martedì 28 dicembre 2010

Come scrivere un film (e non solo)


Risposta: basta vedere Happy Family di Gabriele Salvatores, nel quale un divertente Fabio De Luigi veste i panni di Ezio, un autore che pesca a piene mani dalla sua vita i pezzi per comporre il quadro della storia che vuole scrivere.

Un'idea feconda, quella di mettere in scena l'autore stesso nel bel mezzo della sua creazione.

Che io mi ricordi, uno degli esempi più vecchi sta in l'Illusion comique di Pierre Corneille in cui un finto mago, Alcandre, aiuta un giovane a ingannare benevolmente il padre poco fiducioso nei suoi confronti: il padre è convinto di vedere, grazie a una magia, ciò che si svolge in tutt'altro luogo, mentre i "fantasmi" che egli è convinto di vedere sono in realtà persone reali che interpretano la parte di fantasmi.

Si tratta del complesso gioco del teatro nel teatro, in cui i livelli di rappresentazione si accavallano e si mescolano.

La prima grande dimostrazione di quanto possa essere appassionante rappresentare i pensieri di un autore mentre prendono forma ce la diede Luigi Pirandello con la trilogia del teatro nel teatro, composta da Sei personaggi in cerca d'autore (i personaggi si ribellano per il modo in cui gli attori li interpretano e chiedono al capocomico di prendere il loro posto), Ciascuno a suo modo (la vicenda di un'attrice dal comportamento discusso si rivela essere una commedia, ma i protagonisti reali e gli spettatori nello stesso tempo commentano la rappresentazione) e Questa sera si recita a soggetto (prima di andare in scena, attori e regista litigano davanti al pubblico per l'impostazione registica dello spettacolo).

L'effetto di scambio continuo tra il piano della realtà e quello della finzione piace perché fa lo stesso effetto di quei sogni nei quali siamo convinti di essere svegli e che quando ci svegliamo davvero ci lasciano sgomenti.

mercoledì 15 dicembre 2010

La difficile arte di far dialogare i personaggi

Poiché le festività natalizie e di fine anno sono vicine, voglio suggerirti di usare le cene, i pranzi, le feste e i ritrovi ai quali molto probabilmente parteciperai per collezionare dialoghi, sui quali poi lavorerai con la procedura che adesso ti illustrerò.

Naturalmente puoi approfittare di qualsiasi occasione festaiola, quindi l'esercizio è perfettamente ripetibile.

Durante l'evento a cui partecipi registra un pezzo di dialogo, non importa se lo scambio ti sembra assurdo, freddo o carico di tensione.

Presta molta attenzione a ciò che è stato detto.

In un momento successivo trascrivilo e trasformalo in una scena.

mercoledì 8 dicembre 2010

Il successo nella scrittura? Una trama a colpo sicuro!

Se ti dicessi che esiste un modo per scrivere un racconto dal successo garantito, probabilmente penseresti alla solita "bufala" internettiana.

Se poi aggiungessi che non si tratta di una mia originale trovata, ma di un principio antico come l'arte del narrare, potresti pensare anche che sto farneticando.

Se infine affermassi che è una cosa a costo zero, sotto gli occhi di tutti, che non richiede sforzo e che mette in crisi tutti i discorsi sull'originalità, la personalità, la creatività e qualsivoglia qualità necessaria o presunta tale per la scrittura, ti balenerebbe l'idea di farmi rinchiudere.

Spero che nella stanza dove sarò ricoverato ci sia l'adsl...

Ma adesso te la sparo lo stesso...

Alla gente non piacciono le novità.

Potrei portarti migliaia di prove per validare quest'affermazione.

Tutte le grandi novità, soprattutto in campo artistico sono state all'inizio fortemente osteggiate.

Almeno la metà di queste novità ha avuto bisogno di una grossa campagna mediatica per essere poi accettata come arte.

In campo narrativo, ciò risulta ancor più vero: se la narrazione non segue un ritmo riconoscibile per chi la ascolta o la legge, essa risulterà spesso incomprensibile.

