che superano le cento parole - che personalmente farei rientrare nelle storie brevi, senza superlativo - puoi trovare racconti da 64 parole, 32, 16, 8, 4, 2, 1 e perfino 0 termini!

giovedì 8 settembre 2011

Libri che parlano di libri

Non faccio recensioni, perciò, se cito testi è solo perché sono un ottimo esempio per analizzare elementi stilistici o compositivi che ritengo interessanti.

Ho già parlato di quanto possa essere affascinante la scrittura nella scrittura, per questo voglio segnalare il meraviglioso Storie di libri, amati, misteriosi, maledetti a cura di Giovanni Casalegno per la Einaudi, uscito proprio poco tempo fa.

Sebbene esistano molti romanzi in cui i libri sono protagonisti assoluti - da Il nome della rosa che in qualche modo ha risvegliato l'interesse su questo tema, passando per i vari mistery e thriller di variegata fattura, fino al recente Il libro segreto di Dante di Francesco Fioretti - altrettanto numerosi e intriganti sono i racconti sui libri.

venerdì 2 settembre 2011

Qualche spezia per insaporire le tue storie

Come racconti le tue storie?

Ti sembra di riuscire a narrare tenendo vivo l'interesse fino alla fine o temi che i lettori possano abbandonarti strada facendo?

Hai delle buone idee di partenza ma poi ti perdi senza riuscire a mettere insieme una storia interessante?

Sebbene per narrare ci voglia una storia, la narrazione è pur sempre comunicazione e anche la migliore trama di questo mondo può risultare illeggibile se raccontata male.

Avere una grande inventiva senza le giuste doti comunicative può essere un serio svantaggio, perché i lettori prediligono autori capaci di guidare la loro attenzione con la propria voce narrante, per farsi portare dalle loro parole sulle onde delle emozioni.

Non si possono scindere la creatività nell'inventare una trama dalla capacità di comunicarla nel modo migliore.

Uno scrittore interessante fa più strada di uno scrittore che inventa grandi storie senza saperle raccontare.

Forse le tue storie non sono noiose ma hanno bisogno di "una spruzzata di spezie" che le rendano più intriganti.

Ecco qualche suggerimento da tener presente quando scrivi la stesura del tuo racconto:

lunedì 1 agosto 2011

Un buon libro

Ecco cosa fa un buon libro a chi fa libri
Un buon libro è una speranza: vuol dire che è ancora possibile scriverne, che vale la pena tentare. Un buon libro induce il timore che se altri sono stati capaci di scriverne noi di conseguenza non ci riusciremo mai. Un buon libro testimonia che, se sappiamo riconoscere che è buono, forse sappiamo anche come si fanno i libri buoni, e quindi sicuramente ne abbiamo già fatti o ne faremo. Un buon libro è cosa rara e se ne riconosciamo uno sentiamo anche che le nostre probabilità di scriverne sono diminuite, anzi forse sono vicine a zero, e allora ci disperiamo e neghiamo rabbiosamente che il buon libro di un altro sia davvero un buon libro e che il suo successo sia davvero meritato, e pensiamo segretamente che i libri buoni siano soltanto i nostri, non foss'altro che per seguitare a scrivere, per aver fiducia in ciò che scriviamo, per non morire di disperazione.

Così, tra pagina 176 e pagina 177 di Labilità, Domenico Starnone sui libri.

E per te?


Che cos'è un buon libro, per te?


Buone vacanze...

giovedì 28 luglio 2011

Il mensile di Iltuowritingcoach: Luglio 2011

Questione di incipit!
Quando ho aperto la prima pagina dell'ultimo romanzo di Marco Archetti ho visto come già completato questo post, Una prima pagina da manuale.

Una serie impressionante di "trucchi" per accendere la curiosità del lettore, tutti belli "zippati" nella primissima pagina del romanzo.

Bravura e astuzia sono sempre un binomio vincente.

La virtù di essere brevi
Basta cambiare una vocale e quel brevi diventa bravi.

Come Anna Matacchione che ci regala questa piccola perla, scritta grazie a uno degli Esercizi di scrittura: tua madre, esercizi che puoi trovare nel minicorso aperto a tutti gli iscritti al blog.

Per iscriversi, inserisci il tuo nome e la tua mail nel form qui accanto.

L'APC della scrittura
Non è un errore di battitura.

A sta per Abilità, P sta per Pratica e C sta per Costanza.

Ecco per te le tre chiavi irrinunciabili per scrivere un romanzo.

Domenico è sempre Domenico
Volevo scrivere un post sulla scrittura nella scrittura, quell'affascinante modalità con cui gli scrittori raccontano di sé stessi mentre scrivono lo stesso romanzo che tu hai tra le mani.

Sono consapevole, invece, che La scrittura nella scrittura: dentro e fuori dai romanzi di Starnone è venuto soprattutto come un omaggio sfegatato a questo autore del quale non posso fare a meno, anche per le origini comuni, lo ammetto.

Qui parliamo di grandi lezioni di letteratura, non farti scappare questo post e soprattutto i suoi romanzi.

