lunedì 30 luglio 2012

Il mensile di Iltuowritingcoach: luglio 2012

A furia di sbagliare...
Si conclude la serie Sbagliando s'impara... a scrivere con gli ultimi tre post, costruiti sugli errori più comuni che gli aspiranti scrittori a volte commettono senza volerlo e che, opportunamente evitati, ti permettono di scrivere racconti e romanzi più intriganti e avvincenti.

Questo mese abbiamo parlato di:

Gli sbagli si possono correggere, non c'è problema, ma se puoi evitarli - anche grazie a questi post - tanto meglio!

Quel piccolo particolare che fa la differenza
Quando ti sembra di aver trovato una storia vincente, sappi che sei solo all'inizio di un affascinante percorso: far emergere l'anima di quella storia.

Per il lettore, l'anima si nasconde nelle pieghe di una descrizione, nei sentimenti dei personaggi, nello spiazzamento che gli eventi nella trama producono.

Ma per te che scrivi, far emergere tutto questo vuol dire andare a fondo nella tua storia, distinguerla da tutte le altre storie simili, grazie a un'arma potentissima: i dettagli.

Solo prendendoti cura dei dettagli, solo assumendoti la responsabilità di scegliere che cosa raccontare, da quale angolo di visuale, con quale emozione di fondo, allora il racconto che realizzerai sarà davvero il tuo racconto, con la tua anima.


Storie eterne
Alcune trame battono incessantemente su pochi, significativi temi che da sempre interessano l'uomo.

Ma forse, il tema che angoscia e nello stesso tempo attira con forza incredibile le persone, da quando abbiamo fatto i nostri primi passi sulla terra, è la morte, anzi, che cosa succederà dopo la morte.

È un tema affascinante perché non si tratta di raccontare la realtà distorcendola, modificandola, vestendola con la nostra estetica.

Perché noi non sappiamo nulla di quanto accadrà dopo.

Per questo, tutte le storie nelle quali si narra di anime che dall'aldilà si confrontano con questo mistero ci risucchiano in un vortice.

Non a caso, il tema del viaggio nell'oltretomba, il desiderio di capire che cosa c'è oltre, hanno fatto la loro comparsa sin dai primordi della letteratura, e continuano a essere indagati, anche dal cinema, come ti racconto in questo post dal quale capirai quant'è importante centrare il tema del tuo racconto o del tuo romanzo.

Citare è meglio che leggere?
La citazione è da sempre uno strumento retorico potentissimo, capace di rinforzare, corroborare, validare i nostri discorsi.

L'ha detto lui, e più il lui è autorevole, più bisogna crederci.

Naturalmente, non c'è nessuno che possa conoscere a memoria tutto il patrimonio letterario dal quale è possibile estrarre citazioni.

Questo permette ad alcuni furbi di citare male frasi e pensieri di grandi scrittori o di opere sublimi, riempendosi la bocca di quella che pare sapienza ma è solo insolenza.

In questo post, le citazioni più sbagliate che ci sono in circolazione e che cosa veramente c'è dietro.

domenica 29 luglio 2012

Sbagliando s'impara... a scrivere: quanti personaggi?

Quanti personaggi possono coesistere nello stesso momento in un racconto?

La risposta più ovvia è: tanti quanti il lettore può conoscere e comprendere, uno dopo l'altro.

Solo che questa risposta non ci dice nulla su quanto sarà lunga la scena e sulla necessità reale di avere così tanti personaggi nella storia.

Perché i due punti chiave sono questi: sebbene non ci sia nulla di male in sé a scrivere scene piene zeppe di personaggi, il rischio è dilungarsi inutilmente e aggiungere figure non fondamentali allo sviluppo della trama.

Facciamo subito un esempio.

domenica 22 luglio 2012

Cito, quindi sbaglio

La logica di questo titolo non ti sembra proprio stringente?

Eppure è vera, al di là dell'apparenza.

La memoria delle persone, e quel grande archivio che è la rete, brulicano di frasi, detti, citazioni estrapolate da opere letterarie che in realtà o non hanno mai visto la luce, nella forma in cui sono divulgate, o sono attribuite erroneamente.

Per esempio, da quando sono su Facebook ho ricevuto già, negli aggiornamenti, decine e decine di slides con la frase Lentamente muore eccetera firmata nientemeno che da Pablo Neruda, come ho visto nell'omonimo tronco a Smerillo dove addirittura c'è scritto 2004 come data di morte, cioè ben trentun'anni dopo quella effettiva.

Eppure, si tratta di versi scritti da Martha Medeiros nel 2000 e il titolo del testo originale è A Morte Devagar.

Il caso forse più famoso in assoluto di falsa citazione letteraria è l'emblematico elementare Watson, che Arthur Conan Doyle non ha mai e poi mai messo in bocca a Sherlock Holmes, e che forse derivano da una trasposizione cinematografica delle avventure del detective.