Il principio della riconoscibilità ha un peso determinante nella diffusione della narrazione, come arte e come elemento fondante dello sviluppo culturale umano.

venerdì 3 dicembre 2010

Quei piccoli trucchi per fare la differenza

Un tempo si andava dagli artisti a bottega: non solo si imparavano i "fondamentali" di un'arte, ma il maestro trovava il tempo di svelare quei piccoli trucchi per fare la differenza, e quelli che non riusciva a svelare potevano comunque essere "rubati" dagli allievi.

Anche nella scrittura è così: alcuni "trucchi del mestiere" possono portare i tuoi testi a un livello più alto.

Cimentati con questi cinque facili strumenti per migliorare all'istante i tuoi racconti (alcuni potrebbero funzionare bene anche con altri tipi di testo).

sabato 27 novembre 2010

Come sabotare la propria carriera

Durante la teleconferenza di mercoledì 25 novembre, ho spontaneamente affermato che ci si può dichiarare scrittori solo se si riempiono pagine, il che significa meritarsi il diritto a dichiararsi scrittori attraverso il dovere di comportarci da scrittori.

Ma a volte siamo noi stessi il nostro peggior nemico, soprattutto quando è il momento di creare e costruire la nostra carriera.

Ecco alcune forme molto comuni di autosabotaggio che forse, da scrittrice o da scrittore, hai già sperimentate o sperimenterai:

sabato 13 novembre 2010

Scrivere come Alice nel paese delle meraviglie

La creatività è una sottile e magnifica danza tra la nostra parte razionale e quella intuitiva, tra la parte sinistra e quella destra del cervello, tra la tecnica e l'immaginazione.

Ho aperto così la teleconferenza La creatività è di tutti, giovedì 11 novembre, su un tema che dovrebbe stare a cuore a chiunque voglia cimentarsi nell'arte di scrivere.

Ora la teleconferenza si può ascoltare in mp3 iscrivendosi in questa pagina.

Entrambi i partners in questa danza sono assolutamente necessari e c'è bisogno che siano in proporzioni uguali, il che vuol dire che l'immaginazione è importante quanto la tecnica, e viceversa.

Il problema principale che ho notato e noto nel mio insegnamento è la prevalenza della parte razionale.

Le persone vorrebbero avere le storie belle pronte e i testi scritti in quattro e quattr'otto.

Vorrebbero saltare il processo creativo, buttare le parole giù sulla pagina e mettere la parola fine a proprio testo.

Benché non ci sia nulla di sbagliato nel voler finire un testo, è comunque nel processo della scrittura che chi scrive può vivere una profonda e soddisfacente esperienza nella propria creatività.

Gertrude Stein la metteva in questi termini:


tu non sei nato nel grembo di tua madre già formato come essere umano; la parte migliore della tua scrittura è tutto ciò che tu adesso non conosci; se già conosci tutto allora non è più creare, ma scrivere sotto dettatura.

In questo ragionamento si cela un paradosso: in realtà quando noi scriviamo a partire dall'immaginazione stiamo comunque scrivendo ciò che sappiamo, ma da un livello di conoscenza così profondo da non sapere noi stessi che lo sapevamo, finché non riusciamo a svelarlo, o meglio, a rivelarlo nella nostra scrittura.

È questo è un punto sul quale si dovrebbe meditare a lungo.

Quando siamo immersi davvero nel processo, scopriamo dentro di noi i mondi dei quali ignoravamo l'esistenza.

Come quando la Alice di Lewis Carroll, seguendo il coniglio, piomba nel paese delle meraviglie, che è la metafora perfetta del viaggio creativo, viaggio che non può mai svolgersi nel mondo reale e consapevole.

martedì 2 novembre 2010

La voce narrativa: come cercarla, come trovarla

Trovare la propria voce narrativa è una delle parti fondamentali della scrittura creativa.

Uno scrittore può impiegare mesi per trovare la voce giusta, ma quando l'ha identificata, il racconto sgorga con facilità.

La voce narrativa è come il "cemento" del racconto: anche se le parti della tua storia fossero perfette, per tenerle insieme ci vuole il "collante" giusto.