Giochi di una notte di mezza estate
Inventare una storia può essere un gioco estremamente divertente.

Non parlo delle modalità fiabesche o da animazione per bambini, alle quali peraltro va tutto il mio rispetto, visto che tuttora le pratico.

Il gioco che ti propongo in Scrivere un libro... su che cosa? coniuga la capacità tutta infantile di creare collegamenti tra elementi a caso, e il brivido tutto adulto di non sapere dove andrai a parare, ma con la certezza di pervenire a un risultato sicuro: una storia da raccontare.

giovedì 21 luglio 2011

Scrivere un libro... su che cosa?

La grande idea
Tutti la vorremmo.

Svegliarci con l'illuminazione e vedere già, davanti agli occhi della mente, una storia da scrivere già bella e formata.

O anche solo una buona idea di partenza.

Una di quelle che puoi scrivere in breve, su un foglietto al volo, senza addentrarsi nei dettagli, solo i concetti chiave, i personaggi più importanti, qualche fatto saliente.

Sveglia!
Qual è la realtà?

Fogli bianchi che aspettano, appunti che non trovano una quadratura, mezzi racconti abortiti dopo una pagina incerta.

Non solo la grande idea per scrivere un libro, ma anche uno straccio di pensiero per iniziare, a volte, latita.

Spesso è proprio il desiderio eccessivo di riuscire e la troppa concentrazione a saturare la creatività.

Bisogna ricorrere a procedure capaci di accompagnare la mente bloccata oltre l'ostacolo: come in Tutto sulla trama, il percorso guidato in dieci passi per comporre una storia completa e solida, con la procedura integrale per scrivere il tuo libro scena per scena.

A volte però è proprio l'idea di partenza che fatica ad arrivare, e non puoi sviluppare alcuna trama senza uno straccio d'idea da cui partire.

Per uscire dall'inghippo, c'è bisogno di aggirare il controllo della mente.

venerdì 15 luglio 2011

La scrittura nella scrittura: dentro e fuori dai romanzi di Starnone

Cos'hanno in comune un romanzo come Se una notte d'inverno un viaggiatore, un dramma come Sei personaggi in cerca d'autore e un film come Otto e mezzo?

Sono tra i più classici esempi di opera autoreferenziale, cioè che parla di sé stessa.

Infatti, nel romanzo di Calvino, il protagonista cerca di leggere un romanzo che non ha mai fine, come quello che leggiamo noi, nell'opera di Pirandello, i personaggi mettono in discussione il modo in cui vengono rappresentati, nel film di Fellini, il regista si lascia sommergere dalla sua crisi produttiva per poi decidere di raccontarla nel suo film, lo stesso che vediamo noi spettatori.

Un gioco vertiginoso, per l'autore, che deve ricorrere a ogni virtuosismo, e per il lettore/spettatore, attento a non perdersi nelle pieghe dell'intreccio di realtà e finzione.

Forse perché ho sempre amato questo tipo di storie, negli ultimi mesi ho vissuto una meravigliosa esperienza con gli ultimi quattro romanzi di Domenico Starnone.

martedì 12 luglio 2011

Scrivere un romanzo: le tre chiavi irrinunciabili

Vuoi scrivere il tuo romanzo ma vuoi la certezza di arrivare fino in fondo?

Non vuoi scoprire di far parte dell'elenco sterminato di aspiranti scrittori evaporati nel nulla?

Vuoi la garanzia di non sprecare una risma di fogli per un manoscritto inevitabilmente incompleto che butterai da qualche parte in attesa dell'idea risolutiva?

Non è un problema di case editrici, non è un problema di trame o personaggi, non è neanche un problema di timidezza o inferiorità.

Ti manca l'APC.

Hai letto bene, non l'ABC ma l'APC:
  • Abilità
  • Pratica
  • Costanza
Certo, un filtro magico non esiste e molto dipende dalla personalità di ognuno, ma con queste tre chiavi la tua motivazione a scrivere e arrivare fino in fondo può raggiungere il livello che desideri.

Soltanto una piccola percentuale di tutti coloro che iniziano a scrivere un romanzo arrivano fino in fondo, spesso per eccesso di ottimismo, per troppa semplificazione e per un'irrazionale idea per la quale il romanzo si scriverà da solo, in qualche modo.

Nulla di più sbagliato: scrivere un romanzo significa nello stesso tempo imparare a scrivere un romanzo e acquisire sempre più fiducia fino a mettere l'agognata parola FINE.

Se vuoi approfondire la scrittura romanzesca e hai bisogno di confrontarti con me puoi contattarmi da qui ma intanto fai i conti con l'APC.

venerdì 8 luglio 2011

Esercizi di scrittura: tua madre...

Presento con piacere a tutti i lettori Anna Matacchione e il suo racconto breve, ispirato da uno degli esercizi del minicorso Storie brevi, intitolato Tua madre.


Per partecipare, iscriviti inserendo il tuo nome e la tua email nel form qui accanto: riceverai immediatamente l'ebook gratuito Costruire la trama.


Ecco il racconto e auguri ad Anna.

