domenica 12 gennaio 2014

Dal capitale umano a quello narrativo


 Che Il capitale umano sia il più bel film di Paolo Virzì si fa presto a riconoscerlo.

La bravura di Virzì, sin da La bella vita, è sempre stata quella di far detonare la natura tutta italiana del commediante con le mostruosità della nostra società civile.

Immagino che Virzì, leggendo Il capitale umano di Amidon Stephen, abbia tirato un sospiro di sollievo, trovando una storia che si adattava perfettamente all'immaginaria Brianza e alla molto realistica Italia degli ultimi tre o quattro anni.

Il film però fa centro nell'attenzione dello spettatore grazie soprattutto alla sua struttura, senza la quale potrebbe sembrare un semplice affresco di caratteri, magistralmente incarnati da un cast in stato di grazia assoluto.

Il 50 % dell'efficacia comunicativa del film sta nella sua struttura in capitoli.

Ed è per questo che ne parlo qui, dove di solito scrivo di narrativa.

Il film è una lezione di scrittura, sia in termini compositivi che di stesura.