Ogni voce ha la sua coesione interna, scrivere è mettersi sulle tracce di questa coesione, e a volte può passare molto tempo soltanto per decidere che c'è bisogno di riscrivere, passare dalla prima alla terza persona, o dal passato al presente.

Fa parte del processo creativo.

Ma nell'iniziare un nuovo lavoro, più esperimenti facciamo con le voci, meno avremo bisogno di cambiarle dopo, quando il racconto avrà raggiunto dimensioni consistenti.

lunedì 25 ottobre 2010

Programmare il tempo per scrivere

Dobbiamo fare il miglior uso possibile del tempo libero.

Non lo dice un guru o un modernissimo trainer in personal development, ma Gandhi, ossia una persona decisa a fare davvero ciò in cui credeva.

Noi crediamo nella scrittura?

E allora scriviamo.

E qui spuntano i problemi.

Spesso le faccende quotidiane hanno il sopravvento sullo scrivere.

Scrivere sembra sempre più dispendioso di tutto il resto e non importa quanto noi dichiariamo la sua importanza: riusciremo sempre a trovare qualcos’altro da fare.

Quasi tutto appare più facile che sedersi lì per un determinato tempo e piazzare le parole sul foglio.

Temo che, come me e tante altre persone, tu ti imbatta spesso in scuse per non sederti lì a lavorare.

Vediamone alcune:

giovedì 21 ottobre 2010

Esercizi di scrittura: quello che ho perduto e quello che ho trovato

Pubblico con molto piacere questo piccolo racconto di Valeria Pistolato, ispirato da uno degli esercizi del minicorso Storie brevi, intitolato Quello che ho perduto e quello che ho trovato.


Valeria Pistolato è autrice del blog http://yaila.wordpress.com/ .


Puoi ricevere il corso anche tu, iscrivendoti con il form qui a lato.


Grazie a Valeria e grazie comunque a tutti gli altri iscritti, dai quali spero di ricevere altri testi da pubblicare.


Buona lettura.


Chissà perché ogni anno mi avvicino alla data del mio compleanno con l'animo di chi deve, volente o nolente, fare un bilancio della propria vita...
Ancora intorpidita dal sonno resto lì, fra le lenzuola, abbracciata al mio cuscino, avvolta dal silenzio del primo mattino quando tutto il mondo ancor riposa, e penso. Penso a quanto la vita sia beffarda. A volte ti toglie, altre volte di dà, ma sempre secondo la sua volubilità e mai secondo i tuoi desideri.
Nella vita, a causa della mia disabilità, ho perduto la possibilità di vivere la mia infanzia serenamente come qualsiasi altra bambina, ma ho trovato la capacità di sorprendermi e di emozionarmi per le piccole cose: l'alba, il tramonto, un campo pieno di papaveri in fiore, l'abbraccio ad una persona cara.
Ho perduto la possibilità di giocare con le bambole perché ho dovuto badare ben presto ai miei fratelli mentre i miei genitori erano al lavoro, ma ho trovato, oggi, un legame molto forte, oserei dire indissolubile, coi miei fratelli, anche se i piccoli diverbi quotidiani condiscono spesso il rapporto che c'è fra di noi.
Nella vita ho perduto, o per meglio dire non ho mai avuto, la possibilità di usare le mie gambe come tutti gli altri, in modo scaltro, veloce, attivo, ma ho trovato la possibilità di usare il mio cervello e la mia anima per creare ogni giorno qualcosa di nuovo per me, qualcosa che arricchisca, sorprenda e faccia gioire me stessa prima che le persone a me care.
Nella vita ho perduto il rispetto degli altri per me. Il rispetto di persone che erano convinte che non fossi in grado di capire, di ragionare, di soffrire per i loro insulti. Poi però, con un po' di freddezza, di egoismo e di autostima, ho trovato me stessa e la capacità di rispettarmi, amarmi e apprezzarmi per quella che sono: una
persona non più disposta ad accettare le angherie, le offese gratuite, i voltagabbana.
Nella vita ho trovato un tumore che ha messo a dura prova la mia persona, la mia anima, la mia femminilità, e per questo ho solo perso. Ho combattuto... L'ho combattuto strenuamente e ho vinto la battaglia, ma ho come l'impressione di aver perso un sogno, il mio sogno più grande, e non ho ancora capito se l'ho perso per sempre.
Forse è solo questione di tempo.

venerdì 15 ottobre 2010

Il permesso di scrivere

La creatività è di tutti
Gli uomini comuni guardano le cose nuove con occhio vecchio. L'uomo creativo osserva le cose vecchie con occhio nuovo.