Ricordo ancora il suo sguardo, nei pomeriggi passati insieme a fare i compiti, a casa tua.

I suoi occhi si stringevano in un sorriso tenero e amorevole posandosi su di te.

Io la fissavo incantata, nutrendomi di quell’amore sconosciuto e sognato che dai suoi occhi,
sfiorando appena i lembi del cuore, si irradiava in tutta la stanza, come profumo di biscotti appena
sfornati, carezzandomi l’anima.

Mio Dio quanto amore respiravo e quanto segretamente ti ho invidiata.

Mai sarei andata via. E quanto a lungo ho desiderato e sognato invano, come respiro vitale, che gli
occhi di mia madre si posassero su di me almeno una volta, con la dolcezza struggente e infinita
di … tua madre…

lunedì 4 luglio 2011

Una prima pagina da manuale

Marco Archetti ha da poco pubblicato con Feltrinelli il suo quinto lavoro, Sabato,addio e io, dopo aver buttato un occhio alla prima pagina, ho deciso che avrebbe accompagnato il mio viaggio di questi giorni.

Perché ho preso questa decisione?

Perché Archetti ha scritto una prima pagina da manuale e, quando l'ho letta, ho immediatamente pensato a questo post.

Perché da manuale?

Perché il congegno architettato dallo scrittore "risucchia" il lettore lanciandogli ogni esca possibile in poco più
 di venti righe iniziali.

domenica 26 giugno 2011

Il mensile di Iltuowritingcoach: Giugno 2011

Una piacevole illusione
Così è la scrittura narrativa: un velo di Maya dietro il quale chi scrive costruisce, come un artigiano, l'impalcatura per sorreggere la vita dei personaggi e le loro parole.

Che ruolo hanno l'ordine dei fatti narrati, l'alternarsi delle voci narranti, l'evoluzione dei personaggi?

Dietro le parole che si vedono si cela la preziosa scrittura invisibile.

Racconto, dunque imparo
Perché mai gli esseri umani a un certo punto si son messi a raccontare?

Raccontare le loro paure e le loro scaramanzie, i loro bisogni e le loro cacce, le loro immaginazioni e i loro dei.

In ogni storia, l'uomo si gioca la possibilità di imparare a vivere meglio.

Questa l'ho già sentita!
Certe storie si somigliano e forse non è un caso.

A Philip Roth la recente vittoria del Man Booker Prize è costata qualche pesante critica perché i suoi libri sono sempre uguali.

Le storie che Pino Cacucci racconta in Outland Rock hanno in comune una voglia di libertà intensa e irrefrenabile.

C'è modo e modo di essere sempre sé stessi.

martedì 14 giugno 2011

Scrivere sempre lo stesso libro



Ieri sera con piacere ho rivisto Puerto Escondido con la regia di Salvatores e ho pensato subito a questo post.

Già da qualche tempo avrei voluto scrivere di Pino Cacucci, l'autore del romanzo dal quale è tratto il film, perché il suo esordio letterario è un esempio di un fenomeno del quale i letterati sopraffini dibattono di frequente.

La domanda è: si scrive sempre lo stesso romanzo?

lunedì 6 giugno 2011

Perché raccontare storie?

Il saggio parla perché ha qualcosa da dire, il pazzo perché deve dire qualcosa.

Questa frase non è di Platone ma qualcuno in passato si divertì ad attribuirgliela.

A noi interessa il suo senso, e non la paternità certa.

Trasposta al nostro mondo di narratori, la frase spinge a chiedersi: perché raccontare storie?

La risposta  è scritta dentro di te, se solo pensi alle storie che conosci.

Le storie attaccate alla tua carne e alle tue ossa, quelle che ti porti dietro da quando le hai sentite, sono quelle che t'insegnano qualcosa.

È la prima ragione per la quale gli uomini inventano storie.

sabato 4 giugno 2011

La scrittura invisibile



Se hai visto il video avrai riconosciuto senz'altro alcune delle più famose illusioni ottiche e immagini ambigue che gli studi della psicologia della Gestalt hanno usato come prova per dimostrare che noi contribuiamo direttamente a costruire la realtà percepita dai nostri sensi, una realtà che effettivamente non esiste in sé.

Lasciamo stare i motivi per cui alcuni vedono il coniglio e altri il papero, perché i due cerchi contornati da altri cerchi più grandi o più piccoli appaiano di dimensioni differenti, o perché vediamo figure geometriche laddove non sono state tracciate.

Non è l'aspetto mentale che m'interessa - di solito questi argomenti li tratto in www.studialamente.com - bensì il fatto che esista un oggetto comunicativo, l'immagine appunto, e un risultato comunicativo, ossia come l'immagine viene percepita, e che sono tremendamente diversi.

Trovo questa situazione molto simile alla scrittura di storie: è facile scorgere gli aspetti più reconditi di una trama se sai cosa stai cercando, ma è impossibile trovarli se non ne sei neanche a conoscenza.

venerdì 20 maggio 2011

Il tuo writingcoach tascabile

Ci sono persone che senza un continuo sprone rischiano di vedere sprecate le loro capacità, il loro intuito, la loro passione e in certi rari ma significativi casi addirittura il loro talento.

