lunedì 2 giugno 2014

Non nominare i tuoi personaggi invano

Quando leggo racconti e romanzi da revisionare, mi incuriosisce sempre moltissimo il fatto che alcuni autori spendano parte delle loro energie creative nell'inventare e assegnare nome e cognome a tutti, ma proprio tutti, i personaggi del loro lavoro.

Ma quanto conta battezzare in modo completo i personaggi di una storia?

Sicuramente, l'assegnazione di un nome conferisce un grado di importanza maggiore, proprio perché il lettore nota la differenza con altre figure di passaggio: sapere che a quel personaggio sono stati dati nome e cognome fa sospettare al lettore che l'autore voglia si presti più attenzione a colui o colei dei quali si narra.

Proprio perché il lettore intende l'assegnazione del nome come un comando implicito da parte dello scrittore, avere troppi personaggi dotati di precisa anagrafe rischia di creare confusione nella memoria di chi legge.

Come possiamo capire quando e come identificare con nome e cognome un personaggio?


Non stiamo ovviamente parlando del personaggio principale, dei suoi alleati o dei suoi rivali fondamentali, per quanto essi potrebbero funzionare anche senza nome.

Possiamo limitarci a dire il giornalaio, oppure il vicino di casa, il signor Moretti, i ragazzi del campetto di calcio?

Prova dunque a vagliare ogni tuo singolo personaggio attraverso queste domande, per capire se si tratta di figure degne di un battesimo con tutti i crismi o se puoi lasciarli nella giusta vaghezza:

  1. c'è un motivo particolare per il quale il lettore dovrebbe ricordare questo personaggio?
  2. dal personaggio dipende una svolta importante della vicenda?
  3. la sua presenza permette di svelare aspetti importanti del protagonista?
  4. il personaggio ricorre anche nel seguito della storia?
Se la risposta è , allora il personaggio merita senza dubbio una carta d'identità precisa.

Se vuoi riflettere ancora un po' su come nominare i personaggi, puoi leggere qui.

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