La prima volta che lessi queste parole di Gian Piero Bona rimasi esterrefatto.

A quel tempo pensavo già all’importanza della voce individuale che ognuno di noi possiede e con cui può esprimersi.

Ma pensavo anche al diritto di sentirsi creativi per la capacità di portare una ventata nuova.

Così avevo trovato qualcuno che sapeva esprimere questo concetto meglio di me.

Nei dizionari, creatività viene definita come la capacità di creare e inventare con libera fantasia.

Ma la domanda è: ammesso si riesca a lanciarsi in una libera creazione di fantasia, come facciamo a sapere che stiamo creando qualcosa di buono?

giovedì 7 ottobre 2010

Il nome del personaggio: un dettaglio "pesante"

Chi scrive narrativa o sceneggiature prima o poi deve scegliere i nomi dei suoi personaggi.

Anche nel caso estremo in cui decida di servirsi di appellativi generici come uomo, o di chiamare i personaggi con dei numeri progressivi, o "battezzi" come uomo senza nome il suo eroe - come hanno fatto Sergio Leone e Clint Eastwood - non avrà eluso la scelta, bensì avrà solo confermato la sua importanza.

Dare il giusto nome al personaggio può avere diverse importanti conseguenze.

venerdì 24 settembre 2010

L'Eco delle parole di un Follett

Ieri sera, 23 settembre 2010, il TG1 intervista lo scrittore Ken Follett che con molta nonchalance e con l'inconsapevole lasciapassare della giornalista afferma in sostanza che Umberto Eco è noioso e che lui preferisce Dan Brown.

Ehm...

No, davvero, il boccone mi è andato di traverso.

Può il telegiornale principale della televisione di stato permettere a chicchessia di sparare giudizi sommari e personali senza motivazione, anzi, con motivazione inconsistente - come dimostrerò - senza diritto di replica e senza che l'intervistatrice battesse ciglio, rivelando un pressappochismo che ci fa dubitare dei titoli necessari a svolgere quel lavoro?

Lo so, ho detto tutto subito, ma ora "dipano la matassa".

giovedì 23 settembre 2010

Poesia: giochi di parole per iniziare

Più della prosa narrativa, la poesia moderna nasce come esperienza di scoperta: il poeta vede, sente, vive direttamente qualcosa in un modo che appare nuovo, sorprendente a lui stesso.

La scrittura in prosa si può pianificare, perché strutturare un racconto, la sua divisione in scene, la ricerca di informazioni per rendere credibile il tutto, sono operazioni concrete, divisibili in passi ed eseguibili come procedure.

Più difficile inventare una procedura o indicare i passi per qualcosa che non viene realmente fatto dal poeta, ma piuttosto accade al poeta, spesso spiazzandolo.

Difficile, se non addirittura paradossale, pianificare una sorpresa come questa.

I tre giochi che ti propongo come avvicinamento alla poesia, puntano proprio a questo: indurre il nostro sguardo a vedere in modo differente per mettere in moto la creatività.

giovedì 16 settembre 2010

Scrivere per modo di dire

Qualche anno fa, lavorando sui generi letterari, proposi ad alcuni studenti di utilizzare come testo base un proverbio, poi su questo inventare di volta in volta un nuovo testo cambiando stile, e io stesso per dare il buon esempio ne utilizzai uno, tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino, frase dalla quale produssi una lettera, un articolo di giornale, un diario di bordo, un racconto poliziesco e un testo regolativo.

Naturalmente, tra la linea narrativa che veniva fuori nei miei testi e in quelli degli studenti, e l'aneddoto originale alla base dei motti e delle frasi proverbiali scelte non c'era alcun nesso.