A questo pensavo preparando Il tuo writingcoach in un mese, l'audio corso per battere qualsiasi forma di blocco della scrittura.

lunedì 16 maggio 2011

Dieci passi per scrivere da paura!

Se Stephen King è fisso al quarto posto nel mondo tra gli scrittori più letti e al decimo tra i più venduti, e se Giorgio Faletti da quando ha scoperto la sua vena è costantemente nella top ten italiana, vuoi vedere che scrivere storie che fanno paura "tira da paura"?

Di sicuro, tutti possiamo imparare moltissimo da come gli autori di thriller, horror e noir riescono a toccare i sensi del lettore e magari accrescere la nostra capacità di lasciare il segno.

Ecco i dieci passi per un racconto del terrore, con licenza di essere usati e adattati a qualsiasi altro tipo di storia.

sabato 14 maggio 2011

Sei un mito? Smetti subito!

Di' la verità, quante volte hai pensato a quanto sarebbe affascinante la vita dello scrittore, mettendo l'arte al primo posto, onorandola in modo febbrile, scrivendo dove capita per non lasciarsi sfuggire l'ispirazione, e arrivare al successo con un racconto scritto di getto e giunto per puro caso nelle mani di un editore mecenate che solo il destino può aver indirizzato sui tuoi passi?

Quante volte ti dici che questo dannato mondo basato sul denaro farebbe bene a svoltare una volta e per tutte verso la bellezza e l'arte?

Quante volte hai sospirato per la fine del romanticismo?

Va bene, diciamo che sto parlando di me e che tu non hai mai fatto pensieri del genere.

E mi ricordo di me immerso in queste idee, grazie ai quaderni del mio passato - ripresi di recente per preparare una delle lezioni dei miei corsi sulla scrittura diaristica - dai quali riecheggia tutta una mitologia dell'artista, il "personaggio" che avevo eletto nella mia adolescenza a modello da incarnare.

L'idea stereotipata di scrittore artista prende piede maggiormente tra chi vuole scrivere narrativa.

Gli scrittori di testi espositivi e argomentativi sono più immuni, soprattutto perché il loro tipo di scrittura li àncora costantemente alla dura realtà.

Oggi voglio esaminare per te e con te il mito dello scrittore per metterne in evidenza i lati "pericolosi", i più difficili da vedere perché si resta abbagliati dal suo fascino.

venerdì 29 aprile 2011

Nati con la penna: tre caratteristiche per riconoscerli

Saremmo tutti più contenti se esistesse in qualche maniera un gene della scrittura, sarebbe finalmente chiaro chi può dedicarvisi e chi invece sarebbe meglio desistesse.

Dobbiamo accontentarci di concetti molto più labili, e interrogarci su cosa serve davvero per dedicarsi alla scrittura, piuttosto che cercare certezze assolute su chi può e chi non può farlo.

Senza dubbio gli scrittori d'ogni epoca e genere condividono tre tratti ben precisi:
  • talento
  • curiosità
  • disciplina
Forse queste tre caratteristiche sono difficili da misurare, ma sono un buon punto di partenza per interrogarci sul nostro desiderio di essere nati con la penna.

venerdì 22 aprile 2011

La descrizione che crea l'atmosfera

Hai appena finito di leggere un romanzo, e ti senti addosso un senso di malinconia o collera, oppure al contrario la lettura ha acceso il tuo entusiasmo ed elettrizzato i tuoi pensieri?

Se tu lo facessi sapere all'autore ne sarebbe certamente felice, perché è questo che i romanzieri fanno: influenzare l'umore del lettore creando atmosfere.

Innanzitutto, un chiarimento: l'atmosfera è una qualità che il testo - in quanto messaggio - suggerisce a chi lo legge, mentre l'umore è la reazione a questa qualità.

Ma come fa lo scrittore a dare alle sue pagine le qualità giuste per provocare in chi legge determinate reazioni?

domenica 17 aprile 2011

Cos'è una scena?

Tutti gli scrittori sanno cos'è una scena.

A dire il vero, anche i lettori possiedono questo "sapere".

Ma è un sapere spesso silenzioso: se chiedi all'uno all'altro cosa diamine sia una scena in un racconto o in un romanzo, riceverai risposte diverse, a volte confuse, spesso convinte, e ti renderai conto che tutti parlano della stessa cosa eppure lo fanno in maniera affatto differente.

Per alcune persone che hanno voglia di scrivere, però, sapere cos'è quello che stanno per fare è di vitale importanza: è come per un giovane falegname a bottega sapere come si compone una sedia, quali pezzi ci vogliono, quali attrezzi usare per lavorarli, i materiali, la destinazione.

È una questione di mestiere.

domenica 10 aprile 2011

Costruire la trama: due domande fondamentali

Ti viene un'idea fantastica per un racconto o un romanzo, una di quelle illuminazioni che non ti fanno stare più nella pelle, e il pensiero di tornare a casa e metterti a sviluppare quell'idea per trasformarla nella tua nuova storia schizza al primo posto, conti i minuti che ti separano dal momento in cui siederai a scrivere per darle forma di narrazione ed estrarne una trama efficace.

