domenica 27 marzo 2011

Incipit e dintorni

Nella foto puoi vedere l'inizio de Le avventure di Pinocchio, storia di un burattino di Carlo Collodi.

È interessante perché allude sia al classico incipit delle fiabe con il c'era una volta, sia all'incipit vero e proprio di una famosa filastrocca.

In questo modo, Collodi "comanda" già al lettore (anzi, si rivolge espressamente ai piccoli) la disposizione giusta con la quale leggere il suo romanzo.

Quasi ogni scrittore è pronto a sostenere come l'incipit sia la parte più delicata da scrivere perché è il momento che cattura l'attenzione.

In realtà ci sono fattori precedenti all'incipit che chiamano qualcuno spingendolo ad aprire le prime pagine di un libro, come la copertina, il titolo, la presentazione in quarta.

Uno scrittore è un artista, e un artista è una persona che sa fare delle scelte ascoltando le proprie emozioni.

Ma qui nasce l'equivoco: se l'artista sceglie, vuol dire che ha davanti un ventaglio di scelte.

Così, se lo scrittore deve scegliere l'incipit del suo racconto o romanzo, lo farà sulla base di una serie di modelli di incipit che in qualche modo sono finiti nella sua mente e memoria.

Se le circostanze della nostra vita non ci hanno permesso di incamerare questi modelli, è cosa buona e giusta incamerarli in maniera volontaria e razionale, per poi lasciare il campo all'emozione e operare la scelta.

Perciò, prima di chiederti quale incipit scrivere, domandati quali tipi di incipit sarebbe possibile adottare?

giovedì 17 marzo 2011

Storie brevi - sorprendere o spiazzare?

Come dice Cerami, il racconto si differenzia dal romanzo perché si basa su un'idea forte, il cui impatto non necessita di grande elaborazione.

Definizione molto stimolante per me, dalla quale sono poi approdato a una bipartizione dei racconti:
  • racconti che soprendono
  • racconti che spiazzano
Premesso che l'idea deve contenere qualcosa di sensazionale, dovremmo chiederci se la sua forza stia nella storia che raccontiamo o in come la raccontiamo.

giovedì 10 marzo 2011

Lo spazio per scrivere

Nel post su Colette ho raccontato di come suo marito la chiudesse nella stanza per lasciarla lavorare in santa pace.

Ma la mia esperienza nella scrittura, soprattutto come insegnante, mi dice che avere uno spazio dedicato alla scrittura non è affatto una cosa scontata.

Molte persone proprio non sanno dove mettersi per trovare il giusto momento, la concentrazione adatta, la tranqullità necessaria.

Vediamo insieme quali scelte possono essere più o meno alla portata di tutti coloro che vogliono trovare spazio nella scrittura.

sabato 5 marzo 2011

Racconto breve o romanzo?

Perché le idee per una storia non vengono sempre o sufficientemente brevi per essere organizzate in forma di racconto o adeguatamente lunghe da poter essere dispiegate in un romanzo.

Ci sono casi intermedi e ambigui nei quali spesso la parola decisiva spetta all'autore che con un colpo di mano "strizza" la storia per ridurla a raccontino oppure "stiracchia" per arrivare almeno all'ossimoro del romanzo breve.

Quando hai scritto i primi abbozzi, qualche sezione o capitolo - perché non sai se sarà un racconto o un romanzo - o addirittura la prima stesura che ti è venuta proprio appena più lunga del racconto standard e appena più breve del romanzo minimo, sei a un importante bivio e non hai idea della direzione in cui incamminarti.

Ti do cinque segnali utili a sbrogliare questa empasse.

Se funzionano, mandami il tuo racconto o romanzo che sia, me lo merito...

Tre pagine al giorno: fai come Colette

«Minnie... Tesoro, hai finito il tema? Minnie, ti rovinerai gli occhi!»
Minnie ha un moto d'impaziemza. Ha già risposto tre volte: «Sì, mamma» alla mamma che sta ricamando dietro lo schienale della grande poltrona...
Minnie mordicchia il cannello d'avorio della penna, è talmente china sul quaderno che le si vedono solo i capelli argentei e la punta del nasino tra due spioventi.
Il fuoco brontola piano, la lampada ad olio scandisce lenta i secondi, la mamma sospira, Sulla tela incerata del ricamo – un grande collo per Minnie – l'ago inciampa ad ogni punto. Fuori, i platani di boulevard Berthier sgrondano di pioggia, e i trams del viale esterno cigolano musicali sulle rotaie.

Così comincia L'ingenua libertina di Colette, una delle maggiori scrittrici e artiste del primo Novecento.

Ma non ti parlerò del modo in cui usa l'inquadratura, prima a tutto campo nel soggiorno, poi con la zoomata sulla bocca della ragazza, né del passaggio dalla vista all'udito, dall'immagine della piccola al brontolio del fuoco e i sospiri della donna, passando per l'inciampo dell'ago, la pioggia e la musica dei trasporti pubblici.

Mi interessa Colette per due motivi:
  • com'è diventata una scrittrice
  • com'è diventata un artista
Anche se possono coincidere, le due cose nel suo caso non sono identiche.

Colette è riuscita a vivere queste due dimensioni espressive perché amava la sua arte e le restò fedele, come una sposa.