Fin qui, però, possiamo anche comprendere le sviste: si tratta di testi di autori stranieri, nei quali vanno sempre implicati problemi di traduzione e trasmissione, e alla fine risulta difficile capire come sia accaduto e soprattutto come si sia arrivati all'errore d'attribuzione.

Ma che dire delle false citazioni del nostro massimo poeta?

sabato 14 luglio 2012

Sbagliando s'impara... a scrivere: momenti di stallo

Che cosa succede dopo?

Grazie a questa semplice domanda, gli scrittori sono capaci di sviluppare le loro storie e concatenare scena dopo scena le loro trame.

Quello che non si sottolinea abbastanza è che per far succedere qualcosa dopo deve accadere qualcosa prima.

Così è facile trovare autori che hanno avuto una grande idea sull'esperienza da far vivere ai propri personaggi, ma che tuttavia si perdono in mille chiacchiere inutili prima di arrivare alla parte interessante della loro storia.

A differenza della vita reale, nei romanzi e nei racconti l'ozio e la noia non sono permessi, a meno che non servano a portare avanti la trama.

Ci sono autori, anche molto rinomati, che commettono questo errore volutamente, al solo scopo di trasformare un piacevole raccontino in un tomo di cinquecento pagine, e che se lo leggano loro!

Il pericolo più grande, dunque, è che nella scena che stai scrivendo non succeda nulla, e il lettore aspetti che accada ciò che deve accadere.

domenica 8 luglio 2012

Come si scrive una grande storia

Poiché parlerò di tre film e non mi piace svelarne trame e finali perché qualcuno potrebbe non averli visti, chiedo scusa se l'esposizione potrà risultare più criptica di quanto io voglia.

Spero comunque che il senso del post, cioè l'importanza di scrivere ciò che non sappiamo, riesca a emergere in modo chiaro.

Poche sere fa ho visto in TV Passengers - Mistero ad alta quota e quando ho visto la scena in cui il protagonista maschile Eric è ancora in piedi dopo il passaggio del treno la prima cosa che ho pensato è stata diamine, un altro film in cui ricorrono alla soluzione esoterica, però il film non si trasforma in un fantasy sfrenato ma continua la sua linea di sottile thriller psicologico.

Come spettatore interessato alle trame, a quel punto la sfida era capire perché stava accadendo tutto questo, perché quell'uomo non muore, pur non essendo un alieno o un demone o altre trovate balzane come queste.

La risposta mi è balenata all'improvviso sotto forma di titolo: The Others, un altro film nel quale i confini tra i vivi e i morti diventano labili, un'altra storia nella quale accade l'inverosimile e tuttavia, per qualche strano motivo che adesso sviscereremo, non puoi tacciarla di assurdità.

Pochi secondi di pensiero, mentre Passengers si avviava al finale confermando la mia ipotesi, e mi ricordo ovviamente de Il sesto senso e di quanto anche lì per il protagonista sia difficile fare i conti con il trapasso definitivo, nonché di come tutto ciò che accade nel finale - razionalmente assurdissimo - lo spettatore lo vive come un sollievo della mente, ah, meno male, ecco tutto spiegato!

Tutto spiegato cosa?

mercoledì 4 luglio 2012

Sbagliando s'impara... a scrivere: incipit vincenti?

A differenza degli altri post della serie, stavolta non voglio parlarti di errori e di come riparare, bensì elencarti alcune tipologie di incipit prodotte dai partecipanti ai miei corsi, che ho trovato particolarmente interessanti e che spero possano farti riflettere, lasciando però a te l'onere di giudicare.

Se l'incipit è capace di infondere subito energia, brio, emozioni forti, addirittura shockare il lettore, allora si tratta di un inizio col piede giusto.

A volte iniziamo a leggere cose del genere:

Marta era all'ultima strofa della canzone che si stava portando nelle orecchie sin dall'uscita del bar, e sulla nota finale voltò l'angolo per imboccare la sua via, ma si trovò faccia a faccia con due occhi accesi, sotto i quali spiccava il bianco delle zanne. Quel mostro saltò su due zampe prima di volare su di lei.

Va bene, il solito inizio di fuoco, sembra anche un racconto di genere, adesso andiamo a vedere se il mostro s'è pappato la Marta.

lunedì 2 luglio 2012

L'arte del dettaglio

Quando trovi l'idea per una storia da raccontare e la sviluppi, in realtà stai progettando solo un infinitesimo di tutto ciò che renderà veramente vivo e credibile il tuo racconto.

Strutturare una trama vuol dire gettare un ponte che va dall'inizio alla fine della tua storia, ma quando inizi a scriverla davvero devi tuffarti da quel ponte e immergerti nell'abisso sottostante.

Quali fantasmi, quali avvenimenti passati, quali parole non dette, quali sentimenti non espressi faranno da presupposto e saranno implicati nella tua storia?

Per far emergere tutto ciò che quell'abisso sotto il ponte della trama contiene, hai un solo sistema: curare i dettagli.