Come continua, questa situazione?

Man mano che sviluppi l'idea di partenza però alcune nuvole si affacciano nel cielo del tuo entusiasmo: quella situazione è inverosimile, quel personaggio fa quella cosa ma non se ne capisce il motivo, la tua storia comincia a rivelare dei "buchi" e tu non riesci in nessun modo a colmarli, perché quando ci provi ti trovi a cambiare tutto ciò che avevi pensato, così ti stanchi e quella meravigliosa idea di partenza se ne torna nell'Olimpo dei romanzi mai nati.

Se a questo punto tu pensassi di non essere capace di strutturare una trama non mi stupirei.

Ma sarebbe un pensiero scorretto.

Se non ti è riuscito di costruire in modo preciso il tuo racconto e di colmare le "voragini" determinate dalle contraddizioni,dalle oscurità, dai punti interrogativi che una nuova idea di storia sempre presenta, è perché non conosci o non hai usato le due domande fondamentali per strutturare la trama.

domenica 3 aprile 2011

Sette pregi per un buon dialogo

Non c'è bisogno di dire quanto sia importante il dialogo in un racconto o in un romanzo: un buon dialogo può far diventare "musica" il tuo racconto, uno cattivo lo trasforma in una "pietra" indigeribile.

È talmente importante che ho ritenuto necessario dedicargli un'attenzione particolare in Tutto sul dialogo, il videocorso specifico per chi vuole davvero scrivere dialoghi capaci di far prendere il volo alla sua storia.

Penso infatti che quella del dialoghista sia un'abilità a sé stante, rispetto all'invenzione di un soggetto, alla costruzione di una trama e alla revisione stilistica.

Per ottenere il massimo, nel videocorso è compresa la supervisione costante sulle esercitazioni previste.

Ma se dovessi dire in un solo post quali sono i punti di riferimento per stabilire se un dialogo sia efficace o meno, sicuramente ti proporrei questo eptalogo con i pregi irrinunciabili di una buona sequenza dialogica.

domenica 27 marzo 2011

Incipit e dintorni

Nella foto puoi vedere l'inizio de Le avventure di Pinocchio, storia di un burattino di Carlo Collodi.

È interessante perché allude sia al classico incipit delle fiabe con il c'era una volta, sia all'incipit vero e proprio di una famosa filastrocca.

In questo modo, Collodi "comanda" già al lettore (anzi, si rivolge espressamente ai piccoli) la disposizione giusta con la quale leggere il suo romanzo.

Quasi ogni scrittore è pronto a sostenere come l'incipit sia la parte più delicata da scrivere perché è il momento che cattura l'attenzione.

In realtà ci sono fattori precedenti all'incipit che chiamano qualcuno spingendolo ad aprire le prime pagine di un libro, come la copertina, il titolo, la presentazione in quarta.

Uno scrittore è un artista, e un artista è una persona che sa fare delle scelte ascoltando le proprie emozioni.

Ma qui nasce l'equivoco: se l'artista sceglie, vuol dire che ha davanti un ventaglio di scelte.

Così, se lo scrittore deve scegliere l'incipit del suo racconto o romanzo, lo farà sulla base di una serie di modelli di incipit che in qualche modo sono finiti nella sua mente e memoria.

Se le circostanze della nostra vita non ci hanno permesso di incamerare questi modelli, è cosa buona e giusta incamerarli in maniera volontaria e razionale, per poi lasciare il campo all'emozione e operare la scelta.

Perciò, prima di chiederti quale incipit scrivere, domandati quali tipi di incipit sarebbe possibile adottare?

giovedì 17 marzo 2011

Storie brevi - sorprendere o spiazzare?

Come dice Cerami, il racconto si differenzia dal romanzo perché si basa su un'idea forte, il cui impatto non necessita di grande elaborazione.

Definizione molto stimolante per me, dalla quale sono poi approdato a una bipartizione dei racconti:
  • racconti che soprendono
  • racconti che spiazzano
Premesso che l'idea deve contenere qualcosa di sensazionale, dovremmo chiederci se la sua forza stia nella storia che raccontiamo o in come la raccontiamo.

giovedì 10 marzo 2011

Lo spazio per scrivere

Nel post su Colette ho raccontato di come suo marito la chiudesse nella stanza per lasciarla lavorare in santa pace.

Ma la mia esperienza nella scrittura, soprattutto come insegnante, mi dice che avere uno spazio dedicato alla scrittura non è affatto una cosa scontata.

Molte persone proprio non sanno dove mettersi per trovare il giusto momento, la concentrazione adatta, la tranqullità necessaria.

Vediamo insieme quali scelte possono essere più o meno alla portata di tutti coloro che vogliono trovare spazio nella scrittura.

sabato 5 marzo 2011

Racconto breve o romanzo?

Perché le idee per una storia non vengono sempre o sufficientemente brevi per essere organizzate in forma di racconto o adeguatamente lunghe da poter essere dispiegate in un romanzo.

