domenica 12 ottobre 2014

Racconto allungato vs. racconto concentrato

Nel mondo degli appassionati di scrittura si sente spesso parlare di una regola, da impartire a tutti i principianti e molto difficile da far rispettare, per chi insegna.

Poiché il narratore inesperto tende a dire i fatti da raccontare, a riferire gli avvenimenti, lo si esorta invece a scrivere in modo da mostrarli, da farli vedere e percepire al lettore, in modo che questi possa da solo - come guardando un film - completare il puzzle della storia nella sua mente.

La regola, o il consiglio se vogliamo, è sostanzialmente giusta, perché è vero che chi muove i primi passi quasi sempre commette l'errore di non scrivere descrivendo con i sensi ma di riferire ciò che avviene, ed è altrettanto vero che qualsiasi brano, reso più specifico grazie all'uso di un linguaggio che mostra le cose, diventa più potente.

Facciamo un esempio.

Entrarono per partecipare alla festa. Si divertirono molto ballando. Quando uscirono per tornare a casa, trovarono una gomma a terra, così decisero di prendere una stanza nello stesso hotel del salone della festa, ma non andarono subito in camera, e rimasero a ballare fino al mattino.

Ovvio che l'esempio è forzato, per mostrare in modo ingigantito i classici difetti su cui lavorare.

Il testo è vago: chi sono loro? Qual è l'hotel di cui si parla? Di quali balli si tratta? Qual è la loro reazione emotiva nel trovare la ruota a terra?

Queste e altre domande sorgerebbero forse nella testa di chi legge.

Ma è proprio scovando le domande, interrogando il nostro stesso testo, che possiamo riscrivere il pezzo rendendolo più vivo, mostrando le cose, anziché limitarci a dirle.

Antonio e Lucia scesero dalla loro Audi. Lui fece scattare le chiusure automatiche, mentre lei riavvolgeva la stola attorno al collo. "Non vedo l'ora di entrare in pista", disse, "ti piacerà". Lui scosse la testa. "Dici? Io sono più per il tango, la sensualità. Questi caraibici, con gli sculettamenti, mi sembrano troppo volgari." Lucia sbuffò prima di ridere. "E stammi a sentire, una volta!". A ogni passo, nonostante il brecciolino, i piedi di Lucia già prefiguravano le evoluzioni del ballo, mentre i piedi di Antonio erano più pesanti e facevano saltare le pietruzze. La smania di Lucia era tale che Antonio la perse di vista, attardandosi nel consegnare i cappotti all'ingresso, con una mano infilata nella tasca alla ricerca di una mancia per la guardarobiera. I fiati risuonavano dagli altoparlanti, mentre le anche di Lucia già reagivano al ritmo incalzante...

Facciamo qualche considerazione.

Nel riscrivere, non ho fatto altro che rispondere alle possibili domande che la prima versione faceva emergere.

In questo modo il testo diventa più vivo, tocca i sensi, proietta immagini, e dalla pagina i personaggi si animano.

Però è altrettanto vero che ho scritto una decina di righe approfondendo in realtà soltanto la prima frase del testo di partenza.

Il problema del mostrare anziché dire è che può ampliare a dismisura il racconto.

E la dismisura, l'eccesso, è un guaio.

Perché annoia, appesantisce, rende illeggibile qualsiasi cosa.

Compito di chi scrive, allora, è selezionare tutto ciò che sarebbe possibile mostrare, scegliendo ciò che è più funzionale allo scopo.

L'ampliamento proposto sopra si basa essenzialmente sui dettagli visivi, ma avrei potuto ampliare i personaggi e la loro relazione.

Antonio e Lucia scesero dalla loro Audi. Lui fece scattare le chiusure automatiche, mentre lei riavvolgeva la stola attorno al collo. "Non vedo l'ora di entrare in pista", disse, "ti piacerà". Lui scosse la testa. "Non ho mai mosso un passo nei balli caraibici, Lucia". Lei si bloccò e rigida disse senza neanche voltarsi "Cosa? Perché non me l'hai detto?". "Vedi? Da come rispondi capisco che ho fatto bene a non dirtelo, e che avrei fatto bene a inventare una scusa per non venire stasera". Le sopracciglia contratte di Lucia non erano sempre segno di rabbia. Il suo era più un atteggiamento da mammina che rimprovera prima di perdonare. "Vieni qua", gli disse accompagnando le parole con un dito, e appoggiò la sua bocca sulla guancia di lui. "Adesso tu vieni un quarto d'ora con me dietro quella siepe, e io ti mostro i fondamentali".

Qui l'approfondimento si ferma a prima ancora che i due arrivino all'ingresso, però ha il pregio di farci entrare nel merito del loro rapporto, del modo in cui si gioca l'equilibrio di coppia, delle reciproche posizioni, atteggiamenti, paure ecc.

Però si allunga, sempre di più.

Forse è impossibile scrivere un racconto usando la regola del mostrare anziché dire senza allungare.

Quello che si può fare, però, è ridurre il racconto una volta ampliato.

Un po' come si fa con il consommé, che si ottiene bollendo un brodo inizialmente più lungo, per concentrarne tutto il sapore.

Il segreto sta nel tagliare, tra tutti i dettagli aggiunti nell'ampliare, quelli che non danno un vero sapore alla tua storia.

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