Eppure, i modi di dire contengono un piccolo candelotto di dinamite narrativa che aspetta soltanto di essere innescato per esplodere in un racconto.

Questo tipo di storie viene in genere chiamato racconto etimologico, nel quale l'autore narra una piccola storia che giustificherebbe l'affermarsi di un modo di dire, di un proverbio, persino di una parola.

sabato 11 settembre 2010

Sulle tracce della trama: stabilire il tema e il luogo

Sul telaio della mente
Le parole trama e testo sono metafore: derivano dal mondo delle stoffe, della tessitura, dove il testo è l’intreccio dei fili che forma la stoffa e la trama è la qualità di questo intreccio.

Anche filo e intreccio sono parole del mondo della tessitura usate come metafore nel mondo della scrittura: il filo narrativo è la serie di avvenimenti attraversati da un personaggio, l’intreccio è il modo in cui gli avvenimenti sono collegati tra loro.

Forse l’accostamento con una pratica artigianale ha fatto pensare alla scrittura come artigianato.

L’idea è buona ma può avere conseguenze non altrettanto buone.

Per coloro che prendono alla lettera le metafore di cui parlavo, la trama è qualcosa da stabilire a priori, proprio come fa una tessitrice quando imposta i rocchetti al telaio sapendo bene quale trama otterrà.

Solo che il "telaio" metaforico – ossia la nostra mente – non è fisso come il vero telaio di legno, e quindi non c’è alcuna garanzia che la trama impostata poi funzioni fino alla fine.

Per coloro invece che considerano le stesse metafore come suggestioni da cui partire, costruire la trama somiglia piuttosto a una ricerca: spesso nelle ricerche si inizia cercando qualcosa e se ne trovano altre, inaspettate e sorprendenti.

Quindi, c’è chi scrive costruendo prima la trama perché ha bisogno di sapere – come Dio! – ogni minimo movimento del piccolo mondo di sua creazione.

Poi c’è chi scrive partendo con una vaga idea per il piacere di renderla precisa durante il percorso.

Chi ha ragione?

domenica 5 settembre 2010

Il passo narrativo - come acquisirlo, come rinforzarlo

Sabbie mobili
Le tue storie brevi sembrano bloccate in una dispersiva descrizione di continui retroscena?

Ti sembra che il flusso narrativo si trascini stanco e che la tua storia arranchi senza meta?

Nessuno meglio degli scrittori di sceneggiature può aiutare gli autori di narrativa a scrivere storie che si muovano nella giusta direzione, ossia in avanti.

Eliminare inutili retroscena, pensare in termini sensoriali agli avvenimenti che vuoi raccontare, strettamente aderenti al momento in cui avvengono, creare una storia o una scena che prosegua con il giusto ritmo verso la sua risoluzione è un'abilità che il narratore può e, a mio parere, deve "rubare" al suo collega sceneggiatore.

Vediamo come.

Ciak, si (ri)scrive
  1. Scegli una scena da una storia breve o da uno dei tuoi racconti, che ti sembra si stia trascinando a fatica senza che tu riesca a dargli la spinta risolutiva. Si tratta di quelle scene che nel tuo progetto avevi orientato sul versante dell'azione o alle quali avevi comunque assegnato la funzione di portare avanti la storia.
  2. Riscrivi la scena come un testo teatrale o come una sceneggiatura cinematografica. In altri termini, racconta la storia usando esclusivamente dialoghi e brevissime descrizioni - solo quelle veramente necessarie, come le didascalie dei testi teatrali - delle azioni, dei personaggi e dell'ambiente. Non stare a preoccuparti della correttezza del testo dal punto di vista teatrale o cinematografico: stai riscrivendo come se fosse una sceneggiatura, ma il tuo obiettivo non è scrivere una sceneggiatura bensì pensare alla scena con una particolare attenzione ai cinque sensi.
  3. Sii essenziale. Pensa in modo strategico a come i personaggi potrebbero rivelarsi attraverso le azioni fisiche e il dialogo. Invece di dire al lettore che tipo è quel personaggio, scriverne secondo le regole del teatro e del cinema, ossia usando solo dialogo e didascalie, ti costringerà a trovare un modo per illustrare il personaggio attraverso i suoi comportamenti, e ciò farà inevitabilmente andare avanti la storia.
  4. Ora riscrivi la scena attraverso la voce narrante stabilita per il tuo racconto, evitando lunghe descrizioni e aggiungendo, oltre a riportare ciò che fanno e dicono i personaggi, solo quei dettagli venuti fuori durante la riscrittura in forma di sceneggiatura: i fatti ora saranno raccontati con il discorso indiretto, ma si tratterà solo delle informazioni necessarie a far procedere la narrazione, in più la voce narrante descriverà ciò che accade in un modo visivo, e al lettore sembrerà di assistere alla vita dei personaggi e non di ascoltare la voce di un narratore.
  5. Prenditi qualche giorno di distacco dalla scena e torna a rileggerla dopo aver fatto passare un po' di tempo: noterai senz'altro come è cambiato il passo narrativo.