Ci sono casi intermedi e ambigui nei quali spesso la parola decisiva spetta all'autore che con un colpo di mano "strizza" la storia per ridurla a raccontino oppure "stiracchia" per arrivare almeno all'ossimoro del romanzo breve.

Quando hai scritto i primi abbozzi, qualche sezione o capitolo - perché non sai se sarà un racconto o un romanzo - o addirittura la prima stesura che ti è venuta proprio appena più lunga del racconto standard e appena più breve del romanzo minimo, sei a un importante bivio e non hai idea della direzione in cui incamminarti.

Ti do cinque segnali utili a sbrogliare questa empasse.

Se funzionano, mandami il tuo racconto o romanzo che sia, me lo merito...

Tre pagine al giorno: fai come Colette

«Minnie... Tesoro, hai finito il tema? Minnie, ti rovinerai gli occhi!»
Minnie ha un moto d'impaziemza. Ha già risposto tre volte: «Sì, mamma» alla mamma che sta ricamando dietro lo schienale della grande poltrona...
Minnie mordicchia il cannello d'avorio della penna, è talmente china sul quaderno che le si vedono solo i capelli argentei e la punta del nasino tra due spioventi.
Il fuoco brontola piano, la lampada ad olio scandisce lenta i secondi, la mamma sospira, Sulla tela incerata del ricamo – un grande collo per Minnie – l'ago inciampa ad ogni punto. Fuori, i platani di boulevard Berthier sgrondano di pioggia, e i trams del viale esterno cigolano musicali sulle rotaie.

Così comincia L'ingenua libertina di Colette, una delle maggiori scrittrici e artiste del primo Novecento.

Ma non ti parlerò del modo in cui usa l'inquadratura, prima a tutto campo nel soggiorno, poi con la zoomata sulla bocca della ragazza, né del passaggio dalla vista all'udito, dall'immagine della piccola al brontolio del fuoco e i sospiri della donna, passando per l'inciampo dell'ago, la pioggia e la musica dei trasporti pubblici.

Mi interessa Colette per due motivi:
  • com'è diventata una scrittrice
  • com'è diventata un artista
Anche se possono coincidere, le due cose nel suo caso non sono identiche.

Colette è riuscita a vivere queste due dimensioni espressive perché amava la sua arte e le restò fedele, come una sposa.

giovedì 17 febbraio 2011

Storie circolari: nella fine è l'inizio

Qualche anno dopo il disastro jugoslavo, il bellissimo film di Milcho Manchevski, Prima della pioggia raccontava una storia meravigliosa quanto impossibile: tre episodi nei quali il terzo si riallaccia al primo, in barba alle più note leggi fisiche.

Forse non è un caso che nello stesso anno Quentin Tarantino regalasse al mondo quella strana cosa che è Pulp Fiction: anche questa storia gioca con l'intreccio temporale delle vicende dei vari personaggi che si inanellano tra loro in una giostra di rimandi reciproci.

Narrare di solito vuol dire raccontare fatti che si sviluppano nel tempo e il tempo - si sa - non torna indietro.

Eppure nei mondi possibili della narrazione, questo espediente del racconto che ritorna su sé stesso è stato più volte sperimentato con successo.

domenica 13 febbraio 2011

Lupus in fabula: come ti disegno il cattivo di turno

Lupus in fabula naturalmente non si riferisce al lupo di Cappuccetto Rosso ma al suo antenato delle favole di Esopo o Fedro.

Certo, quello della povera Cappuccetto Rosso è cattivo forte, tanto che Andersen non se l'è sentita di lasciare la versione di Perrault - in cui il lupo mangia la bambina e vissero felice e sazio lui e digerita e assimilata lei - ma ha tirato fuori dal cilindro il cacciatore (Celentano era ancora in via Gluck).

Però anche il lupo della favola classica tanto simpatico non è, anzi: ha le tipiche caratteristiche di superbia, cupidigia e arroganza che gli attribuiranno fino a tutto il medioevo, Dante compreso quando lo incontra ai piedi del monte insieme alla lonza e al leone (in più quella era una lupa e si sa che le donne ne sanno una più del diavolo).

Dunque il cattivo ci vuole: cosa sarebbe D'Artagnan senza Richelieu o Renzo Tramaglino senza Don Rodrigo?

venerdì 4 febbraio 2011

Una storia, tanti significati

Ascoltare una storia, o leggerla, o magari vederla in un film: difficilissimo trovare qualcuno non disposto a usare due ore della sua vita per svolgere quest'attività.

Ma di chi è il merito?

Delle storie, certo.

Ma non perché le storie abbiano conseguenze nella vita pratica delle persone (non è da escludere, ma non è un evento né frequente né basilare).

Al lettore (come all'ascoltatore o allo spettatore) piace una storia che gli parli di sé.

È questo che cerca: riconoscersi in quelle pagine, in quelle parole, in quei fotogrammi.

Le persone, a volte, credono davvero che con quella storia tu parli di loro, ci metterebbero la mano sul fuoco.

