domenica 5 ottobre 2014

Smettere di scrivere: incubo, segnale, risorsa

Per tutti gli scrittori arriva questo momento tremendo.

Può giungere a qualsiasi ora del giorno, in circostanze impensabili, oppure può accompagnarti erodendo il tuo cuore per lunghi lassi interminabili di tempo.

Un pensiero, un desiderio, una speranza, una rassegnazione.

Smettere di scrivere.

A volte, gli scrittori, tu, io, non desideriamo altro.

Vuoi smettere di scrivere anche tu?
Se scrivi da parecchio tempo ti sarai senz'altro imbattuto in questa idea spaventosa.

Perché sai bene quanto possa essere doloroso dar vita anche soltanto a un capitolo di un libro.

Non parliamo poi di quando arrivi a scriverne la metà o i tre quarti: il dolore si fa lancinante.

E non è un dolore generale, diffuso, ché - come diceva Epicuro - sarebbe anche sopportabile perché esteso e quindi lieve.

No.

A ogni parola c'è una fitta e ogni distrazione si rivela inefficace.

Bello avere la stima di chi ti legge, ma se per creare storie devo passare attraverso questa sofferenza, questo sentirmi stupido, inetto, bloccato, allora no.

C'è un limite a tutto.

Perciò smetto.

Non si salva nessuno
Non solo è qualcosa che provano tutti gli scrittori, ma è anche un segnale: nove volte su dieci, dopo che la frustrazione ti ha sopraffatto, e hai gironzolato per la stanza sentendo roderti lo stomaco, poi ti sei seduto e hai partorito uno dei tuoi migliori pezzi, una delle tue scene più avvincenti, una delle tue trame più intriganti.

E da lì in poi diventi un treno, le storie finiscono in due giorni, i libri si completano in poche settimane, i post si moltiplicano.

Questa esperienza non si può spiegare, non la voglio spiegare.

Però esiste, è reale, ti appartiene.

E io ho imparato a sentire la frustrazione della scrittura e la voglia di smettere come un segnale.

Proprio quando la difficoltà aumenta, e il desiderio di mollare preme, proprio allora hai l'occasione di fare un vero, serio, inequivocabile scatto in avanti.

In pratica, voler smettere di scrivere è una cosa buona.

Quando vuoi smettere vuol dire che ci sei quasi, che se resisti ancora un po' tutta la confusione e la frustrazione si risolveranno con felicità.

Come se ti dicesse non smettere proprio adesso.

E siamo ancora qui
Voglio smettere di scrivere allora diventa a volte vorrei smettere ma non lo farò.

Passare attraverso l'esperienza di voler smettere ti insegna che non è la quantità di frustrazione a contare ma il tempo.

La creatività dipende direttamente dall'organismo, che ha bisogno di tempo, e la cui efficacia non si può prevedere con certezza.

La tua creatività ha tempi di recupero che non puoi veramente calcolare, perciò può soffrire per un mese e poi recuperare pienamente il giorno dopo.

Resisti, aspetta, insisti.

In questo modo, il giorno in cui ti sentirai frustrato imparerai in che modo miracoloso la tua arte è in grado di rimettersi in sesto, e quando poi arriverai a sentirti di nuovo male, persino disperato, in realtà saprai che quello è un segnale: ti manca poco alla soluzione.

In fondo è una bella storia anche questa, sentire così tanta pena per poi scoprire che si rivelerà una benedizione.

Forse questo è il più bel racconto che scriverai nella tua vita, e il protagonista sarai tu.

Nessun commento:

Posta un commento