mercoledì 1 settembre 2010

Romanzo o racconto? Questo è il problema

E aggiungerei alla domanda del titolo, cos'è allora una novella? E un romanzo breve?

I nomi, si sa, non sempre corrispondono alle cose e a volte le sovrastano, altre volte ancora sono il tempo e la storia a cambiarne funzione e significato.

Così l'esatto senso in cui intendere parole come romanzo, racconto, novella, romanzo breve può sfuggire o confondersi.

Tuttavia, per chi si avvicina alla scrittura è fondamentale avere ben chiare alcune differenze basilari.

Il romanzo deriva il suo nome dalla prima letteratura medioevale francese, ma quel romanzo lì si può dire che scompaia a partire dal mille, e chi voleva cimentarsi in una narrazione estesa all'epoca preferiva il poema.

Perciò, il romanzo moderno non c'entra nulla con quello delle origini, e per vederne l'alba dobbiamo aspettare almeno Cervantes e Rabelais.

Ciò che dilaga, invece, proprio a partire dal basso medioevo è la novella, tipologia dominata da un genio del quarto secolo, Giovanni Boccaccio.

Una narrazione più breve, spesso a effetto, connotata da morale, anche se una morale non sempre buonista, per fortuna.

I termini racconto e romanzo breve invece sono più recenti: il primo è utilizzato anche in senso generico come sinonimo di narrazione, per questo ha assunto tardi una sua autonomia, il secondo che in apparenza sembra una contraddizione in termini invece ha una sua profonda ragione strutturale.

Ma veniamo alla "ciccia" del post.

La vera domanda è: quali sono le differenze?

domenica 29 agosto 2010

Cos'è la poesia - Introduzione all'uso

Questo post è della mia amica poetessa Rovena Bocci che con stima sono felice di ospitare e presentare ai lettori.

Cos’è la poesia?
 La poesia è espressione dell’animo umano, espressione di sentimenti profondi.

La poesia non è mai parola vuota, la parola nasconde altra parola, concentrandosi in un punto.

Quando si dice che la poesia è espressione dell’animo umano, si intende dire che tutto quello che si prova a definire, viene da uno sforzo profondo fatto per far emergere la parte più intima dell’essere.

La poesia racconta quello che nessuno altrimenti vorrebbe dire mai per convenzione, per timidezza o per sgomento, invece per mezzo di essa si espone, dichiara e convince perfino sé stesso!

Nella poesia le parole vengono "pesate" per rappresentare con poco, grandi quantità di emozioni, espressioni, sensazioni.

Con queste premesse, verrebbe da dire che nessuno vorrebbe più farne a meno, di un mezzo così potente come il componimento poetico.

Non è facile essere credibili in così poche parole e rappresentare l’immenso e forse il niente in un colpo solo.

mercoledì 18 agosto 2010

Scrivere libri per ragazzi...

...che pensano di odiare la lettura.


Quando sono al lavoro, questa dichiarazione, non mi piace leggere, la sento sempre più spesso.