Per questo, due o più persone che abbiano letto, ascoltato o visto la stessa storia riescono a darne versioni completamente differenti.

giovedì 3 febbraio 2011

L'io narrante tra prima, seconda e terza persona

Mi chiamo Eva, che vuol dire vita, secondo un libro che mia madre consultò per scegliermi il nome.
(Isabel Allende, Evaluna, 1987 Feltrinelli)



Stai per cominciare a leggere il nuovo romanzo "Se una notte d'inverno un viaggiatore" di Italo Calvino. Rilassati. Raccogliti. Allontana da te ogni altro pensiero. Lascia che il mondo che ti circonda sfumi nell'indistinto.
(Italo Calvino, Se una notte d'inverno un viaggiatore, 1979 Mondadori)


Vadinho, il primo marito di dona Flor, morì a Carnevale, una domenica mattina, mentre ballava un samba vestito da baiana in Largo 2 Luglio, non lontano da casa sua.
(Jorge Amado, Dona Flor e i suoi due mariti, 1966 Garzanti)

Questi tre incipit (a proposito di incipit, una risorsa fondamentale è http://www.incipitario.com/ che permette ricerche veloci e mirate) sono un ottimo esempio di come la scelta della persona verbale produca effetti diversi nel lettore.

La Allende ci "trafigge" sin dall'inizio con il suo personaggio che in prima persona si presenta.

Calvino ci spiazza, non solo perché si rivolge a ogni singolo lettore col tu ma anche per l'autoreferenzialità: l'autore del romanzo parla dello stesso libro che il lettore ha tra le mani.

Infine, Amado dipinge la scena iniziale invitandoci a guardarla dall'esterno, grazie alla terza persona.

La scelta della persona influenza direttamente la relazione tra il lettore e i personaggi.

martedì 1 febbraio 2011

La concentrazione è tutto!

In che modo ti concentri sul tuo racconto?

Cosa fai quando così tante idee saltano nella tua testa e non riesci a trovare il tempo di portarne a termine almeno una?

Forse hai già avuta quest'esperienza: intraprendi l'avventura di scrivere il tuo primo racconto, poi la creatività risvegliata te ne fa immaginare un secondo, e allora lo abbozzi, finché in un turbine di produttività ne tiri fuori un terzo, del quale butti giù idee, personaggi, addirittura qualche paragrafo.

Poi però ti rendi conto che tutti questi "moncherini" di racconto hanno un effetto deleterio su di te: ti distraggono.

domenica 30 gennaio 2011

Quanti protagonisti? Vizi e virtù delle storie parallele

Qualche mese fa, al termine della lettura di Fama di Daniel Kehlmann, ho provato una strana sensazione:  il romanzo racconta in ogni capitolo la storia di un personaggio che però si intreccia a quella degli altri, così alla fine la trama può ricomporsi a mosaico nella testa del lettore, e io pur riconoscendo la perizia dell'autore e l'originalità di alcune soluzioni, per trovando stimolante la struttura a incastro delle storie parallele dei personaggi, ho comunque chiuso il libro con una scarsa eco emotiva.

E mi sono chiesto perché.

venerdì 28 gennaio 2011

Come NON scrivere un mattone

Cosa accade quando produci tanto, anzi, troppo materiale per il tuo racconto?

Il rischio a cui ti esponi è scrivere una storia zeppa di dettagli irrilevanti per la comprensione e il godimento del lettore.

Il paradosso sta nel fatto che è un rischio a cui ti esponi proprio se lavori in profondo alla tua storia, facendo un lavoro di ricerca preliminare serio e meticoloso.

Ti trovi tonnellate di materiale davanti, ed è così tanto che non riesci a distinguere le cose veramente necessarie da quelle superflue.

Così, proprio perché sei intelligente e sai scrivere, riesci a giustificarle tutte all'interno del tuo racconto.

Ma così ti trovi tra le mani il classico "mattone".

lunedì 24 gennaio 2011

Editing e scrittura: quanto tempo per revisionare?

Se sei una persona abituata a pianificare, o se hai compreso l'importanza di stabilire tempi precisi per il tuo lavoro, è giusto che tu ti chieda quanto duri più o meno ogni fase del tuo lavoro di scrittura.

Quando si tratta di fiction però i tempi vanno intesi sempre con cautela: la scrittura narrativa è sempre immersa nella tua creatività e in qualsiasi momento potresti volere o dovere apportare cambiamenti per migliorare il tuo racconto.

Per quanto riguarda l'editing, ossia il lavoro di revisione, correzione e rifinitura formale e stilistica del tuo testo, la questione è ancora più complessa.

Infatti, ci sono due scuole di pensiero:

  • scrivere è riscrivere: tutto ciò che scrivi in prima stesura è sicuramente da rifare, è la "spazzatura" a galla, hai bisogno di andare più in profondità per trovare la giusta voce. Chi appartiene a questa scuola pensa poco alla sua storia prima di mettersi a scrivere, fa una prima stesura rapida e poi impiega tantissimo tempo nell'editing.
  • la scrittura è la scrittura e l'editing è l'editing: mediti molto a lungo prima di stendere la versione iniziale, poi scrivi al meglio che ti sembra possibile, infine fai un po' di correzioni e revisioni stilistiche, per poi ricominciare. In questo caso la preparazione è lunga, la scrittura abbastanza spedita, la revisione un lampo.
Tra questi due estremi ovviamente ci possono essere casi intermedi, ma non tanti quanto penseresti.

L'appartenenza culturale, poi, gioca un ruolo importante: in genere gli europei, che hanno un approccio alla cultura di più ampio respiro, ricadono nella prima categoria, mentre gli americani, più pragmatici, fanno prevalentemente parte della seconda.

giovedì 20 gennaio 2011

La metafora, ovvero una spezia da usare con parsimonia

Il titolo stesso è una metafora, ossia una forma di paragone diretto, non mediato dal come o da locuzioni complesse come simile a: la metafora è una spezia è una metafora, la metafora è come/simile a una spezia è invece una similitudine.

Quando usiamo simili figure retoriche di sicuro arricchiamo il linguaggio e lo rendiamo più vivo.

Non dobbiamo guardare molto lontano per trovare metafore: da le gambe del tavolo alla vecchia fiamma, nelle nostre parole di ogni giorno abbondano paragoni retorici di ogni tipo.

Riguardo alle gambe del tavolo, tutti abbiamo esperienza delle gambe come qualcosa di affusolato, lungo, che tiene su il corpo come gli appoggi del tavolo tengono su il piano.

La vecchia fiamma si riferisce alla sensazione di passione bruciante provata in passato con un partner, con una forte valenza emotiva.

Le usiamo ormai senza neanche più farci caso in qualsiasi momento.

domenica 16 gennaio 2011

Scrivere nel 2011: dieci buoni propositi per il nuovo anno

Pronti a stabilire qualche obiettivo concreto per questo nuovo anno nella scrittura?

Ecco una lista di alcuni propositi significativi per chiunque ami scrivere.

Scegline uno o due con i quali darti da fare: quando arriverà gennaio 2012 ti guarderai indietro e potrai constatare quanto di buono hai realizzato.

Stabilisci il tuo tempo per scrivere
Sembra sia il problema dei problemi, per chi vuole scrivere, ma se decidi di impegnarti a dedicare un certo tempo ogni giorno alla tua scrittura - anche poco per volta - i risultati ti sorprenderanno.

Se poi tendi a procrastinare - e chi di noi non ha questa tendenza - stabilire in maniera ferma una fascia oraria da dedicare alla scrittura è necessario.

Per me funziona meglio scrivere sempre alla stessa ora, almeno nei mesi invernali (infatti, le mie sono le ore più calde!).

Dopo un po' il cervello sembra "abituarsi" alla consuetudine oraria, e io avverto già una mezz'ora prima il suo attivarsi, pronto a fornirmi spunti, idee e soluzioni per i miei testi.

Supera i tuoi blocchi
Il processo non è difficile: individua le cause del tuo blocco, rimuovile, e scrivi.

Ma allora perché, nonostante questa semplicità, tutti finiamo per caderci e ricaderci?

Ti sembrerà strano, ma spesso preferiamo non agire piuttosto che rischiare di agire e non raggiungere gli obiettivi fissati dalle nostre aspettative.

Il blocco dello scrittore non è mai, e sottolineo mai, qualcosa di oggettivo.

Finisci di scrivere un lavoro incompiuto
Tutti coloro che amano scrivere ne hanno uno, garantito.

Alcuni sono proprio arrivati a un passo dal finale, altri lo hanno addirittura completato nella prima stesura ma l'idea di farne l'editing li terrorizza, altri ne hanno delineato solo l'idea di base e dipinto nella loro immaginazione qualche scena.

Ma tutti, proprio tutti, hanno un lavoro incompiuto da finire.

Fai che il 2011 sia l'anno giusto per quel tuo lavoro nel cassetto.

martedì 4 gennaio 2011

Sempre la stessa storia!

Hai presente il classico déjà vu?

Non molto tempo fa ho visto a poche sere di distanza due film, entrambi di genere thriller, entrambi statunitensi.

Il primo si intitola Soluzioni estreme, di Michael Apted, con Hugh Grant e Gene Hackman (ma c'è anche Sarah Jessica Parker che moltissimi conoscono come Carrie Bradshaw di Sex and City), è un film del 1996 ma io non l'avevo mai visto.

C'è un medico che indaga su una strana morte di un paziente al pronto soccorso e scopre che c'è uno scienziato che usa gli umani per esperimenti di neurochirurgia.

Qualche sera dopo, l'altro film, Colpevole d'omicidio, con Robert De Niro diretto da Michael Caton-Jones, anche questo non recentissimo, 2002, il che dimostra che vado troppo poco al cinema.

Un poliziotto, figlio di un infanticida, è costretto a indagare su suo figlio, macchiatosi a sua volta di un delitto.

E va bene, dirai, vuoi anche dirmi quali pubblicità hanno trasmesso o arrivi al punto?

Eccolo.