In maniera crescente, genitori, insegnanti, librai ed editori sono alla ricerca di libri che possano attrarre anche i lettori più riluttanti.


Mi piacciono molto i libri per ragazzi, soprattutto quando si rivelano perfetti anche per gli adulti.


Da Verne a Molnar, dalla Pitzorno alla Rowling, ho scoperto che ci sono almeno sette qualità nei libri capaci di convincere i lettori ostici, e con mia grande sorpresa scopro che alcuni libri famosi non le hanno.


Se riesci ad assicurarti almeno tre degli elementi elencati sotto, avrai buone chance di trascinare tutti ragazzi, anche quelli per i quali leggere è una pena.

Conosci il tuo personaggio

Creare personaggi credibili è un elemento essenziale della fiction.


Ogni storia si appoggia sulle spalle dei tuoi personaggi, se essi non sono abbastanza robusti la tua storia crollerà.


Come puoi rendere veri i tuoi personaggi?


Innanzitutto comprendi che i differenti generi letterari hanno bisogni differenti.


Un thriller pieno di suspense e azione non ha bisogno per forza di personaggi estremamente dettagliati come in un romanzo.


Tieni anche presente che più è preciso un luogo di ambientazione della tua trama, più importante diventa la credibilità del personaggio.


In ogni caso, il potere di creare personaggi realistici permette ai grandi scrittori di trascinarci in un viaggio entusiasmante.


Quando noi crediamo al personaggio, crediamo a tutto ciò che gli accadrà.


Il processo per costruire personaggi e così variegato e si può dire che a ogni autore corrisponda un metodo diverso.


Quelle che seguono sono linee guida, non regole fisse, perciò cerca di adattarle alle tue esigenze.

martedì 17 agosto 2010

Quattro trappole per auto-sabotarsi

Molti scrittori inavvertitamente rendono il processo di scrittura e revisione più difficile del necessario.

Sabotano i propri sforzi e finiscono per compiere più errori di quanti ne riescano a correggere.

Ecco i quattro peggiori auto-sabotaggi che gli scrittori compiono.

Evitali e vedrai crescere il tuo successo nella scrittura.

Il giusto aiuto per scrivere

Magari hai scritto la prima stesura del tuo lavoro, e ora pensi di aver bisogno di un editor.

Poi ti chiedi non sarebbe meglio farlo leggere prima a qualcun altro?.

Ma i dubbi aumentano e ti domandi se non sia meglio farti aiutare da uno scrittore di professione.

Così magari vai su Internet e cerchi la persona giusta, ma trovi così tante proposte e così tanti nomi che ti ci perdi.

Tutto sta nel sapere esattamente di quale servizio hai bisogno.

Ecco qualche indicazione per trovare l'aiuto giusto.

Come correggere quando hai poco tempo



Anche se fai un'ottima pianificazione del tuo lavoro, capiterà sempre il momento in cui sarai sotto tiro e dovrai correggere un testo in fretta e furia.

A me è successo più di una volta di dover sostituire colleghi docenti per un meeting di formazione e preparare in meno di 48 ore testo scritto, slides e discorso parlato.

Altre volte, impedimenti di vario genere non mi consentono di aggiornare i miei blog nei tempi previsti e così devo correre ai ripari.

Sono cose che capitano nella vita.

Ma essere pressato dal tempo non vuol dire perdere le proprie capacità.

Puoi fare ancora un buon lavoro anche con tempi strettissimi.

Ecco qualche regola che potrà aiutarti.

Come determinare il successo della tua idea



Tutti hanno una storia da raccontare.

Chi vuole spiegare come ha fatto ad arricchirsi, chi vuole raccontare come un romanzo le sue esperienze, bene o male tutti hanno il desiderio di condividere ciò che hanno vissuto.

Così le mensole delle librerie sono zeppe di titoli che promettono di intrattenere, illuminare, insegnare ai lettori.

Ma come puoi sapere se l'idea che ti balla nella testa è abbastanza buona per un libro e se potrà avere successo?

Prima di mettere nero su bianco, testa la tua idea.

Usa le seguenti domande per svilupparla e creare un manoscritto per il tuo best seller.